Il metodo Nomaglio-Carema
di Elisa Viglio
Siamo in Canavese, ai confini con la Valle d’Aosta. La Festa dell’Uva e del Vino di Carema, che ha celebrato nel 2012 la sessantesima edizione, è piuttosto nota per la propria storia e per la qualità del prodotto, il Nebbiolo Carema, che da ormai quarantacinque anni ha ottenuto la Doc e che è sempre più richiesto anche oltreoceano. Dopo anni in cui ad organizzare la sagra era un’associazione che puntava più all’incasso che alla valorizzazione, dal 2005 l’amministrazione comunale, sotto la guida del tuttora sindaco Giovanni Aldighieri, ha ripreso in mano la Festa, apportando alcune novità dapprima osteggiate da molti, fra cui la collaborazione con l’Enoteca della Serra di Roppolo per consentire una variegata offerta di vini, ma giungendo poi a coinvolgere attivamente la cittadinanza e le associazioni del paese, fino alla nascita della Pro Loco.
Più recente, ma già apprezzata da un sempre più ampio pubblico, è invece la Sagra della Castagna di Nomaglio, ideata nel 1997 dal sindaco caremese Aldighieri in veste di assessore dell’allora Comunità Montana Dora Baltea Canavesana per valorizzare una castanicoltura da sempre radicata nella tradizione di Nomaglio, paesino montano di soli trecentoventi abitanti, ben duecento dei quali collaborano ogni anno con l’amministrazione comunale del sindaco Ellade Peller alla buona riuscita della manifestazione. La sagra è dunque divenuta l’annuale vetrina per premiare e mettere in luce il costante ed instancabile lavoro di chi durante tutto l’anno cura i propri castagneti, proseguendo la tradizionale produzione e mantenendo in buona salute i boschi sulle pendici del monte. La Sagra della Castagna ha permesso, grazie a un iniziale contributo della Comunità Montana e al costante impegno dell’amministrazione e della popolazione, di recuperare l’essiccatoio e di rimettere in funzione l’antico mulino per la produzione della farina di castagne, realizzando l’Ecomuseo della Castagna, che sta suscitando sempre maggiore interesse anche da parte delle scuole, interesse che si concretizza in numerose attività didattiche alla riscoperta dell’ambiente e della cultura materiale del territorio.
Se i castagneti di Nomaglio sono minacciati dall’infestante cinipide, ora combattuto con la lotta biologica tramite il rilascio dell’antagonista Torymus sinensis, a Carema l’attuale superficie a vigneti è pari a un terzo di quella di inizio Novecento, e alla sempre maggiore richiesta di prodotto non si riesce a far fronte neanche con il recente nuovo interesse da parte dei giovani, caldeggiato dalla locale Cantina dei Produttori di Nebbiolo. D’altro canto, anche la legislazione non aiuta: “In Piemonte, spiega il sindaco Aldighieri, gli spazi e le proprietà sono mediamente vasti, e di conseguenza i contributi pubblici sono concessi soltanto a partire da una certa metratura, escludendo automaticamente i piccoli proprietari, che nella maggior parte dei casi non possono nemmeno pensare di unire più possedimenti a causa degli elevati costi degli atti notarili riguardanti le proprietà terriere. In Valle d’Aosta, dove la situazione geografica e terriera è la stessa che si trova a Carema, sono stati promulgati specifici regolamenti per il sostegno alle piccole proprietà”.
In attesa di vedere come si svilupperanno le vicende istituzionali di Carema e degli altri piccoli Comuni, ora chiamati a scegliere il proprio destino per gestire in forma associata le proprie funzioni, un elemento resta fuori da ogni dubbio: l’identità culturale, che nessun accorpamento amministrativo potrà cancellare, ma che resterà viva e attiva grazie alla passione e al coinvolgimento di cui il “metodo Nomaglio-Carema” è un così valido esempio.
Questo articolo ha vinto ex aequo la VI edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura, Storia e Ambiente