Un secolo di storia fra pedoni e regine
di Roberta Arias
Scacchi come scommessa, sorpresa, suspence: un gioco che sembra statico e invece è dinamico, una battaglia violenta che si combatte con dame e cavalieri. In quel di Torino a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele e Porta Nuova ci sono ben 370 metri quadrati di spazio in cui far girare le rotelle del cervello alla conquista dello scacco matto.
A guidarci dentro il mondo degli scacchi è Michele Cordara, Presidente della Ssc (Società Scacchistica Torinese) insieme alle pagine del libro Una partita lunga un secolo. 100 anni di scacchi a Torino, di Mauro Barletta.
Nata ufficialmente il 3 novembre 1910, sotto il segno dello scorpione, “La Torinese”, così chiamata in tutta Italia, è il punto di riferimento della scacchistica torinese, tanto una volta, al tempo dei gentiluomini in frac, quanto nell’epoca attuale dell’informatica e del web. La Torinese vanta quattrocento soci, pubblica il bimestrale “En passant” e organizza seminari e stage con i migliori maestri italiani e stranieri: è la casa degli scacchi, affiliata alla Federazione Scacchistica Italiana e al Coni. Attenta alla didattica e all’agonistica continua a promuovere, oltre ai tornei open e di categoria, importanti incontri quali il Festival internazionale Città di Torino e Scaccomatto, rinomata iniziativa biennale per appassionati del settore.
Siamo accolti da un lungo corridoio, delimitato da eleganti divanetti in stile retrò, per poi arrivare dritti dritti nel terreno di gioco: intervallati dalla stanza della biblioteca e dal bar, i contendenti si dispiegano, su due piani, attorno a decine di scacchiere. L’atmosfera è seria, sobria e volutamente silenziosa, mentre tra pedoni, re, regine e alfieri è in corso la battaglia. A tradire la calma del gioco sono gli sguardi accesi sulle pedine, le mani nervose e le labbra contratte degli sfidanti. Muovere il cavallo o la torre è un affare delicato e un errore può costarti caro, come nel più cruento dei duelli. Che anche il Conte Camillo Benso di Cavour fosse solito farsi qualche partita al caffè Fiorio, è raccontato nei suoi diari, dove traspare la sua grande sofferenza in caso di disfatta: “Come debole è l’uomo e quanto è grande la vanità!”.
La Torinese investe tempo e risorse nell’iniziativa, andando a prendere i giovanissimi direttamente nelle scuole: il primo Istituto ad ospitare un corso di scacchi, con ben ottanta partecipanti, fu la Scuola Media Alberti, seguita negli anni ’80 dal Terzo Liceo scientifico, dal Cavour, dal Gioberti e dall’Einstein. In collaborazione con l’Assessorato alle Risorse Educative della città, la Sst attualmente insegna i rudimenti del gioco a cinquecento ragazzi. Un’idea ancora in auge, come ci spiega il Presidente Michele Cordara, che segue personalmente la Società dal 1972, anno memorabile per la storica partita tra Fisher e Spassky che fece scoppiare la febbre per gli
A lezione, tra femminucce e maschietti è una bella lotta: se le prime si dimostrano più brave e ricettive, perdono presto l’interesse al gioco mentre i secondi, magari più rigidi, una volta capito il meccanismo vanno avanti inesorabili e con costanza. Una domanda nasce spontanea: qual è il segreto, se ne esiste uno, per fare scacco matto? Cordara, Maestro di Scacchi, sorride: “Non c’è un segreto, è la preparazione, l’esperienza, il saper attendere, applicare cervello e “pancia” nelle strategie”. Essenziale per giocare a scacchi è possedere la logica simile a quella richiesta per i quiz: infatti, un fuoriclasse lo si vede subito, non tanto per le vittorie, quanto per la modalità di gioco, per le abili mosse compiute. Cordara aggiunge: “Gli scacchi sono una disciplina meritocratica, se sei bravo vinci sennò perdi, non c’è scusa! La concentrazione è tutto, devi attendere, valutare, mai essere impulsivo. E devi saper stare al tavolo: evitare le discussioni, non ripetere irregolarità di continuo e, se dimentichi il cellulare acceso e suona mentre è il tuo turno, sei squalificato, immediatamente, senza eccezioni”.
Al passo con i tempi, le partite a scacchi oggi si possono seguire online: www.scacchisticatorinese.it è il nuovo linguaggio di studiosi e appassionati della scacchiera. Il campionato torinese, dagli albori a oggi, è stato il fiore all’occhiello dei giocatori sotto la Mole. Vincerlo voleva dire essere qualcuno: da Germonio a Malvano e Molina, da Sarno a Bacchelli, da Ponzetto a Di Donna, da Gay e Villone a Battaggia e altri; e anche, a dispetto di chi sosteneva che non fosse sport per donne, stelle come Giuliana Fittante, Veronica De Antoni, Tiziana Barbiso ed Elena Sedina, la giovane ucraina giocatrice professionista.