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Marco Francone: non far male a una mosca – Intervista di Nico Ivaldi

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L’impegno animalista di Marco Francone

Intervista di Nico Ivaldi

Sono trascorsi ventiquattro anni dal giorno in cui Marco Francone, all’epoca consigliere comunale a Torino dei Verdi, si presentò in Sala Rossa travestito da sacco nero della spazzatura “con poco eleganti applicazioni di lattine vuote, ortaggi e verdure artificiali” come lo descrisse il quotidiano “La Stampa”. E lo scandalizzato sindaco Maria Magnani Noya, allontanandolo dall’austera aula consiliare, rincarò la dose: “Non è vestito in maniera decente”.
ivaldi-francone-1Spiega Francone, oggi cinquantaquattrenne, mostrandoci il ritaglio del giornale che intitolava l’articolo “Show dell’ecologista anti-plastica”: “Attirare l’attenzione dei giornali era l’unico modo, sia pur plateale, per protestare contro una decisione del Coreco che annullava la delibera comunale contro i sacchetti di plastica inquinanti. Ci sarebbero voluti molti anni e molte battaglie per vietarne definitivamente l’uso”.
Tanta acqua è passata sotto i ponti dal 1988:  oggi Francone è Presidente della Consulta Associazioni Volontariato Animalista Città di Torino (formata da otto associazioni: Lav, Lega abolizione caccia, Enpa, Apda, Lida, Lega per la difesa del gatto, Associazione La Pulce, Un Po’ Blu-Legambiente) e consigliere di Torino della Lav (Lega anti vivisezione) della quale è stato presidente nazionale per quattro anni.
Qual è attualmente una delle priorità dell’attività della Consulta?
Aiutare le associazioni di volontariato a occuparsi di colonie di gatti liberi, che sono tantissime; non basta l’ammirevole impegno della gattare – spesso donne anziane con problemi economici – che se ne prendono cura”.
Secondo voi, come si potrebbe risolvere il problema?
Sterilizzando i gatti, però mancano i fondi pubblici”.
Qual è stato uno dei più importanti successi della Consulta?
Il libero accesso dei cani sui mezzi pubblici e nei locali”.
Com’è stata accolta la notizia dai ristoratori?
Qualcuno l’ha accolta bene, altri no. Ora stiamo per lanciare un’iniziativa in collaborazione con le Associazioni dei commercianti dal titolo “Qui sono benvenuto”, come accade in Francia. I locali che aderiranno dovranno offrire una ciotola d’acqua per il cane e magari un po’ di cibo, ma non è obbligatorio. Viceversa, il cane non deve disturbare e dev’essere sempre tenuto legato”.
Quando è nata la tua coscienza animalista?
 Quando i miei genitori mi portarono a vedere La carica dei 101: uscii dal cinema piangendo come una fontana. Soffrivo anche quella volta che andai allo zoo: vedere gli animali in gabbia mi procurava dolore. In seguito ho avuto la fortuna di sedere in Consiglio Comunale quando si discusse, e poi decise di chiudere, il giardino zoologico di parco Michelotti. Per me fu una grande soddisfazione. La mia battaglia prosegue contro i circhi che tengono gli animali tenuti in gabbia”.
Perché?
Perché gli animali non possono essere separati dal loro ambiente. Ogni animale ha una dimensione, un colore, una forma in relazione a quello che è rispetto all’ambiente e rispetto alle altre specie. Toglierlo da quell’ambiente non vuol solo dire farlo soffrire, ma non comprendere assolutamente il senso di quella specie e di quell’animale, e quindi farlo esibire in un circo è assolutamente sbagliato e diseducativo”.
Voglio provocarti: sei sicuro che da bambino non hai mai bruciato una formica e schiacciato una zanzara? Marco Francone si liscia la barba. Sorride con la sua risata gioviale e infantile.
Sì, anch’io qualche peccato l’ho fatto, ma da tempo sono approdato ad una filosofia di vita, che è quella buddista, per cui bisogna rispettare ogni essere senziente. Dunque se una vespa mi disturba, io la mando via senza ucciderla”.
Come ti sei avvicinato al buddismo?
Ho scoperto il buddismo dopo un viaggio in India e frequentando alcuni luoghi di spiritualità , come  l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, in Toscana. Infine leggendo i libri di Lama Zopa Rinpoche, un maestro molto sensibile agli animali: con i suoi progetti finanzia una fondazione e libera animali destinati al macello, lasciandoli in libertà dentro un recinto, finché non muoiono”.
Cosa ti è piaciuto da subito del buddismo tibetano?
Il voler raggiungere l’illuminazione per poter aiutare tutti gli esseri senzienti a evitare la sofferenza”.
Come applichi gli insegnamenti del buddismo nella vita di tutti i giorni?
Con lo studio e il comportamento, il confronto con altre persone, la meditazione”.
Non ti arrabbi mai?
Ma se anche lo faccio, cerco di esserne consapevole”.
Però se uno ti viene addosso con l’auto, la tua prima reazione immagino sia quella di uscire e di gridargli qualcosa, giusto?
Eh sì, la tentazione ti viene perché hai accumulato del karma negativo che devi poi cercare di annullare facendo delle azioni per gli altri”.
Riesci subito ad annullarlo?
Subito, no. Come dice un Maestro, noi siamo fortunati perché in città viviamo accanto a persone moleste, quindi possiamo esercitare la pazienza, siamo messi alla prova. Loro che invece vivono in luoghi tranquilli non possono praticare questa virtù”.
Che aspettative ha un buddista dopo la fine della vita?
Di rinascere come essere umano per poter migliorare la vita nostra e quella degli altri. Ecco perché facciamo oggi i passi per raggiungere l’illuminazione nelle vite future”.
Vi sentite in contrapposizione con altre religioni?
No, anche perché il buddismo è una filosofia di vita, non una religione che disconosce altre esperienze spirituali che magari servono anche per migliorare se stessi e sono di beneficio ad altri”.
Torniamo alla tua esperienza politica. Quando è cominciato il tuo impegno?
Io sono stato legato ai Radicali, ho sposato le loro cause per i diritti civili e la nonviolenza. Ho partecipato alla fondazione dei Verdi a Torino con il Sole che Ride, poi ho contribuito a livello nazionale. Dai Verdi mi sono staccato in disaccordo con logiche di corrente che non appartengono alla mia cultura politica. Infine sono stato per quattro anni presidente nazionale della Lav, dodici anni nel direttivo nazionale”.
A che punto siamo con la battaglia antivivisezionista?
Il divieto di sperimentare il prodotto finito c’è già sugli animali, mentre il divieto di sperimentare gli ingredienti dovrebbe entrare in vigore nel 2013”.
Perché siete contrari alla sperimentazione sugli animali, oltre che per motivi etici?
La riteniamo sbagliata come principio, è vero che qualche volta ha portato dei risultati, ma si è trattato di un caso, nel senso che sperimentare su una specie può dare un risultato, ma non è detto che sia trasferibile su un’altra specie. Ricordo la sperimentazione sui conigli di una pomata anticellulite: già la cellulite è un fenomeno che nell’essere umano è diverso fra maschio e femmina, figurarsi sull’epidermide di un coniglio! Dovendola vendere a donne, non serviva a nulla sapere se quella pomata aveva certi effetti rispetto altri sui conigli”.
Nonostante tutto si continua lo stesso a fare test sugli animali.
Ecco perché noi della Lav non abbassiamo la guardia! Così come facciamo con altre battaglie, come quella contro la caccia, per esempio”.
Il referendum del 3 giugno in Piemonte non si propone di abolire la caccia, ma di limitare drasticamente l’attività venatoria nella regione. In caso di vittoria dei sì, per esempio si potrebbero cacciare solo cinghiali, lepri e minilepri e fagiani; si vieterebbe la caccia la domenica; si vieterebbe di cacciare su terreno coperto da neve e si limiterebbero i privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie. Inoltre si cancellerebbero dall’elenco delle specie cacciabili venticinque specie di fauna selvatica, dai caprioli alle volpi, dai cervi ai daini alle pernici.
 È un primo passo, anche se io personalmente sono per l’abolizione totale della caccia, perché credo che i problemi possano essere risolti in altro modo”.
Come?
Evitando che vengano immessi sul territorio delle specie ad uso caccia, come i fagiani. Ma anche gli stessi cinghiali, dei quali bisogna evitare gli allevamenti, che possono sfuggire sul territorio e  diventare selvatici. Poi bisognerebbe raccoglierli, sterilizzarli con dei metodi non cruenti”.
Uno dei libri che più hanno influenzato Marco Francone è stato Liberazione animale(1975)  del filosofo australiano Peter Singer, noto soprattutto per essere stato il pioniere del movimento per i diritti degli animali e considerato uno dei pensatori contemporanei più importanti nel campo dell’etica.
Singer ha raccontato le vite, le sofferenze e le morti da lager che ogni anno sono costretti a subire i miliardi di animali  la cui carne e i cui prodotti finiscono sulla nostra tavola e nelle nostre pance: polli, vitelli, maiali, conigli, tacchini, uccelli e pesci da un lato, e galline da uova e mucche da latte dall’altro. Tutti esseri che, anche se non parlano e non pregano, comunque sentono e soffrono, e lo dimostrano in maniera straziante a chiunque si prenda la briga di andare a visitare i luoghi indecenti in cui vengono stipati e allevati industrialmente”.
Grazie a quel volume illuminante, Francone ha sposato la causa vegetariana, una scelta ribadita dalle recenti dichiarazioni salutistiche di scienziati come Umberto Veronesi e Margherita Hack.
Al di là dei pur validi motivi etici, non bisognerebbe consumare carne soprattutto per motivi di salute. Il consumo eccessivo di carne favorisce alcuni tipi di malattie, soprattutto quelle cardiovascolari, ma anche tumori, senza contare tutti i disturbi derivati dall’eccesso di consumo di grassi animali. Lo stesso buddismo sostiene che tutta la sofferenza che diamo agli animali uccidendoli per cibarcene, torna in carico a noi esseri umani che la provochiamo. E dunque per me è un ulteriore motivo per essere vegetariano”.
E per chi volesse nutrirsi lo stesso di prodotti di origine animale?
Dovrebbe rifiutare i prodotti derivanti da metodi di allevamento intensivo che fanno soffrire gli animali (galline in batteria e mucche) e il cui  prodotto sia frutto dalla loro sofferenza. Anche perché quello che arriva all’uomo è un prodotto pessimo dal punto di vista alimentare e pericoloso, perché agli animali vengono somministrati antibiotici per noi dannosi. Per quanto riguarda le uova, basta acquistare nei principali supermercati e nei negozi di alimenti naturali le uova tipo zero, dove la gallina vive per un certo periodo della giornata in uno spazio aperto e poi viene alimentata con cibi biologici. Ma esistono anche quelle tipo uno che devono avere anche loro uno spazio per uscire ma non sono a terra in capannoni chiusi. Infine per il latte e i formaggi, bisognerebbe rivolgersi a quei negozi che garantiscono un allevamento non intensivo”.
Insomma, per stare meglio dobbiamo fare qualche chilometro in più.
Ne vale la pena, e gli animali ringraziano”.

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