La rivoluzione del gusto fra XIX e XX secolo in mostra a Venaria fino al 26 gennaio 2020
La mostra racconta la straordinaria fioritura artistica che ha travolto e cambiato il gusto tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Architettura, pittura, arredamento, scultura, musica sono invasi da rimandi alla natura, al mondo vegetale e a un’immagine nuova della figura femminile. Èuna corrente internazionale fondata sulla rottura con l’eclettismo e lo storicismo ottocenteschi e che rappresenta la risposta moderna a una società sempre più industrializzata.
Concepita come arte totale, il Modern Style diventa Tiffany negli Stati Uniti, Jugendstil in Germania, Sezession in Austria, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi, Liberty in Italia, Modernismo in Spagna e s’impone rapidamente in Inghilterra, patria dei maggiori teorici del movimento, e passa sotto il nome di Art Nouveau in Francia. Proprio a Torino fu presentata nel 1902 con l’Esposizione internazionale di Arte Decorativa Moderna e diede il via al Liberty in Italia a partire dalla città, all’epoca in espansione.
Essa non impone alcun obbligo: è l’arte della libertà che si affranca dalle convenzioni. Le forme dell’accademismo si infrangono davanti a uno stile trasgressivo che fa dell’erotismo, del naturalismo e dell’esotismo i propri punti cardinali.
Grazie un allestimento innovativo, in mostra viene proposta la riproduzione degli ambienti abitativi della Parigi di inizio Novecento a illustrare la vita quotidiana. Il percorso offre anche una riflessione intorno alle arti decorative di una ristretta élite di architetti, artisti e intellettuali che avviarono la stagione del Liberty in Italia e a Torino in particolare.
La mostra racconta gli sconvolgimenti nel campo di tutte le arti figurative tra fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e le principali fonti di ispirazione per gli artisti che ne furono gli iniziatori. Prima su tutte la nuova e radicale visione dellaNatura: non più un rifugio sicuro in cui gli artisti potevano scappare per dipingere la dolcezza del mondo, ma un luogo mistico, complesso e da reinterpretare all’interno di un contesto urbano in evoluzione, stilizzando forme floreali e organiche per riportare la natura nella vita moderna.
Altro grande soggetto principe, evoluzione della natura voluttuosa, è laDonna, sempre più emancipata e rappresentata su dipinti e stampe soprattutto per la pubblicità che ormai giocava un ruolo influente nel determinare il modo in cui il pubblico percepiva la figura femminile e per vendere nuovi prodotti e stili di vita ai nuovi consumatori.
Dai richiami al mondo vegetale e alla sinuosità femminile, si passa all’analisi semiotica della linea curva, lontana dagli stilemi di un tempo, nuovo simbolo della forza vitale e utilizzata nell’architettura degli esterni e degli interni, nelle metropolitane come nei caffè, negli arredi e nelle suppellettili come nei gioielli. Ogni elemento doveva essere in sintonia con l’insieme.
La mostra si apre con un prologo che rende omaggio alla città di Torino, capitale italiana del Liberty. Nella prima grande sala della Paggeria juvarriana, un’installazione di fotografie appositamente realizzate da Pino Dell’Aquila raffigura 11 capolavori Liberty della città e una mappa identifica cento edifici disseminati in città.
Tra Ottocento e Novecento Torino orienta le nuove ricerche artistiche ai linguaggi provenienti da Inghilterra, Belgio e soprattutto Francia, basate su produzioni di manufatti d’arte applicata, ponendosi all’avanguardia in Italia nella rielaborazione del nuovo stile che trionfava in Europa, l’Art Nouveau.
Il Liberty rispondeva alle esigenze della borghesia cittadina torinese, promuovendo una “nuova architettura” firmata da importanti figure del panorama intellettuale non solo locale. La crescita della città e i nuovi quartieri di espansione urbana permettevano ad architetti, artisti e professionisti di confrontarsi liberamente con i nuovi stilemi destreggiandosi in moderne iconografie zoomorfe declinate su elementi naturali (fiori, frutti, draghi) sommate a ricercate sperimentazioni formali e materiche (vetro, litocemento, ferro) dalla inesauribile ricchezza d’ornati.
Le 200 opere esposte sono articolate in 5 sezioni.
Sezione 1 – Più Natura, più artificio
Influenzati dalle straordinarie scoperte in ambito botanico e naturalistico (anche grazie al diffondersi del microscopio, della microfotografia e dei raggi X), gli artisti dell’Art Nouveau fanno della Natura la principale fonte di ispirazione, in quanto capace di soddisfare il bisogno di ritorno alla purezza dell’arte, interpretandola a volte in chiave lineare-dinamica e altre volte in geometriche linee simmetriche o in chiave onirico-simbolica.
Questa sezione è dedicata ai più grandi artisti e designer che hanno concentrato la loro produzione artistica sulla rappresentazione della natura – con motivi floreali e zoomorfici, creature esotiche e mitologiche, ma anche le stagioni e il ciclo della vita – ponendo un’enfasi particolare sulla creazione di mobili e suppellettili in vetro. Tra questi Emile Gallé, Daum Frères, Rupert Carabin e Eugène Grasset.
Sezione 2 – La donna moderna
La seconda sezione esplora l’approccio dei designer alla sfera sensuale, la cui
protagonista è la donna, la femme damnée, sensuale, la donna moderna che fuma. All’insegna di un’inesplorata indipendenza e dell’emancipazione, si delinea una femminilità al di fuori dei canoni. Immagini dalla carica erotica più o meno esplicita venivano proiettate su rappresentazioni idealizzate di cantanti d’opera o stelle del teatro come Sarah Bernhardt. Fu proprio lei a essere rappresentata da tutti gli artisti del periodo entrando nel mondo popolare tramite le nuove tecnologie (fotografie nelle cartoline postali e primi filmati).
L’immagine della stessa Bernhardt venne utilizzata per promuovere anche una varietà di prodotti tra cui cosmetici, vestiti e prodotti alimentari. Fu lei che ispirò e commissionò numerose opere ad Alphonse Mucha, ma anche gioielli, oggetti di porcellana e d’arredamento che la raffiguravano ad artisti come Paul Berthoud, Leonetto Capiello, Georges Clairin, Paul Berthon e William Nicholson, artisti tutti in mostra.
Sezione 3 – Simbolismo
L’arte e la letteratura simbolista penetrano profondamente nella sensibilità Art Nouveau che, per molti aspetti, diventa un punto d’incontro tra produzione letteraria e design. È un intenso periodo di disordini e di esplorazione di religioni alternative che si riflettono in immagini del pensiero contemporaneo, psicologicamente inquietanti e dagli aspetti mistici. Molti erano infatti gli artisti – come Alphonse Mucha – seguaci di dottrine occultiste e che, attraverso le scienze esoteriche e le sedute spiritiche, tentavano di svelare i più reconditi misteri dell’esistenza. Sono i designer i più impegnati nel fare emergere questo aspetto investigativo della vita e a rivelarlo è lo stile tipico delle opere di Maurice Bouval, Paul Francois Berthoud, Aman Jean, Leonard Agathon, Henri Heran, Georges Rochegrosse, Louis Auguste Theodore Riviere, Georges Flamand e Alexandre Vibert.
Sezione 4 – Uno stile per tutti
Con l’Art Nouveau nasce la figura dell’artista-designer che sfrutta tutti i nuovi mezzi che la tecnologia mette a disposizione, incluse le varie forme di comunicazione. Le arti decorative si avviano così verso l’affrancamento dall’essere semplicemente puro prodotto d’uso e di fattura artigianale, per accedere alla produzione seriale, se non addirittura industriale, divenendo modello e strumento dell’abitare moderno, parametro del gusto e veicolo fondamentale per l’affermazione del nuovo stile. In questa sezione è presente una nutrita selezione di poster, a celebrare l’arte grafica e tutti gli aspetti dell’applicazione dell’Art Nouveau al mondo commerciale.
Tra gli artisti in mostra ci sono Paul Berthon, Manuel Orazi, Alphonse Mucha, Eugene Grasset con designers come Emile Gallè, Majorelle.
Sezione 5 – Dall’Art Nouveau al Liberty italiano
L’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna tenutasi a Torino del 1902 fu la prima in Italia di introdurre il tema Art Nouveau tramite architettura e arredamento. In questa sezione emerge la differenza tra l’Art Nouveau francese e il Liberty italiano, uno stile che si trasforma in particolare nell’architettura urbana di Torino.
Nonostante l’Art Nouveau sia uno stile internazionale, con l’esposizione del 1902 si vede la crescita del design italiano che prosegue negli anni successivi fino alla prima guerra mondiale configurandosi come uno stile prettamente nazionale.
17 aprile 2019 – 26 gennaio 2020, Reggia di Venaria
Orario:
Fino al 28 giugno e dal 14 ottobre: martedì-venerdì ore 9-17; sabato, domenica e festivi ore 9-19.30; lunedì chiuso
29 giugno – 24 agosto: martedì-giovedì ore 9-17; venerdì e sabato ore 9-19; domenica e festivi ore 10-19,30. Aperture serali Sere d’estate + tutte le mostre in corso: venerdì e sabato ore 19,30-23,30. Lunedì chiuso
25 agosto – 13 ottobre 2019: martedì-venerdì ore 9-18; sabato, domenica e festivi ore 10-19.30; lunedì chiuso
Le biglietterie chiudono un’ora prima
Biglietti: Intero 14 euro, ridotto 12 euro
Info e prenotazioni: tel. 011 4992333, www.lavenaria.it