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Natascia Pane, talent coach – intervista di Nico Ivaldi

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Nuovi mestieri… per l’Italia

Intervista di Nico Ivaldi

Talenti in sonno, sveglia! Da oggi c’è qualcuno che si prende cura di voi. Come dite? Non sapete nemmeno di essere dei talenti? Meglio ancora. Sappiate che c’è qualcuno, di professione talent coach, che farà uscire allo scoperto le decine e decine di talenti che albergano dentro di voi.
Natascia Pane, torinese, classe 1980, figlia di insegnanti, diplomata in pianoforte al Conservatorio, una laurea in Lettere Moderne, è una talent coach.
Spiega: “Un talent coach, come dice la parola, allena i talenti.Accompagna individui e organizzazioni alla scoperta e riscoperta dei propri talenti, per il raggiungimento, sia nella vita professionale sia in quella privata, della migliore versione di sé”.
Come sei diventata talent coach?
Lavorando su me stessa, anzitutto. Ho provato sin da giovanissima, sulla mia pelle, le gioie e i dolori del gestire performance artistiche di alto livello, con il mio percorso musicale come pianista e clavicembalista. Ho conosciuto poi, grazie alla mia attività di editor e di agente letterario con la mia Contrappunto Literary Management, il peso dell’impatto delle parole su di noi che le pronunciamo, e sugli altri che le ricevono. Infine ho incontrato la PNL, Programmazione NeuroLinguistica, e ne ho intrapreso il percorso di studi e di pratica (la PNL è una disciplina che insegna a migliorare la comunicazione con gli altri, a gestire al meglio i propri stati d’animo e a migliorare il proprio modo di pensare, n.d.s.).
Ti senti anche un po’ una psicologa?
No, per nulla. La mia è una professione totalmente diversa. Partiamo da presupposti di altra natura, con metodologie differenti e con obiettivi, spesso, anche questi molto diversi. Con il coaching si guarda avanti, a ciò che è possibile ottenere per andare oltre rispetto al punto nel quale ci si trova ora. L’individuo ha dentro di sé tutte le risorse necessarie per riuscirvi.”
Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon talent coach?
Bella domanda, e hai il merito di essere il primo a farmela. Penso che un buon coach sia tale quando è in grado di riconoscere i momenti nei quali è necessario, anche per lui, fermarsi per lavorare su se stesso. Quei momenti nei quali ci rendiamo conto di non essere in equilibrio, e dunque la nostra efficacia professionale ne risulta minata”.
Siete in molti in Italia?
Quanto ai coach, molti. Quanto ai talent coach, pochi. Ma, è evidente, ognuno diventa ciò che è, e ciò che desidera. Come dicevo prima, tutti noi possiamo tramutarci nei talent coach di noi stessi”.
Immagino sia una disciplina nata negli Usa, o sbaglio?
Non sbagli. Il coaching è una disciplina ancora molto nuova in Italia. Un vantaggio, a ben pensarci!”
Natascia Pane (recentemente nominata Ambasciatrice di Pace dalla University of Peace di Lugano) prende fiato. Colloquiare con una persona serena e rilassata ha il vantaggio di rendere più agevole anche una chiacchierata come questa, su un argomento di cui si sa poco. Natascia ha un’attività molto intensa anche sui social. È inoltre impegnatissima sul fronte dei seminari, l’ultimo dei quali, Talent’s Green Day, in programma a Torino lo scorso 13 luglio, si è svolto all’aria aperta, in mezzo al verde, tra gli alberi.
“’Siamo alberi che camminano’ era, infatti, lo slogan che racconta il senso profondo della giornata di coaching. Alberi con radici dalle quali si origina ogni singola visione del mondo. Lo scopo degli appuntamenti è quello di “scavare e scovare” il lato nascosto del talento, recuperandone la forza propulsiva fino a trasformarlo in un atto consapevole d’amore (anche verso se stessi), di crescita e condivisione”.
Esattamente che cos’è il Talent Green’s Day? È giusto definirlo un seminario?
Il Talent Green’s Day è uno dei format più seguiti dei miei seminari. Una giornata di immersione nel talento, svolta nel verde dei parchi e dei giardini delle città italiane. Le prime due edizioni si sono svolte proprio a Torino”.
Come si svolge?
I corsisti escono con me fuori dal classico schema della formazione in aula e andiamo nel verde. Scoprono in quella giornata, attraverso un percorso preciso, di non aver alcun limite sopra alla loro testa. Solo il cielo. Ho visto tante lacrime scendere durante le Talent’s Green Day”.
Cosa si aspettano i partecipanti?
Di tornare a casa con qualche strumento concreto in più, da poter utilizzare quotidianamente e integrare nella propria vita, scoprendo di non essere soli in un grande cammino di crescita personale che, a ben vedere, ci unisce tutti. Per il solo fatto di essere uomini e donne vivi”.
Chi sono i partecipanti: persone che già conoscono il loro talento o persone che non lo conoscono?
Sono tutte persone in ricerca. Di sé, degli altri, di qualcosa che non sanno ancora. Persone che sentono di essere al posto giusto, nel momento giusto, anche se spesso non sanno consciamente spiegare neanche a loro stessi il perché. Il perché, quello sì, il più delle volte lo si comprende dopo”.
Sei mai stata accusata da qualcuno di fare un lavaggio del cervello ai partecipanti ai tuoi seminari?
Oddio… no! Né durante i miei corsi, né durante le sessioni individuali. Posso dirti però di aver notato un paio di persone che, quando hanno appreso del mio essere ipnotista, hanno poi evitato di incontrarmi di persona. Questo è un dato interessante: è un segnale forte di quanta ignoranza esista ancora attorno a questi temi, in primo luogo. E in secondo luogo, mi chiedo se queste persone non avessero qualcosa da nascondere, anzitutto a loro stessi!”
Mi racconti in breve una storia di un talento nascosto che ti ha colpito?
Ti racconto di una giovane donna che, dopo la laurea, si è affacciata sul mercato del lavoro con un curriculum che parlava molto dei suoi titoli, ma ben poco di lei. Lei era, ed è, molto di più. Sono stati molti gli indizi disseminati qua e là che mi hanno fatto intuire che la professione del suo cuore avesse in realtà un altro nome, rispetto a quello che razionalmente andava cercando inviando a tanti il suo curriculum vitae. Un ruolo al quale non aveva mai neanche aspirato. Per il quale, probabilmente, non si sentiva pronta, e a volte non si sente pronta neanche adesso. Una professione che però, nonostante tutti gli ostacoli, ha compreso essere sua: è l’unica che può renderla davvero felice. Ha scoperto un talento che era sconosciuto anche a lei stessa. Da qui al realizzarlo, il passo è grande. Ma ora conosce la via”.
Se tutto è talento (“anche fare un buon caffè è un talento”, scrivi nel tuo libro Esprimi il tuo Talento. Il Talent Coaching™ per la vita, per l’arte, per l’uomo, edizioni LA Case Books) niente è talento. O no?
Ti rispondo con quella che è la mia citazione preferita, sopra a tutte. Sono parole del padre dell’ipnosi, Milton H. Erickson: “L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi!”. Lo stesso mi sento di  poter affermare in merito al talento. Una frase semplicemente geniale”.
Scrivi che ogni giorno siamo destinati alla felicità, che significa?
Ogni parte di noi tende alla perfezione, alla realizzazione, alla pienezza. Altrimenti, smetteremmo di respirare, di mangiare, di vivere. È il nostro stesso istinto di sopravvivenza, quello che ci permette di rialzarci sempre, che ci spinge a raggiungere la felicità, o a ricongiungerci ad essa”.
Da agente letterario a motivatore: qual è il nesso fra queste due attività?
Sono perfettamente interrelate: non potrei essere la coach che sono, se non avessi l’esperienza di così tanti scrittori e artisti da me seguiti nel loro percorso di vita e di lavoro. Non potrei essere l’agente letterario che sono, se non conoscessi le dinamiche che portano in alto, come in basso, un individuo”.
In quali ambiti può essere utile la tua attività di talent coach?
Ogni ambito nel quale un individuo o un’organizzazione sente il desiderio di agire per il miglioramento, è un ambito nel quale il coaching può fare la differenza”.
E tu i tuoi talenti, come li hai scoperti?
Da sola. Ogni volta che vedevo tanto buio, e cercavo l’interruttore per accendere la luce. In quei momenti, e non sono stati pochi, ho guardato in me stessa e ho trovato i miei talenti, pronti a tendermi la mano. Alcuni li ho protetti, nel corso degli anni, quando sentivo che non era ancora il momento per farli emergere al di fuori di me. Altri si sono attivati in maniera conclamata nei momenti più dolorosi della mia vita, e da lì ho compreso quanto il dolore possa essere un acceleratore delle nostre capacità, quando si attiva per tenerci in vita. So che, finché avrò respiro, lavorerò sui miei talenti ancora. E, probabilmente, anche quando il respiro si sarà trasformato in altro, che ancora non so”.
Quali sono i tuoi talenti?
Sono quelli che gli altri rilevano in me, quando trovano piacere nel starmi accanto. Uno tra tutti, al quale tengo particolarmente e che tento di trasmettere il più possibile a chi incontro, è quello che mi piace chiamare il potere di autoguarigione.
Quanto ti hanno aiutato i tuoi studi di musica e letteratura nel diventare talent coach?
Il coaching è la musica della mia anima, e se non fossi musicista non saprei ascoltare come ho imparato a fare. Se non mi fossi nutrita di parole, non ne avrei mai conosciuto il potere creativo, e creatore, attraverso il quale agisco come coach”.
Si dovrebbe imparare a contare sempre su se stessi, ma quanto possono pesare il giudizio altrui e il comportamento “esterno” sulla nostra capacità d’espressione e quindi sulla nostra vita ?
Siamo continuamente schiacciati dal senso del dovere, dal senso di colpa, dalle critiche e dagli ancoraggi negativi: se non acquisiamo sempre maggiore consapevolezza dei nostri talenti, vivremo come in apnea. Il nostro obiettivo è invece respirare a pieni polmoni. Il viaggio che propongo mira a rientrare nel nostro stato originario di mente libera e ricettiva, imparando a riconoscere le rigidezze dell’autocensura e a sostituirle con la nostra voce interiore calda d’affetto”.
E per il futuro hai qualche iniziativa in cantiere?
“Ho aperto a luglio la mia Associazione Culturale Contrappunti, della quale sono Presidente (http://www.lospaziodeltalento.com/category/contrappunti/) che, tra i suoi progetti più importanti, vede la creazione per il 2015 del primo Polo di Studi delle Culture della Crescita personale, con annesso relativo Festival, che nascerà con Expo 2015 con ponte Torino-Milano.”

 

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