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From Basilicata with Love – di Francesca Mogavero

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famiglie e associazionismo lucano in Piemonte

di Francesca Mogavero

Primi anni Cinquanta: la famiglia è ancora al completo nel piccolo paese della provincia di Potenza. Cristina, una mamma indipendente che per crescere i suoi ragazzi non ha bisogno di nient’altro (e pare poco?) che di una forza e un ottimismo incrollabili. Cinque figli – tra il primogenito che sembra un attore e il minore passano vent’anni! – e tanti pensieri. Il figlio di mezzo, il figurino con l’aria furbetta sulla sinistra, ne combina di tutti i colori e si è da poco fidanzato con una coetanea, sarta giovanissima ma già affermata, con un bel carattere deciso e anche carina.
Ma la ruota gira veloce e in un attimo siamo già nel 1956: Biagio, il furbetto di cui sopra, è il terzo della famiglia a “salire su”, raggiungendo il fratello e la sorella maggiori a Torino. La foto è d’obbligo: sorridente e speranzoso, con il vestito migliore e il Monumento al Carabiniere dei Giardini Reali alle spalle, lo stesso davanti al quale, qualche anno dopo, poserà con la primogenita bella come una bambola. Un’immagine, anche se ancora in bianco e nero, colora le giornate di chi è rimasto “giù”, racconta e rassicura. Ma qualcosa nasconde: non una parola a proposito dei cartelli “non si affitta ai meridionali”, dei datori di lavoro che escogitano mille espedienti per metterti alla prova e in difficoltà, degli sguardi torvi nelle balere. Sul retro solo poche frasi e un saluto affettuoso: oltre la finestra della piccola mansarda c’è un capoluogo tutto da scoprire, e il lavoro chiama.
La città è attraente come una donna ingioiellata, ed è bello percorrerla con calma nelle poche ore di riposo, con una sigaretta storta in bocca e un compagno di emigrazione al fianco, mentre il fiume continua a scorrere qualche metro più in basso e sulle strade passano tram e torinesi di fretta. E la fidanzata? Lei, Maria, continua a disegnare modelli, a tagliare e imbastire, ma tra un punto e l’altro, complice una vicina di casa, apre di nascosto lettere piene d’amore e di promesse (non da marinaio) e conserva buffe fotografie a forma di cuore, in cui lui è ritratto ai tempi del militare.
Un altro anno se ne va e poi un altro ancora: è il 1958, Cristina è la giovane nonna di una nipotina nata in una regione tanto diversa dalla sua, ma che sarà la nuova casa… sua e di tutti i suoi discendenti. La famiglia è di nuovo unita. O quasi: Biagio e Maria dovranno attendere fino al 1961 per ricongiunsi e, dopo un viaggio di nozze lampo (un giorno a Roma), iniziare una lunga vita insieme sotto la Mole, con l’ormai proverbiale scatto ai Giardini Reali, sotto lo sguardo impassibile, ma forse un po’ intenerito, del Carabiniere.
Seguiranno anni di fatiche e di esperienza, di apertura e amicizie interregionali, di pregiudizi archiviati e progetti, di traslochi, influenze linguistiche e culinarie (strascinati e antipasto piemontese in primis), cerimonie, nascite (Cristina sarà nonna di 25 nipoti e pronipoti) e perdite.
Anni intensi che raccontano una famiglia (la mia) come tante, unica come lo sono tutte. Una storia che si è ripetuta, che si ripete ancora, in altri tempi e altri lidi, e che si fonde a infinite altre: perché la tendenza dei viaggiatori è di scoprire posti nuovi e di mettere radici in terre diverse e inaspettate, senza però dimenticare il punto di partenza, serbandolo nella memoria e nelle parole, mettendo insieme ricordi e miti, creando una rete di rievocazioni e di rapporti.
E se una volta vita reale, storia e mito erano cuciti insieme dai cantori, in epoca moderna il compito di raccogliere, conservare e trasmettere spetta alle associazioni.
Restando in ambito lucano, oggi in Piemonte ci sono 16 associazioni sparse in tutto il territorio: alcune prendono il nome da personaggi storici (Federico II, Orazio Flacco), altre addirittura da cantanti (Pino Mango), tutte sono senza scopo di lucro e hanno come obiettivi la salvaguardia del patrimonio culturale e tradizionale lucano, la discussione delle problematiche economiche e sociali della Basilicata, la promozione e condivisione attraverso eventi enogastronomici, incontri, concorsi letterari, gite e scambi. A Verbania la manifestazione “Lucani in festa” è ormai un appuntamento annuale che prevede, per più giornate, presentazioni di libri, convegni, rappresentazioni teatrali, convegni, dibattiti, canti e degustazioni di piatti tipici; l’edizione del 2018 ha permesso di approfondire la figura della poetessa rinascimentale Isabella Morra, nata a Favale, ora Valsinni, in provincia di Matera, nel 1520 e assassinata nel 1545 dai suoi stessi fratelli a causa di una presunta relazione con il barone e poeta Diego Sandoval de Castro.
Anche la carta riveste un’importanza fondamentale: è di febbraio 2017 il primo numero di “Pagine lucane”, periodico trimestrale in cui giornalisti, professori, scrittori e appassionati raccontano storia e folklore, attraverso articoli, interviste e uno spazio dedicato alla poesia. E di nuovo da Verbania arriva un altro interessante contributo, il libro Dèmm da ndò n’ vin (“Dimmi da dove vieni”), scritto da Michele Lapetina, presidente dell’Associazione Lucani del Verbano Cusio Ossola: una raccolta di aneddoti e componimenti dialettali, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza dall’autore.
Per citare ancora Lapetina, ora i membri di tutti questi gruppi “sono pienamente inseriti nella realtà territoriale e godono di ampio apprezzamento a livello cittadino e non solo, sia da parte delle autorità ed enti locali che della popolazione in generale”. Come potrebbe essere altrimenti? L’associazionismo arricchisce le comunità e avvicina… e poi, davanti a una grigliata, a un piatto di baccalà a ciureddao una fetta di rafanata, condividere emozioni, saperi e leggende è ancora più gustoso, mentre i pensieri fluiscono e la diffidenza si scioglie in un bicchiere di Aglianico.

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