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FabLab – di Mariella Capparelli

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Tre anni di FabLab a Torino

di Mariella Capparelli

Officine Arduino compie tre anni e in via Egeo 16 si avviano i festeggiamenti, proprio mentre i FabLab iniziano a moltiplicarsi in Italia e nel mondo.
I Fabrication Laboratory, o Faboulous Laboratory – comunque li si voglia chiamare – si stanno imponendo, sullo scenario socio economico torinese ma non solo, come nuova declinazione del fare innovativo e creativo, in una terra di mezzo tra l’artigianato e la tecnologia. Si tratta, in altre parole, di Officine Creative, dove si incontrano gli appassionati di fai-da-te e di nuove tecniche digitali, per dare vita ai propri progetti, utilizzando strumenti e sapere condiviso.
Qualcuno li chiama Fabbriche del Futuro, ma queli che ci lavorano non somigliano per nulla agli operai alienati del sistema fordista-taylorista e delle odierne catene di montaggio, e nemmeno agli artigiani delle botteghe manifatturiere. Di questi ultimi posseggono senz’altro le abilità manuali, ma hanno conoscenze e competenze elettroniche e tecnologiche molto più spinte. Il progettista è, in sintesi, proprio colui che realizza concretamente le cose. Un vero artigiano hi-tech.
Nel tentativo di comprendere questo fenomeno sociale, e anche fortemente economico, le definizioni dei FabLab si moltiplicano e spaziano da “Fabbrica di ultima generazione” a “Palestra per inventori”. L’Economist addirittura li delinea come quel nuovo modo di produrre che avvia la Terza Rivoluzione Industriale. Ma forse le definizioni in genere, sebbene così autorevoli, sminuiscono, perché delimitano le potenzialità di questi spazi aperti in cui persone, macchine e idee si incontrano, per sovrapporre il loro sapere e il loro saper fare e dar luogo a nuovi contesti, approcci, situazioni e cose, in ogni ambito.
Era il 2003 quando, al MediaLab del Massachusetts Institute of Technology di Boston, il professore Neil Gershenfeld fondò il primo FabLab al mondo. Da allora moltissimi makers in tutto il pianeta si sono attivati per costituire, su quelle orme, dei nuovi Laboratori.
In Italia il primato spetta a Torino dove, già nel 2011, ne viene aperto uno, provvisorio e sperimentale, in occasione della mostra “Stazione Futuro” allestita per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sarà solo nel febbraio dell’anno successivo che, sempre a Torino, verrà istituito il FabLab Officine Arduino, che può attestarsi come primo Laboratorio italiano permanente. Qui, grazie ad una stampante 3D, una tagliatrice laser e Arduino (il piccolo computer congegnato a Ivrea che consente una sperimentazione a basso costo), i fondatori iniziano a cimentarsi e a plasmare e fondere le  competenze.
L’obiettivo, comune a tutti gli altri circa 250 FabLab presenti al mondo (ma i dati cambiano giornalmente, vista la velocità con la quale si moltiplicano), è riportare l’industria manifatturiera in casa. E in un Paese in cui non si investe più in ricerca e sviluppo la possibilità di aprire dei centri in cui fare sperimentazione e realizzare prototipi a basso costo può rappresentare un’ottima possibilità per la ripresa. Senza contare che, finalmente, si recupera la tendenza a puntare sulla creatività dal basso e sull’apertura e la condivisione delle conoscenze.
Certo, in un mondo pervaso da brevetti e copyright, l’apertura della proprietà intellettuale, caratteristica imprescindibile dei FabLab, insieme all’autoproduzione e all’atteggiamento collaborativo, rappresentano una combinazione innovativa. Per cominciare, l’accesso al laboratorio non può essere privato, ma deve garantire dei momenti di apertura al pubblico (gratuiti o a pagamento): il FabLab torinese di via Egeo è visitabile tutti i mercoledì. Inoltre, gli strumenti e i processi devono essere condivisi e il Laboratorio deve far parte, in maniera collaborativa e non competitiva, della Rete globale dei FabLab.
Questi i requisiti perché un’officina possa essere annoverato tra i Fabrication, o Faboulous Laboratory. E sono in molti a credere nelle potenzialità della formula delle Officine Creative.
Proprio in questi giorni, in diversi istituti tecnici del Veneto, del Trentino e del Friuli Venezia Giulia, si sta cercando di sperimentare il progetto di “portare un FabLab in ogni scuola”, per aiutare le imprese a tornare vincenti grazie all’entusiasmo e allo slancio dei giovani in età scolare. L’obiettivo ambizioso è stato lanciato dalla Fondazione Nordest ed è sostenuto da Unicredit, con DWS e Roland DG.
Il FabLab Arduino è iperattivo nella produzione di progetti e iniziative che riguardano non solo la creazione e la produzione condivisa, ma anche la divulgazione e la conoscenza tra i più giovani.
Nella fatispecie, il FabLab for Kids, il Fab Kids in Space e il Fab Buchevole sono tutte iniziative rivolte a far conoscere questa nuova realtà ai giovanissimi torinesi oltre i 5 anni.
Casa Jasmina è l’ultimo dei componenti della famiglia del FabLab torinese: si tratta di un progetto – finanziato da FaciliTo – incentrato sulla realizzazione di un Living Lab. In altre parole, dovrebbe trattarsi di creazioni scaturite dall’integrazione delle abilità e competenze autoctone in materia di design di interni, e competenze elettroniche open source“Casa Jasmina, sostengono al FabLab Arduino, rappresenta la prima sperimentazione in cui Arduino e la visione OpenSource verranno applicate al mondo domestico, a metà tra domotica e IoT (Internet delle Cose)”.
Ma per menzionare solo gli ultimi in ordine di tempo, i progetti messi in tavola dalle Officine Arduino sono davvero molteplici: dalla ricerca per la disabilità (Hackabilityal corso della durata di quattro giorni (“Interactive Backpack Workshop”) per la realizzazione di uno zaino interattivo, al progetto DigiFABturing, che ha portato in casa FabLab Torino nientemeno che il braccio robotico Swee’Pea, made in Comau, per l’interazione tra Officine Arduino, Comau, Toolbox Coworking e Co-de-iT. 

 

 

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