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Il piccione di Via Giachino – di Michela Damasco

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Mauro Fassino e il suo murale

di Michela Damasco


Un piccione dalle penne grigie, tendenti all’azzurro, adagiato in una voliera. Sembra che si riposi prima del prossimo volo: si muove spesso e non è benvoluto dagli uomini, perché portatore di malattie e perché imbratta piazze, strade e monumenti. Lo ha realizzato a Torino, sotto forma di murale, sulla facciata di via Giachino angolo corso Brin, il giovane pittore Mauro Fassino. Dallo scorso ottobre il grande piccione nidifica in una sorta di nicchia sulla sommità della parete ed è ben visibile a chi passa in Borgata Tesso (Spina 3) a due passi dalla stazione Dora.
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L’opera è stata premiata nell’ambito del primo concorso internazionale “Colori ad arte”, rivolto a giovani artisti under 35 e lanciato, in occasione di Torino 2010 Capitale Europea dei Giovani, dalla Fondazione Contrada Torino Onlus con il patrocinio di Gai (Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani) e Bjcem (Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo), e con il contributo della Città di Torino. Lo scopo era realizzare, in un’ottica di riqualificazione, interventi di arte pubblica su tre facciate cieche della città, affinché i murales potessero accrescere la qualità del luogo e reinventarne un’identità, stimolando il dialogo tra arte, architettura e ambiente.
L’idea del piccione, spiega Mauro Fassino, classe 1984, mi è venuta osservando quel muro alto e stretto in via Giachino: da lontano, mi sembrava una voliera. Ho pensato subito a un uccello, e la mia scelta è ricaduta sul piccione perché, nel mio intento, è metafora dei flussi migratori e di un certo disagio sociale che storicamente ha interessato questo quartiere”. La partecipazione è stata frutto di un caso: “Il concorso mi è stato segnalato da un’amica, giusto una settimana prima che scadesse il bando”.
L’opera è stata eseguita a pennello in due giorni e mezzo: “Metà del tempo ho lavorato sotto la pioggia, ma avevo smania di finire, è come se fosse nato un amore tra me e quella parete. Non mi ero mai cimentato con un murale: il più grosso problema è stato che non potevo avere una visione d’insieme dell’opera mentre la realizzavo, avendo un ponteggio fisso che ostruiva la parete, quindi se avessi sbagliato colori o proporzioni non me ne sarei potuto accorgere”. 
Mauro ha da sempre la passione per la pittura, ma ha imparato tutto ciò che sa da autodidatta. È infatti laureato in architettura e in questo anno solare concluderà un dottorato in Beni Culturali, dove si occupa di modellazione tridimensionale applicata alla decorazione: “Gli studi mi hanno fornito stimoli culturali e una buona formazione in storia dell’arte, ma non posso dire che mi abbiano aiutato direttamente della pittura”. Lui avrebbe voluto studiare al liceo artistico e poi magari frequentare l’Accademia delle Belle Arti, ma alla fine ha optato prima per lo scientifico e poi per architettura. “Diciamo che all’epoca è stata una scelta un po’ di ripiego” dice sorridendo. Eppure, ha imparato a dipingere copiando i quadri di grandi maestri e via via affinandosi: “Mi hanno detto che il mio modo di dipingere assomiglia a Kokoschka e Boldini: ne sono lusingato, perché mi sono sempre piaciuti”.
Per ora la pittura non è il suo primo lavoro, ma gli piacerebbe lo diventasse: “Avevo accantonato l’idea, ma da poco più di un anno ho deciso di provare seriamente a farmi strada. Non è facile, anche perché non ho ancora le idee chiare sul mercato dell’arte, dove sto cercando di farmi conoscere. Non è facile inserirsi in certi circuiti se non si è del settore, ma devo dire che per ora non è andata male”.
Ha, infatti, al suo attivo una mostra a Torino organizzata da WeCamp a giugno, una collettiva a Praga tra luglio e agosto e una personale al Salotto dell’Arte di Torino tra ottobre e novembre scorsi. Il suo vero pallino sono i ritratti, come si può facilmente capire dalla home page del suo sito personale: “Mi sento principalmente un ritrattista, ed è questo il vero sogno che coltivo fin da bambino: è un lavoro magnifico che permette di conoscere persone interessanti, che dà grandi soddisfazioni perché non richiede solo di riportare sulla tela i tratti di una persona, ma di capirla, di comprendere la sua personalità e soprattutto come questa si vede”. Lo stimolo, per Mauro, è proprio dato dalla resa della personalità, su cui influiscono la scelta della posa e il taglio del quadro. Non è caso che non dipinga pressoché mai paesaggi o nature morte. E, in effetti, i suoi ritratti sprigionano intensità, sia nell’uso del colore, sia nelle espressioni.
Tramite il passaparola, sta lavorando a ritratti commissionati. Il suo soggetto preferito è quello femminile: “Il corpo femminile è bello come proporzioni, dolce, luminoso. Sono affascinato dai visi dolci, dalle espressioni candide. E poi, ho la fortuna di avere amiche bellissime (sorride di nuovo, ndr). Non dipingo però solo volti femminili, ma anche bambini e professionisti, ad esempio, basandomi soprattutto su foto” a causa del tempo di posa che richiederebbe un ritratto dal vivo.
Intanto, oltre a tutto il resto – per non farsi mancare nulla, è anche maestro di sci nordico – va a caccia di concorsi. “Coltivo la speranza che si ripeta la magia del murale, anche perché mi ha dato più visibilità un solo concorso vinto che due mostre”. Un impegno non da poco: “Ci vuole tempo non solo per cercarli, ma anche poi per chiuderli. Bisogna avere un’agenda ben organizzata”. Per il momento ci riesce, e anche con successo. Ovvio, non ha nessuna sicurezza, ma di certo la sua carriera, a maggior ragione perché agli inizi, non sta andando male. “Sono un tipo abbastanza isterico: a volte mi capitano momenti di depressione, ma alla fin fine resto speranzoso e ci credo ancora. Per adesso non mi hanno ancora tolto le stelline dagli occhi”. Confortante sentirselo dire con allegria, in un periodo non facile per i giovani alle prese con l’ingresso, se ci riescono, nel mondo del lavoro, tanto più per esercitare il classico lavoro ideale.
Un atteggiamento che a conti fatti, se unito a qualità e talento, può pagare. Mauro Fassino è stato infatti anche selezionato, con altri sei artisti, per un progetto di opere di arte visiva e plastica sul tema “Arte, scienza, sostenibilità”, dalla giuria del concorso Science en plein art, promosso dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, con il patrocinio artistico del PAV (Parco Arte Vivente) di Torino, per sensibilizzare il pubblico locale e nazionale nei confronti della nascita del nuovo Museo delle Scienze del Trentino (Muse) e dell’azione di riqualificazione urbana. 
Mauro ha proposto un pattern generato attraverso una graduale deformazione, tra un quadrato e un profilo di una mano: l’opera, un’installazione a tecnica mista che può essere facilmente adattata alle caratteristiche di qualsiasi luogo, intende esprimere una suggestione di come arte e sostenibilità possano convergere grazie all’impiego di scienza e innovazione. L’opera verrebbe allestita in parte con zolle d’erba, mentre per la mano l’artista vorrebbe utilizzare colori acrilici o smalti per esterni. Potrà realizzare il suo progetto, dopo una prima settimana per conoscere la città di Trento dal 28 marzo al 3 aprile, a cui ne seguirà un’altra, tra il 7 e il 13 maggio, quando potrà realizzare sul posto la sua ultima idea.
Info: www.maurofassino.it

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