Il coro Anpi di Torino e il suo lavoro per trovare i canti originali e le versioni originali di quelli più noti
di Giulia Finessi
Prendete un gruppo di persone che ha voglia di imparare a cantare e di mettersi in gioco, aggiungete la pazienza e l’esperienza di un direttore e unite al tutto l’ingrediente fondamentale, le canzoni della Resistenza: questo è il coro Anpi di Torino che si occupa di far rivivere attraverso la musica e il canto quel miscuglio incredibile di storia, passioni, emozioni, sogni, speranze, persone che hanno reso possibile la Resistenza.
Il coro provinciale Anpi nasce nel maggio 2012 a Torino nel quartiere Campidoglio, presso la sede “Martiri del Martinetto”, dalla volontà di un piccolo gruppo di riscoprire i canti della Resistenza e di diffonderne la conoscenza. Attualmente il gruppo canta a tre voci: due femminili, soprani e contralti, e i bassi nei quali si riuniscono le voci maschili.
Faccio parte di quest’avventura con il Coro da circa un anno; durante un’esibizione pubblica sono rimasta colpita dall’incredibile forza ed emozione suscitata dalle parole delle canzoni partigiane e ho deciso che avrei voluto provare l’esperienza. Mi ha rassicurata il fatto che la partecipazione al Coro fosse libera e non fossero richieste particolari doti canore: tutti i coristi infatti hanno la possibilità di sperimentare le proprie capacità e con l’aiuto del maestro migliorare la propria tecnica. Il maestro segue costantemente il Coro sia per quanto riguarda l’armonizzazione delle voci sia seguendo da vicino la ricerca delle canzoni da inserire nel repertorio, con particolare attenzione ai testi e agli arrangiamenti musicali.
Fino ad ora il repertorio del coro si è concentrato su una quindicina di canti della Resistenza, come la popolare “Bella Ciao”, di cui esistono più versioni; “Fischia il Vento”, il canto di lotta più conosciuto, il cui testo fu composto nel 1944 da Felice Cascione, medico e comandante partigiano, sulle note della melodia russa “Katyusha”; la “Badoglieide” di Nuto Revelli, composta dai partigiani cuneesi durante la pausa notturna di un rastrellamento; “Pietà l’è morta” la cui struggente melodia trae origine da un canto alpino della prima guerra mondiale, di cui Nuto Revelli nel ’44 scrisse il testo che conosciamo oggi.
Il repertorio contiene non solo brani italiani ma anche canzoni della Resistenza europea: “Le chant des Partisans”, un pezzo in francese molto toccante, anche definito la “Marsigliese della Resistenza”; “Die Moorsoldaten”, canto originale dei deportati in un campo di concentramento nazista, il cui titolo significa letteralmente “Soldati del fango” o “del pantano”, che esprime tutta la sofferenza, la fatica ma anche la speranza in un futuro migliore e in una primavera di libertài; “No Pasaran”, slogan della resistenza spagnola durante la guerra civile; e “Na juris” canzone della resistenza jugoslava, che fu cantata anche dai partigiani italiani della Divisione d’Assalto Garibaldi-Natisone. Attualmente il Coro è impegnato nella ricerca di altri brani della Resistenza europea.
A differenza dei cori tradizionali, l’attività del Coro non si limita all’adattamento musicale dei brani ma comprende anche la ricerca storica sui testi e le melodie, ma l’impegno è stato costantemente rivolto alla ricostruzione storica delle canzoni cantate dai partigiani. Molte volte, infatti, questi brani hanno subito modifiche nel dopoguerra; musiche e testi sono stati composti successivamente o sulla base di melodie preesistenti, rendendo necessario lo studio degli archivi o la ricerca di testimoni per risalire alle versioni più vicine agli originali.
Grande rilevanza, ad esempio, ha la scoperta di una testimone diretta della diffusione di “Bella Ciao” nel Piemonte del 1944.
La signora Floriana Diena Putaturo, ex insegnante di Lettere, ricorda l’esecuzione di una versione alternativa della più famosa canzone della Resistenza. Rammenta infatti, come da bambina a 11 anni, mentre si trovava con la famiglia sfollata ad Alba, questa canzone venisse cantata dai partigiani della 2ª Divisione Langhe del 1° Gruppo Divisioni Alpine comandato da Mauri nella piazza principale del paese durante i famosi 23 giorni della Liberazione di Alba (10 ottobre – 2 novembre 1944). Questa versione, che il Coro ha ribattezzato “delle Langhe”. presenta differenze testuali significative rispetto alla versione classica. In particolare, la canzone è interpretata da un punto di vista femminile: la protagonista è una donna a cui è stato ucciso il proprio amato “perchè era un partigian”, che quindi decide di “andare sui monti a vendicare il suo amor”.
Questa testimonianza non solo accerta la diffusione di “Bella Ciao” già durante la guerra, ma rivaluta anche il ruolo delle donne nella lotta di liberazione, impegnate attivamente non solo come staffette partigiane, e nei Gruppi di Difesa della Donna (GDD) con compiti di assistenza, ma anche coinvolte in prima linea nei combattimenti.
Un altro brano significativo riscoperto dal Coro è “La Marcetta del Capitano”, uno della decina di canti pervenuti del musicista Renzo Orvieto (1922-1999), partigiano della Brigata Autonomi di Mauri della Val Tanaro, autore di testo e musica di una quarantina di canzoni, la maggior parte delle quali è purtroppo andata perduta (se ne parla inel libro La Resistenza Monregalese 1943-1945, a cura di Renzo Amedeo, Centro Studi Partigiani Autonomi, Torino 1986).
Questa allegra marcetta ha un testo molto originale,pieno di doppi sensi e battute, composto in un giocoso momento di cameratismo. Lo stesso Orvieto racconta che nacque durante i festeggiamenti della Squadra d’Assalto di cui faceva parte per l’attacco andato a buon fine contro un contingente di nazifascisti. Sono versi di questo tenore: “Viva la spiga, viva la figlia, e la famiglia del capitan”, “ Tira e molla, e vado e vengo, Chi lo frega non è ancor nato… Martinengo, Martinengo vincerà”, che ci raccontano di uno spaccato di vita partigiana a noi poco tramandato.
Il caso di Renzo Orvieto, che fu una specie di cantautore partigiano, è raro, e sono pochi i canti dei soldati della seconda guerra mondiale originali per parole e musica. Mentre durante la prima guerra mondiale, guerra di posizione, i soldati affondati nelle trincee in attesa di andare all’assalto si trovavano in condizioni che inducevano a comporre canzoni, nella seconda, guerra di movimento, le situazioni pratiche non favorivano certo l’inventiva. Ancora meno favorevoli alla composizione di nuove musiche erano le condizioni dei partigiani in montagna. Per questo motivo le canzoni della Resistenza usano prevalentemente melodie preesistenti. Ma, in considerazione del caso di Renzo Orvieto, ora il Coro Anpi di Torino sta pensando di fare una ricerca rivolta a trovare altri canti completamente originali, da inserire nel suo repertorio.
Per il momento siamo un gruppo di pochi elementi e con un lungo percorso ancora da compiere, ma l’esperienza con il Coro Anpi è entusiasmante, e sono fiera di dare il mio contributo.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla X edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura
Immagini e logo tratti dal sito www.anpitorino.it