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Iardinus Domini – di Gabriella Bernardi

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Nel fossato di Palazzo Madama la ricostruzione di un giardino medievale

di Gabriella Bernardi 

Dimenticatevi i fossati dei castelli circondati d’acqua con tanto di ponte levatoio: quello che si è inaugurato il 5 luglio 2011 è il giardino medievale che attornia gli spazi del fossato di Palazzo Madama a Torino. Il progetto è giardino-4   stato realizzato grazie al significativo contributo della Fondazione Crt nell’ambito del più ampio progetto “Giardini e Parchi Storici”, ma come nasce l’idea di fare un giardino nel fossato di un castello? Domanda che ho posto ad un responsabile che si aggirava nei pressi del “giardino del principe” prima della conferenza stampa di inaugurazione. Così ho scoperto che il progetto del giardino si basa su una serie di ricerche archivistiche condotte a cura del Museo Civico d’Arte Antica nel corso degli ultimi anni. Tali ricerche hanno messo in evidenza l’importanza del giardino del castello di Porta Fibellona in età medievale rispetto a quello, meno sviluppato e strutturato, del XVII e XVIII secolo. Numerosi documenti raccontano del giardino progettato nei primi anni del Quattrocento da Ludovico principe d’Acaia, signore di Torino e del Piemonte meridionale; un giardino espressione della cultura cortese del periodo, poi mantenuto nel suo assetto originario fino alla metà del Cinquecento. 
Le prime notizie sul giardino del castello di Torino risalgono al 1402, con i documenti che registrano le spese per l’ingrandimento dell’edificio durante il governo di Ludovico principe d’Acaia (1402-1418) e dedicano molto spazio alle Opera viridaria (arredo verde). Le fonti che citano il giardino sono i Conti della Vicaria e Clavaria di Torino, vale a dire i registri in cui il clavario della città (la figura che nel Medioevo amministrava la città per conto dei principi d’Acaia e poi dei duchi di Savoia) annotava le spese di manutenzione del castello e delle fortificazioni cittadine. I Conti, conservati presso l’Archivio di Stato di Torino, abbracciano un arco cronologico dal 1402 al 1516. 

Il nuovo progetto del giardino ha seguito le indicazioni contenute in questi documenti medievali, rispettando la tradizionale suddivisione dello spazio in Hortus (orto), Viridarium (bosco e frutteto) e Iardinum domini (giardino del principe) come anche la presenza degli arredi tradizionali  come la falconara, la porcilaia, il recinto delle galline (sostituiti da sagome di legno). 
Nel nuovo spazio è prevista la messa a coltura delle piante e delle specie vegetali citate nelle carte antiche e, accanto a queste, piante ed erbe non specificatamente descritte nelle fonti, ma certamente presenti nei giardini medievali tra Italia e Francia, in base alle indicazioni fornite dai trattati di agricoltura e piante medicinali del XIV e XV secolo. L’Hortus, organizzato secondo uno schema a scacchiera formato da aiuole rettangolari, era uno spazio frequentato dal principe durante le sue passeggiate all’ombra dei peri e dei meli, e dai giardinieri del castello, che curavano le piante necessarie a rifornire regolarmente le cucine di legumi, ortaggi, aromi ed erbe medicinali. La recinzione serviva per impedire l’ingresso agli animali. 

Il Bosco e Frutteto (Viridarium, da viridis, verdeggiante), è un boschetto con piante ad alto fusto, spesso posto fuori dalle mura del castello, in un’area in cui trovano posto anche la porcilaia, la falconara, la colombaia e i mulini. All’epoca tutto ciò era molto vasto e arrivava a impegnare contemporaneamente anche cinquanta giardinieri. Oltre a castagni, noci, salici, pruni, sorbi, ciliegi, ulivi e palme – tutti citati nei documenti antichi – una parte di questo spazio era occupata dalla vigna del principe, che produceva il vino per la mensa del castello.
Il Giardino del Principe era lo spazio privato per la lettura, la conversazione, il riposo e il gioco. Nel medioevo si trovava sul limite meridionale della città, vicino alla cinta muraria e alla Porta Fibellona; era chiuso da mura costeggiate da cespugli di more, lastricato in pietra e presentava un pergolato di vite. Il suo aspetto doveva essere molto simile a quello tramandatoci da tappezzerie e miniature del Quattrocento: circondato da un fitto prato “millefleurs”, presentava come arredi fissi la fontana, ricca di rimandi alla letteratura cortese dell’epoca, sedili in laterizio rivestiti d’erba e una serie di vasi in maiolica decorata con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana. La principessa d’Acaia Bona di Savoia teneva in questa parte del giardino una gabbia di pappagalli. 

Il nuovo Giardino del Castello, oggi non più riservato alle passeggiate dei sovrani, si presta a molteplici usi socio-didattici. Per Palazzo Madama rappresenta un ampliamento dell’offerta museale, soprattutto verso nuovi temi legati all’ecologia della città, all’importanza delle aree verdi nella vita delle comunità, alla loro storia e ai problemi della loro tutela di oggi. Come recita la brochure informativa, “La ricostruzione del giardino medievale consentirà l’approccio a specie vegetali ormai marginali, recuperando il senso e il valore della bio-diversità, favorendo e promuovendo progetti in collaborazione con altre istituzioni cittadine. Inoltre la disponibilità di un nuovo spazio organizzato all’aperto consentirà di potenziare le offerte dei programmi di Palazzo Madama, rendendolo disponibile, nella primavera e nell’estate, anche per manifestazioni e celebrazioni a carattere pubblico e privato. In ultimo, l’ampia area davanti alla Prefettura potrà ospitare nuove attività educative legate ai temi dell’ambiente e della vita medievale”.
Info
www.palazzomadamatorino.it , www.fondazionetorinomusei.it

Foto di Lucilla Cremoni 

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