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Dall’industria al turismo: l’economia cusiana cambia pelle – di Samuel Piana

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Dall’industria al turismo
L’economia cusiana cambia pelle

di Samuel Piana

La Bemberg fu il più importante stabilimento di produzione di fibre tessili d’Europa negli anni Sessanta, con i suoi 236.000 metri quadrati d’impianto posizionato nel comune di Gozzano. Fu poi riconosciuto come una delle principali cause di inquinamento del lago d’Orta, che era considerato il più inquinato d’Europa.
A distanza di venticinque anni, grazie all’intervento di liming (neutralizzazione dell’acidità con immissione di sali di calcio o di magnesio, ndr), il lago piemontese è ormai guarito ed è diventato un caso studio di sostenibilità ambientale riconosciuto in tutto il mondo.

La Bemberg negli anni 60

Se l’ambiente mostra segnali positivi e incoraggianti al fine di ricercare un possibile futuro per questo lembo di terra, l’anello debole di una fase di grande rilancio e sviluppo rimane l’economia che, complice anche la crisi internazionale di questi anni ed una scelta di divisione amministrativa tra le province di Novara e VCO di un territorio univoco dal punto di vista geografico e socio-economico, sta rallentando un processo naturale di cambiamento e di creazione del valore finanziario.
P
er comprendere meglio la situazione odierna è bene descrivere la regione geografica Cusio. L’appellativo sembra nascere da un errore di trascrizione del termine Clisius rivolta ad un lago, dalle caratteristiche simili a quelle del lago d’Orta, nella Tavola Peutingeriana, mappa databile al tredicesimo secolo. Solo nel 1974 abbiamo una definizione scientifica di questo territorio, grazie a Pier Luigi Beretta, geografo dell’università di Pavia, che descrive l’area come una unità omogenea che si estende da Omegna e giunge sino a Gargallo e Soriso, dettagliandone la conformazione geografica e socio-economica a quei tempi florida – e ponendo l’attenzione proprio sulla Bemberg, azienda nata nel 1968, in piena fase di sviluppo e giunta alla chiusura definitiva nel 2009, dopo anni difficili, continue crisi e tavoli per salvaguardare l’occupazione.
Ripercorrendo la storia economica cusiana si può delineare una trasformazione con il passaggio dalle attività agricole all’industria nel decennio 1950-60, anticipato dallo sfruttamento delle attività estrattive e delle cave già attorno alla seconda metà dell’Ottocento. Il boom dell’industria delle rubinetterie e dei casalinghi è strettamente collegato a un incremento dell’attività edilizia, dovuta anche all’aumento della popolazione dovuto ai flussi migratori nazionali interni. Così si scopre come, negli anni della ricerca di Beretta, nella parte settentrionale della regione tre erano i centri di elevata densità industriale: Gravellona Toce con 108,3 addetti per chilometro quadrato, Casale Corte Cerro (90,8) e Omegna (149,2). Nella parte meridionale vi erano i centri di Pella (74,7), San Maurizio d’Opaglio (152,2), Pogno (45), Gargallo (95,4), Briga Novarese (83,7) e infine, Gozzano con 262,2 addetti per chilometro quadrato, il valore più alto in tutto il Cusio.
Nel 1992, con l’istituzione della provincia del Verbano Cusio Ossola e la conseguente divisione amministrativa del Cusio, la sponda occidentale del lago da Omegna a Madonna del Sasso venne inserita nella nuova provincia, mentre la sponda orientale, da Pettenasco a Pella, rimase territorio della provincia di Novara. Nasce anche un nuovo ente camerale, la Camera di Commercio del Verbano Cusio Ossola, con sede a Baveno, su cui molte aziende gravitano per vicinanza e comodità. Da questi due fatti si iniziano ad avere problemi nella lettura degli aspetti economici e più in generale del territorio in cui si insinua la crisi economica di questi ultimi anni, che colpisce molte industrie citate da Beretta: alcuni grandi marchi chiudono (è il caso di Girmi); altri delocalizzano in Italia o all’estero; altri ancora vengono acquisiti da grosse multinazionali è la situazione di Lagostina, diventata proprietà della multinazionale francese SEB.
Da tutti questi cambiamenti si desume un quadro economico territoriale generalmente negativo. In particolare, nel VCO il settore dei casalinghi dal 2008 al 2014 registra un -7%; le industrie dei metalli registrano un -23,8% descrivendo una provincia in forte sofferenza. La provincia di Novara sembra non mostrare segni negativi evidenti ma, scorporando l’area cusiana e seguendo le sorti del distretto del rubinetto, si scopre che, dopo un 2008 eccezionale con aziende medio-grandi che presentano risultati di bilancio con rapporti fra utile netto e fatturato compresi tra il +10% ed il +15% nel 2009, benché i dati diventino negativi, si nota una capacità reattiva diversa rispetto al distretto dei casalinghi, che si estrinseca in una forte innovazione ed uno sguardo attento all’ambiente, ad esempio eliminando totalmente il piombo dalle leghe di ottone.
Andando invece ad indagare il settore terziario, focalizzandosi sul turismo, si scopre che Il VCO riesce a crescere in termini di presenze del 20,3% dal 2004 al 2013 e anche la provincia di Novara cresce del 7,25% nello stesso arco temporale.
Questi dati, confrontati con il resto del Piemonte, confermano come l’area dei laghi, in particolare lago Maggiore e lago d’Orta, rappresentino un terzo del mercato turistico, tanto da essere uno dei primi tre focus strategici su cui investire più risorse.
Altro dato molto interessante è la necessità di rispondere alla sempre maggiore domanda di personalizzazione del prodotto, della realizzazione artigianale dei manufatti come valore aggiunto e della nascita di nuove professionalità, sempre più richieste dalle aziende, legate al mondo digitale e allo sviluppo di nuovi prototipi attraverso stampanti 3D o altri macchinari di ultima generazione, entrando in quello che viene definito industria 4.0.
Tutti questi sviluppi hanno alla base il concetto premiante sui mercati internazionali del Made in Italy, tanto che Google ha mostrato come nel 2012 negli Stati Uniti queste “parole” hanno avuto un incremento del 5% e che tra il 2007 ed il 2011 il valore dei termini in esame è cresciuto del 28%. Stesso andamento, con percentuali diverse, segno anche di una crisi finanziaria che stenta a lasciare il vecchio continente, le troviamo in Inghilterra e in Germania, ma anche in Russia dove si arriva tra il 2007 ed il 2011 a ben l’85%.
Riuscire a combinare tutti i fatti descritti è la scommessa che dovrà portare la regione Cusio a vincere la crisi. Giocando bene le proprie carte sarà in grado di riportare l’economia in un andamento positivo che, a differenza degli anni passati, non sarà solo di ricchezza finanziaria ma di benessere a misura d’uomo.

Questo articolo ha ricevuto una menzione alla X edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia, Turismo, Ambiente

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