famiglie e associazionismo lucano in Piemonte
di Francesca Mogavero
Ma la ruota gira veloce e in un attimo siamo già nel 1956: Biagio, il furbetto di cui sopra, è il terzo della famiglia a “salire su”, raggiungendo il fratello e la sorella maggiori a Torino. La foto è d’obbligo: sorridente e speranzoso, con il vestito migliore e il Monumento al Carabiniere dei Giardini Reali alle spalle, lo stesso davanti al quale, qualche anno dopo, poserà con la primogenita bella come una bambola. Un’immagine, anche se ancora in bianco e nero, colora le giornate di chi è rimasto “giù”, racconta e rassicura. Ma qualcosa nasconde: non una parola a proposito dei cartelli “non si affitta ai meridionali”, dei datori di lavoro che escogitano mille espedienti per metterti alla prova e in difficoltà, degli sguardi torvi nelle balere. Sul retro solo poche frasi e un saluto affettuoso: oltre la finestra della piccola mansarda c’è un capoluogo tutto da scoprire, e il lavoro chiama.
Un altro anno se ne va e poi un altro ancora: è il 1958, Cristina è la giovane nonna di una nipotina nata in una regione tanto diversa dalla sua, ma che sarà la nuova casa… sua e di tutti i suoi discendenti. La famiglia è di nuovo unita. O quasi: Biagio e Maria dovranno attendere fino al 1961 per ricongiunsi e, dopo un viaggio di nozze lampo (un giorno a Roma), iniziare una lunga vita insieme sotto la Mole, con l’ormai proverbiale scatto ai Giardini Reali, sotto lo sguardo impassibile, ma forse un po’ intenerito, del Carabiniere.
Anni intensi che raccontano una famiglia (la mia) come tante, unica come lo sono tutte. Una storia che si è ripetuta, che si ripete ancora, in altri tempi e altri lidi, e che si fonde a infinite altre: perché la tendenza dei viaggiatori è di scoprire posti nuovi e di mettere radici in terre diverse e inaspettate, senza però dimenticare il punto di partenza, serbandolo nella memoria e nelle parole, mettendo insieme ricordi e miti, creando una rete di rievocazioni e di rapporti.
E se una volta vita reale, storia e mito erano cuciti insieme dai cantori, in epoca moderna il compito di raccogliere, conservare e trasmettere spetta alle associazioni.
Restando in ambito lucano, oggi in Piemonte ci sono 16 associazioni sparse in tutto il territorio: alcune prendono il nome da personaggi storici (Federico II, Orazio Flacco), altre addirittura da cantanti (Pino Mango), tutte sono senza scopo di lucro e hanno come obiettivi la salvaguardia del patrimonio culturale e tradizionale lucano, la discussione delle problematiche economiche e sociali della Basilicata, la promozione e condivisione attraverso eventi enogastronomici, incontri, concorsi letterari, gite e scambi. A Verbania la manifestazione “Lucani in festa” è ormai un appuntamento annuale che prevede, per più giornate, presentazioni di libri, convegni, rappresentazioni teatrali, convegni, dibattiti, canti e degustazioni di piatti tipici; l’edizione del 2018 ha permesso di approfondire la figura della poetessa
Anche la carta riveste un’importanza fondamentale: è di febbraio 2017 il primo numero di “Pagine lucane”, periodico trimestrale in cui giornalisti, professori, scrittori e appassionati raccontano storia e folklore, attraverso articoli, interviste e uno spazio dedicato alla poesia. E di nuovo da Verbania arriva un altro interessante contributo, il libro Dèmm da ndò n’ vin (“Dimmi da dove vieni”), scritto da Michele Lapetina, presidente dell’Associazione Lucani del Verbano Cusio Ossola: una raccolta di aneddoti e componimenti dialettali, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza dall’autore.
Per citare ancora Lapetina, ora i membri di tutti questi gruppi “sono pienamente inseriti nella realtà territoriale e godono di ampio apprezzamento a livello cittadino e non solo, sia da parte delle autorità ed enti locali che della popolazione in generale”. Come potrebbe essere altrimenti? L’associazionismo arricchisce le comunità e avvicina… e poi, davanti a una grigliata, a un piatto di baccalà a ciureddao una fetta di rafanata, condividere emozioni, saperi e leggende è ancora più gustoso, mentre i pensieri fluiscono e la diffidenza si scioglie in un bicchiere di Aglianico.