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Il guru del vinile: Franco Bertaccini – Intervista di Nico Ivaldi

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Franco Bertaccini ha creato Rock&Folk, uno dei luoghi sacri per chi amava la musica negli anni 70 e 80, un negozio che da 35 anni non teme crisi e cambi di mode

intervista di Nico Ivaldi


cover-giugno12-okRock&Folk. Uno di quei posti che hanno segnato gli anni 70 a Torino. Come la gelateria Italia 61. O il negozio di abbigliamento giovanile Panthouse. O la libreria Druetto.
Il sessantenne Franco Bertaccini, titolare dello storico negozio di dischi, dopo trentacinque anni è ancora al suo posto di comando, oggi in via Bogino 4, sopravvissuto a cambi di sede, mode e crisi economiche. Anche il look è rimasto lo stesso: capelli lunghi e barba folta. 
Franco, come si diventa guru del vinile? Lui sorride e lancia un’occhiata alla figlia Leana, erede unica e designata, intenta a colloquiare via mail con l’importatore austriaco. “Per caso”, mi verrebbe da dire. “A vent’anni lavoravo in un negozio di ricambi tv, ed ero anche piuttosto bravo visto che la mia ditta mi aveva offerto di dirigere la nuova filiale di corso Grosseto. Ascoltavo soprattutto Celentano, e la musica inglese e americana mi era del tutto sconosciuta. Un giorno mio fratello, appassionato di rock, dovendo partire per la naia, mi incaricò di comprargli dei 45 giri. Così mi misi a girare per negozi e mercatini e mentre compravo ascoltavo e mentre ascoltavo mi appassionavo, soprattutto di Frank Zappa, di cui scovai il primo disco al Balon. Ritornato dal militare, mio fratello mi disse: abbiamo un sacco di dischi, perché non li vendiamo? E da lì è nata la pazza idea di aprire il negozio. Saremmo stati gli unici a Torino a vendere l’usato, dunque non c’era concorrenza: un ottimo punto di partenza”.
Era il 1974. Franco si licenzia e con la liquidazione dà l’acconto per comprare il negozio, che apre in corso Re Umberto 52. Si vendeva un po’ di tutto, anche classica.“Non era grande come locale, ricorda, ma gli appassionati lo presero subito d’assalto. C’era fame di musica in quegli anni a Torino, nonostante la zona fosse tutt’altro che commerciale. Un giorno, vigilia di Natale, ero dentro il negozio, qualcuno mi chiama: Franco, esci, hai visto cosa c’è fuori? No, dissi. Uscii e vidi una coda interminabile di persone in fila per comprare i dischi!Non credevo ai miei occhi”.
Dopo due anni, Franco, rimasto “vedovo” del fratello – che aveva aperto un negozio di hi-fi vicino al suo – decide di aprire per conto suo un nuovo negozio in via San Secondo 106.

Rinunciai all’usato; tenevo solo più lp e solo più rock, niente cassette e pochissimi cantautori italiani, i soliti Dalla, Guccini, Battisti e gli artisti dell’etichetta Dischi del Sole, Fausto Amodei, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli. Con la mia scelta ero consapevole di perdere una fetta di mercato, ma preferivo dedicarmi solo al genere che preferivo, che gli altri negozi della città (all’epoca esistevano uno o due negozi di dischi per ogni quartiere) trattavano poco: la New Wave”.
Il nuovo genere musicale appassiona Franco Bertaccini, che investe in dischi e in energie.

“A parte i soliti Stones, Eagles, CSNY, vendevo bene soprattutto la musica americana, il Southern Rock, con gli Allman Brothers Band, i Marshall Tucker Band, i Lynyrd Skynyrd e molti altri ancora”.
Mentre intervistiamo Franco, alcuni appassionati, fingendo di frugare tra gli scaffali dei 33 giri ascoltano incuriositi la nostra chiacchierata. Tra loro c’è Mauro Giuliani, virtuoso chitarrista dei Gow, storica band metal torinese nata negli anni ’80, che conobbe il punto massimo del successo con la partecipazione al Monsters of Rock di Reggio Emilia e con l’incisione di due brani per la colonna sonora del film di Dario Argento “Opera”.

Già allora mettevo le buste fuori negli espositori segnate con dei numeri. Il cliente veniva con la copertina, io prendevo dal retro il disco e glielo davo. Era un negozio piccolo e incasinato, formato da scaffali alti fino al soffitto”. (Ci viene difficile non pensare al Championship Vinyl, il negozio di dischi descritto da Nick Hornby nel suo Alta fedeltà)
“Non mi sentivo un commerciante, ma un appassionato. Mi piaceva far condividere con altri le mie scoperte musicali, che in quegli anni erano tante”.
Il salto di qualità avviene nel ’78, quando Rock&Folk si trasferisce in via Rattazzi, sotto la libreria Campus, che il proprietario-intellettuale Piero Femore aveva trasformato in un crocevia obbligato per studiosi e scrittori (in quegli anni passarono da lui Tabucchi e Magris, Pansa e Dacia Maraini, Eco e Benni, Fruttero e Lucentini, che, durante le ricerche per i loro libri con Femore, passavano ore e ore ad un tavolino riparato all’interno della libreria).

Successe quando il mio destino s’intrecciò con quello di Radio Flash, della quale ero il fornitore ufficiale di dischi. In un primo tempo mi sarei dovuto spostare in via Andrea Doria, dove il proprietario della radio, Luciano Casadei, voleva trasferire gli studi e la redazione di Radio Flash e quella di Video Gruppo. Poi il progetto saltò a causa dei costi troppo alti e così andai in via Rattazzi”.
Qui Rock&Folk conosce un successo senza precedenti.

Diventammo uno dei due o tre negozi dove si acquistavano ibiglietti per i grandi concerti torinesi di quegli anni (Madonna, Rolling Stones, Dire Straits, Bob Marley): cosa non di poco conto perché, per un motivo o per l’altro, il negozio era sempre pieno. Una volta ci capitò di vendere ventimila biglietti in un mese: Femore si arrabbiò molto perché la sua moquette, che aveva cambiato da poco, fu completamente rovinata da tutti quei piedi che l’avevano calpestata. Tengo a dire che dalle prevendite non guadagnavamo nulla, lo facevamo per spirito di servizio e per l’immagine del negozio”.
Gli anni sono passati e oggi Rock&Folk continua ad attirare nostalgici e curiosi in via Bogino 4 all’angolo con via Battisti. La posizione è strategica. Davanti c’è il Circolo dei Lettori; dietro, piazza Carlo Alberto con la Biblioteca Nazionale e il Museo del Risorgimento. E poi, su via Battisti, i punti vendita di Apple ed Einaudi, bar, ristoranti, una sfiziosa gelateria artigianale e tanto movimento di giovani e non.

Chi frequenta oggi il tuo negozio?
L’età media è di 30-40enni. I giovani sono mosche bianche, i ragazzini è difficile vederli in un negozio di dischi. Preferiscono quelli dei grandi centri commerciali, sicuramente c’è più roba per i loro gusti. Un negozio tradizionale come il mio deve vendere quello che non hanno gli altri: o roba nuova, prima che ci arrivi la grande distribuzione, oppure i dischi che non si trovano o non sono importati”. 
Ultimamente, hai avuto qualche richiesta particolare?
Niente di strano, ormai grazie a internet si trova tutto. Noi lavoriamo con tre o quattro importatori, anche stranieri, che sanno come accontentarci. Quando non c’era internet era più difficile, dovevi darti molto più da fare”.
Che i tempi siano cambiati anche per il negozio di Franco Bertaccini lo dimostrano i “toys”, i giocattoli che occupano tre vetrine.
Quando è calato il fatturato delle vendite abbiamo voluto abbinare al negozio tradizionale di dischi qualcos’altro. Prima abbiamo provato con le videocassette, per poi scoprire che la grande distribuzione le vendeva ad un prezzo nettamente inferiore. Niente libri, perché il centro ne è già pieno. Abbiamo pensato ai videogiochi, ma abbiamo rinunciato perché bisognava seguirne l’evoluzione e nessuno di noi poteva farlo. A quel punto è entrata in scena l’azienda americana McFarlane Toys”
Quarto produttore mondiale del settore, la Mc Farlane ha creato moltissime “action figures” dedicate ai grandi nomi della musica, da Elvis, ai Beatles, a Jimi Hendrix ai Metallica. E proprio con la serie dei Beatles tratti da Yellow Submarine, Rock&Folk ha diversificato la sua attività.

Da quel momento, viste le richieste, non ci siamo più fermati. Dopo i Beatles c’è la stata la serie dei Simpson, poi quella del Signore degli Anelli. Quindi abbiamo cominciato a ordinare altri oggetti sempre legati al mondo della musica: borse, cappellini, cinture, pins. Sono prodotti che vendiamo bene, anche se in Italia la cultura del gadget non è sviluppata come, per esempio, negli Stati Uniti, dove una band come i Kiss ha fatto del merchandising un’ulteriore fonte di ricchezza”.
In quelle vetrine ad angolo c’è di tutto: riproduzioni di chitarre Gibson, la batteria di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, magliette e cappellini degli ACDC, la tazza di Kurt Cobain, tutto o quasi su Jimi Hendrix, e poi oggetti su Halloween e molto altro ancora.

Non sappiamo se Franco Bertaccini si diverta a giocarci, ma di sicuro ascoltare musica è sempre il principale piacere della sua vita.“Certo! E Frank Zappa è sempre il mio artista preferito. Mi considero un ascoltatore onnivoro: country, etnica, pop, chitarristi americani. Fatemi ascoltare di tutto meno il rap e la lirica, proprio non li capisco”.

 

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