UN MISTERO SVELATO
Il ritratto di Massimo d’Azeglio
29 novembre 2017 – 25 febbraio 2018
Torino, Wunderkammer GAM
Nata da un lavoro di ricerca condotto su fonti e documenti d’archivio, questa piccola mostra preziosa offre l’occasione per scoprire il lavoro di indagine volto a ricostruire la storia di un dipinto e a comprenderne il significato nella cultura del suo tempo.
Ne è protagonista un capolavoro della cultura romantica sinora noto come Autoritratto di Massimo d’Azeglio, acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris per le collezioni della GAM .
L’acquisto ha posto le basi dello studio che permette ora di rispondere a diverse domande, a partire dalla più ovvia: si tratta di un Autoritratto o piuttosto di un Ritratto ? E se è così, chi ne è l’autore? Per chi fu eseguito? A quale tipo di gusto collezionistico appartiene? Quando fu presentato per la prima volta? Cosa ci restituisce della cultura del suo tempo?
Il percorso della mostra invita il visitatore a ripercorre re le fasi cruciali della ricerca presentando venti capolavori della cultura figurativa romantica, di cui almeno dieci mai esposti a Torino, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali che portano a svelare il mistero del dipinto.
L’opera può essere oggi attribuita a Giuseppe Molteni (1800-1867), uno dei maggiori ritrattisti della Milano romantica, che fu legato da un rapporto di stretta e duratura amicizia con Massimo d’Azeglio (1798-1866).
Dopo un lungo soggiorno a Roma, d’Azeglio era tornato a Torino nel 1829 per trasferirsi definitivamente a Milano nel marzo del 1831. Poco dopo il suo arrivo l’artista chiedeva la mano della primogenita di Alessandro Manzoni, Giulia, che avrebbe sposato nel maggio del 1831. Accanto ad un sincero affetto, d’Azeglio non trascurava i benefici che potevano derivare alla sua carriera dall’appartenenza ad una delle famiglie culturalmente più in vista della città. Quello stesso anno egli si presentava con successo all’esposizione di Belle Arti di Brera, ponendo le basi per consolidare la sua affermazione artistica.
A quel felice periodo corrisponde la selezione delle opere in mostra, che si concentra su dipinti realizzati entro gli anni 1831-36, periodo che vide una singolare collaborazione tra d’Azeglio e Molteni sul piano artistico e commerciale.
Lo testimonia un interessante acquerello di Francesco Gonin, realizzato a Milano nello stesso 1835, che raffigura d’Azeglio intento a dipingere nell’ampio e confortevole atelier di Giuseppe Molteni: sul cavalletto si riconosce la grande tela Bradamante che combatte col mago Atlante per liberar Ruggero dal castello incantato, che avrebbe presentato a Brera quello stesso anno. Tra le tele sullo sfondo è riconoscibile il grande Ritratto di Alessandro Manzoni, pervaso di impeto romantico, realizzato a quattro mani da due artisti (Molteni per la figura, d’Azeglio per lo sfondo che rievoca le sponde del lago di Como) ma che Manzoni non permise mai di esporre.
Questa tela, raramente concessa in prestito per la sua fragilità, si affianca in mostra a un altro capolavoro, per la prima volta esposto a Torino: si tratta del monumentale Ritratto della famiglia Belgiojoso realizzato da Molteni ed esposto a Brera in quello stesso 1831; un dipinto di grande interesse poiché rinnova l’impianto tradizionale del ritratto di famiglia e che qui assume un particolare rilievo essendo intimamente legato alla committenza del dipinto protagonista.
Il Ritratto di Massimo d’Azeglio dipinto da Giuseppe Molteni offre quindi lo spunto per ripercorrere un momento centrale nella carriera dei due artisti. Attraverso l’intensità dello sguardo il ritratto restituisce tutto il fascino di un artista maturo – d’Azeglio aveva compiuto 37 anni – che aveva ormai assunto a Milano un ruolo di primo piano. Con effetto attentamente studiato, la figura si staglia sullo sfondo che trascolora dall’arancio all’azzurro creando una sorta di icona dell’artista romantico. Altrettanto interessante è la scelta di rappresentarlo non con pennello e tavolozza o all’interno dello studio ma esaltandone le doti intellettuali, una variante che in Italia non aveva ancora molti precedenti ma che per il talento di d’Azeglio, pittore e scrittore, riusciva calzante.
La cura della mostra è affidata a Virginia Bertone, conservatore capo della GAM, che alla figura di Massimo d’Azeglio ha dedicato diversi studi ed è stata la responsabile dell’ampia campagna di studio sul fondo d’Azeglio conservato nelle collezioni della GAM (266 dipinti e 28 album che contengono oltre 1300 disegni). La affianca Alessandro Botta, dottorando in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Udine, che in questa occasione si è concentrato sulla ricerca di fonti e documenti coevi.
GAM – Via Magenta 31,Torino
Orario: martedì–domenica ore 10-18, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti: intero 10 euro, ridotto 8 euro
Info: tel. 011 4429518, www.gamtorino.it