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Vai col liscio! – di Roberta Arias

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Il successo dei balli popolari non conosce crisi

di Roberta Arias

Nato forse a Parigi o in Emilia Romagna, figlio del tango nella versione più casta così come comandava la morale ottocentesca, ha un nome che suggerisce lo strofinamento dei passi di ballo sul pavimento: il liscio è stato ed è un prodotto italiano, apprezzato oggi come un tempo. Tipica danza popolare che va per la maggiore nelle sagre e nelle feste di paese, il liscio è ancora in voga in tutto il Piemonte, in città come in provincia: alle chiassose balere, in cui in genere si usava danzare con la dama, si sono sostituite a metà ‘900 le sale da ballo, ancora esistenti oggi e alcune delle quali sono state trasformate addirittura in scuole di ballo.  ballo-liscio-1
Siamo andati a curiosare ai confini di Torino, dapprima a Chivasso e, da lì ancora oltre, spingendoci fin sulle colline astigiane: seppur con tratti leggermente diversi, il liscio è ancora gettonatissimo nelle serate estive all’aperto e durante l’inverno, al chiuso. Tramandato con la sacralità che si addice alla tradizione, scopriamo non solo un ballo indifferente al passar degli anni, ma tutto un mondo che in esso palpita e prende vita. 

Conosciamo i protagonisti della pista: sono giovani e meno giovani; alcuni gareggiano ancora, altri insegnano. I ballerini per passione si stupiscono alla domanda che  rivolgiamo loro: “Il liscio si balla ancora?”. “Altroché!”, risponde secco il giovane maestro Marcello Chiabrero, che sognava di diventare ballerino già a cinque anni e ora è direttore, con la moglie Daniela, della scuola “Crazy Dance” di Vigliano d’Asti.
Una storia d’amore a doppia mandata per i due campioni (medaglia d’oro 2011 di liscio tradizionale) che, in giovanissima età, si sono avvicinati al ballo, vincendo non poche gare in quello da sala. Una volta adulti, si sono innamorati sulla pista, trovandosi in armonia nella danza come nella vita: dal 2008  Marcello e Daniela promuovono la danza attraverso corsi per principianti e di perfezionamento, per bambini e adulti. “Il liscio è una tradizione che abbiamo in Piemonte, dobbiamo portarla avanti!”, aggiunge Marcello, il cui nonno prese parte alle prime gare ospitate dalla città di Asti. Il ballo è una passione che smuove gli animi, oltrepassando, a volte, anche il dato fisico. Lo sa bene lui, Chiabrero, che racconta: “Tra i miei allievi c’è anche un vecchio nonnino, asciugato dagli anni e dolorante a una gamba, che non si tira mai indietro quando c’è da ballare!” .
In Piemonte il liscio è testimone della storia, del vissuto del territorio, incalza Marcello: “Nella scuola proponiamo anche le danze caraibiche; sono molto belle, ma il liscio appartiene al nostro dna: pensiamo alla musica, ai ritmi tipici di queste ballate, li abbiamo dentro di noi da sempre”. Anche Laura Ullio, campionessa italiana dall’età di nove anni, eredita la passione per i balli tradizionali dal padre. Oggi porta avanti la tradizione familiare, gestendo il locale, ormai ventennale, “Portafortuna, la Suerte” in parallelo alla scuola “Abc dance”, dove non c’è che l’imbarazzo della scelta per imparare a muoversi bene: dal liscio, all’hip hop, alla danza orientale, indiana, zumba, boogie e tango tradizionale. “Il liscio, spiega la Ullio, piace molto: certo, attirare giovani non è semplice, ma è una tradizione forte, che dev’essere vissuta con passione e impegno”. Abbandoniamo per un attimo i corsi di ballo e passiamo ai grandi classici: eccoci in Monferrato, al “Peter Pan” di Montiglio d’Asti, dove ci accoglie una grande sala da ballo con servizio ristorante, specchio delle mode di un tempo, dalla struttura moderna.
Gestita dalla famiglia Deviardi nella persona di mamma Rosalma, ancora attivissima sui tacchi da ballo, e dalle due figlie Manuela e Daniela, il Peter Pan ci fa fare un tuffo nel passato.  La sala è dotata di una superficie ballabile di oltre 400 metri quadrati e possiede impianti luci e audio che non hanno nulla da invidiare a quelli delle discoteche più di tendenza. “Il sabato è grande festa qui”, ci confida Daniela. “È la giornata del liscio con l’orchestra. Inizia nel pomeriggio e prosegue fino a tarda sera, si cena a base di tartufo e prodotti tipici e si balla non-stop. Facciamo anche serate di tango, folk, beguine e repertorio retrò ispirato agli anni ’70 e ’80. È la nostra passione! Ha iniziato nostro padre e noi siamo fiere di proseguire in quest’attività perché è una buona tradizione, difficile da tramandare”. Frequentato da gruppi di amici e coppie, sovente il pubblico di sala è rappresentato dagli habituée. Il ballo è un motivo d’incontro, diventa un punto di riferimento, anche per le famiglie.
Un ballo che fa breccia soprattutto nei cuori “vissuti” che hanno superato gli anta e pare conquistare soprattutto il sesso femminile: “Gli uomini, continua Daniela, si vergognano un po’ a fare le mosse di danza, ma poi quando si lasciano andare si appassionano e s’iscrivono anche ai corsi di ballo per diventare bravi!”. 
Il liscio tradizionale è una disciplina con radici antiche, eppure Chiabrero  della Crazy Dance fa notare con orgoglio che molti ragazzi si avvicinano spontaneamente ai balli di un tempo, trascinando anche i genitori sul palchetto: “Noi vediamo tantissimi giovani appassionarsi a questi balli e molti s’iscrivono ai corsi, seguendo tutte le lezioni: s’inizia con la bachata e il cha cha cha e poi, pian piano, si prosegue con tutte le altre. Piace, piace proprio! Molti ragazzi vanno matti per la mazurka: sono loro a chiedermi di ballarla, anche tutta la sera, non si fermerebbero mai. Inoltre, c’è da dire che è importante il fatto di ballare in coppia, aiuta a sviluppare la relazione tra maschi e femmine: nei balli moderni si danza separati, lontani. Il liscio invece ti obbliga a stare in contatto con l’altro, puoi scambiare due parole, è un valore fondamentale per gli adolescenti”.
Da quando la danza è stata riconosciuta come disciplina sportiva, le gare vere e proprie non sono più ammesse nelle sale da ballo. Tuttavia quelle amatoriali sono ancora organizzate in nome dei vecchi tempi: in quelle occasioni si possono ammirare dame e cavalieri che volteggiano con sfavillanti costumi ed eleganti tacchetti per aggiudicarsi la vittoria. In Piemonte c’è terreno fertile per questa tradizione che inizia ad affondare le radici in zone ancora da esplorare: come succede in quel di Cisterna, a pochi chilometri da Asti, dove fino a poco tempo fa non si ballava, se non raramente nelle feste locali, mentre adesso c’è un discreto numero di genitori che a furia di accompagnare i figli alle esibizioni sono diventati ferventi ballerini, pronti a sfidarsi al ritmo di mazurka e polka, mettendoci impegno e un pizzico di autoironia. Sandra Peletto, mamma e allieva della Crazy Dance, dice: “Sono felice che i miei figli ballino, che i bambini conoscano le usanze di una volta, è bello”. Che cosa possiede, allora, il liscio di tanto affascinante, oltre al valore della tradizione? Sandra che lo spiega così: “È una questione mentale, ti rilassa, è un’ottima valvola di sfogo e fa bene. Ballare queste danze antiche è un modo per stare con gli altri, divertendosi e condividendo una passione. Se non provi, dice fissandoti dritto negli occhi,  non puoi capire cosa significa!”

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