GUIDO SUONAVA IL VIOLINO
liberamente tratto dal racconto “Un violino” di Nicoletta Fasano
26, 27, 31 gennaio, 1 febbraio
Asti, S. Damiano, Villanova, Scurzolengo
Debutterà nell’astigiano per la Giornata della Memoria 2020 un nuovo lavoro teatrale di casa degli alfieri sul solco della teatralità popolare “che dalla carta si trasferisce alla vita”, realizzato in collaborazione con l’ISRAT – Istituto per La Storia della Resistenza della Provincia di Asti:
“Guido suonava il violino”, liberamente tratto dal racconto “Un violino” di Nicoletta Fasano.
Un monologo teatrale tutto al femminile, scritto e diretto da Patrizia Camatel e con protagonista l’attrice Elena Formantici, che si dipana come un racconto giallo e assume le misteriose atmosfere di un thriller a carattere storico.
La vicenda è ispirata a fatti e persone realmente esistiti, ed è basata sulle ricerche effettuate e documentate dalla d.ssa Nicoletta Fasano, stimata ed apprezzata ricercatrice dell’ISRAT.
Sarà in scena per un primo giro di date astigiane, tutte a ingresso gratuito (fino a esaurimento posti disponibili): domenica 26 gennaio alle ore 17 ad Asti allo Spazio Kor per il debutto, lunedì 27 gennaio alle ore 21 a San Damiano d’Asti al Foro Boario (con replica al mattino per le scuole superiori), venerdì 31 gennaio alle ore 21 a Villanova d’Asti nell’ Ex Confraternita dei Batù e sabato 1 febbraio alle ore 21 a Scurzolengo (AT) nel Salone Comunale. Ulteriori appuntamenti sono in via di definizione.
Un vecchio violino entra prepotentemente nella quotidianità di una ricercatrice, costringendola ad abbandonare il suo rassicurante, scientifico metodo di indagine e chiedendole di dedicarsi, anima e cuore, alla ricostruzione di una storia da salvare dall’oblio.
Quel violino uscito dalla polvere di una cantina pare dotato di volontà propria: stride, geme, chiama con veemenza e ottiene ascolto. E racconta la vicenda di una famiglia ebrea sfollata ad Asti al tempo delle leggi razziali e della guerra, con gli immancabili risvolti di sradicamento, discriminazione, deportazione.
Attraverso un sofferto percorso di ricerca, specialmente dentro se stessa, la ricercatrice comprenderà che restituire il nome al proprietario del violino è affermare la sua esistenza: un atto di resistenza contro il sistema concentrazionario nazifascista, progettato per annientare, spersonalizzare.
Chi sono i “sommersi”, chi i “salvati”, allora come oggi? Chi i complici? Quali i giusti? Dove si colloca la protagonista stessa, nel suo mettersi in gioco – donna ed essere umano prima ancora che investigatrice – per svelare la verità intorno a questa vicenda?
Il nodo centrale del lavoro teatrale non è tanto l’Olocausto, ma ciò che l’ha preceduto: la vita delle singole persone, con le loro gioie, miserie, speranze, scelte, legami.
Un monito attualissimo a non lasciar indietro nessuno, a farsi carico degli altri: perché se si ha il coraggio di guardare negli occhi l’altro, chiamandolo per nome, forse sarà possibile evitare che in altri tempi, in altri luoghi, si permetta che uomini, donne e bambini “anonimi” soffrano e muoiano nell’indifferenza generale.
Lo spettacolo è realizzato nell’ambito delle attività dell’Archivio Teatralità Popolare di casa degli alfieri ideato da Luciano Nattino e trova l’appoggio per le prime repliche nelle rassegne “Terre di racconti” dell’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano e “Cuntè Munfrà” dell’Unione Colli Divini, progetti di rilievo regionale per la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale, oltre che nelle attività dell’ISRAT per il Consiglio Regionale del Piemonte.
Info: 339 2532921 – www.archivioteatralita.it – fbarchiviotepo