La Cappella dei Mercanti a Torino
di Franco Caresio
La “Cappella della Pia Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti” è uno di quei piccoli, incredibili gioielli dell’arte
La cappella fiancheggia la chiesa dei Santi Martiti e vi si accede da via Garibaldi, attraverso l’androne di quella che era la “Casa dei Gesuiti” o “Collegio dei Santi Martiri”, primo insediamento della Compagnia di Gesù nella capitale del ducato.
Impavidi apostoli e sostenitori della Controriforma, i Gesuiti erano stati chiamati a Torino poco dopo la metà del Cinquecento e una ventina di anni più tardi avevano avuto ricevuto in dono dal nobile Aleramo Beccuti (morto nel 1574) quasi l’intero isolato su via Dora Grossa (l’attuale via Garibaldi). Si erano fatti promotori della costruzione della grande chiesa (“decente per li Santi et comoda per la città”) dedicata ai martiri Solutore, Avventore e Ottavio, protettori di Torino, e vi avevano costruito il loro “collegio” per la “promozione degli studi di Humanità, Folosofia et Theologia”. Soltanto un secolo dopo, pur mantenendo l’insediamento dei Santi
Nel Settecento, in seguito al “raddrizzamento” dell’intera strada, Bernardo Vittone, Filippo Castelli e poi anche Mario Ludovico Quarini intervennero sul Collegio dei Gesuiti per arretrarne e ridisegnarne la facciata, in ossequio al
In un “oratorio” attiguo alla cappella si riunivano periodicamente i priori della compagnia dei banchieri e dei mercanti per stabilire i prezzi delle merci e per definire, contemporaneamente, la quota percentuale sulle vendite da devolvere alla costruzione e alla decorazione della loro confraternita.
A volere la cappella, luogo privilegiato di riunione e di preghiera per un gruppo di particolare importanza sociale come quello dei banchieri e dei mercanti, era stato (nel 1663, ma l’inaugurazione ufficiale avverrà nel 1692 a lavori di decorazione ultimati) padre Agostino Provana, rettore dei Gesuiti torinese e, probabilmente, lui stesso architetto e, comunque, grande “manager” dell’opera. È sicuramente padre Agostino Provana a scegliere l’intero tema iconografico – la Natività e l’Epifania del Signore – delle decorazioni della cappella, a impostare l’organizzazione architettonica e decorativa della cappella in quei valori poi sempre mantenuti; sono probabilmente da riferire ancora a lui le indicazioni e i consigli per le committenze più importanti, materialmente fatte e pagate dai confratelli della “Pia congregazione”.
In definitiva, anche se certamente indirizzata da padre Agostino Provana e da altri Gesuiti, quello della “Cappella della Pia Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti” si rivela essere il momento più importante della committenza
La cappella si presenta ad aula unica, rettangolare, con gli stalli in legno destinati ad accogliere i membri della congregazione addossati alle pareti lunghe (il pannello centrale della fila di destra è scolpito a basso rilievo da Carlo Giuseppe Plura). Il soffitto è interamente affrescato a monocromo con una rappresentazione di complesso contenuto ideologico – Il Paradiso, profeti, sibille ed episodi biblici – opera di
Davanti alle finestre sono collocate quattro sculture in legno di cirmolo, laccate in colore avorio, belle e raffinate opere del 1707-15 di Carlo Giuseppe Plura raffiguranti i Dottori della Chiesa.
Su tutte le pareti, compreso il lato corto del rettangolo dove è eretto l’altare preceduto dalla balaustra, sono appese undici grandi tele entro larghe cornici scure. Cinque – Comparsa della stella consultata dai Re Magi, Strage degli innocenti, Fuga in Egitto, Adorazione dei Re Magi e Adorazione dei pastori – sono opere di Andrea Pozzo (La strage degli innocenti forse in collaborazione con qualche allievo) dipinte fra il 1694 e il 1701-3.
Altri due dipinti – Re David che medita il mistero dell’Epifania e Aprimento dei tesori – sono del Legnanino, entrambi dell’inizio del Settecento, mentre Sebastiano Taricco dipinge, entro il 1694, l’Annuncio dell’angelo ai re Magi e l’Erode con i maestri della Legge. Del periodo più antico della cappella è ancora il Viaggio dei re Magi verso Betlemme, di Luigi Vannier, e nel 1712 Nicolò Carlone invia da Genova una delle utime opere commissionate, I re Magi verso Betlemme.
La preziosa Cantoria in legno scolpito, è del 1698 ma è stata parzialmente modificata nel 1772 con la sostituzione della cassa e dell’organo originari.
Nella sacrestia si conservano, oltre al dipinto del Moncalvo, diverse altre opere di eccellenti artisti-artigiani. Ad esempio il tronetto del 1792, attribuito un tempo a Giuseppe Maria Bonzanigo e poi riconosciuto opera di Michele Brassiè; un prezioso armadio da sacrestia di Natale Favriano, del 1712; un curioso e ingegnoso timbro a secco di Pinoto Cambiaggio; un calice in argento, di splendida fattura, opera di ignoto orefice, datato al 1677; un tripode in rame per la liturgia della benedizione del fuoco durante la settimana santa; il “libro d’oro” manoscritto e acquerellato con i nomi dei confratelli e dei membri del consiglio direttivo della congregazione a partire dalla sua fondazione nel 1663. E il celebre “Calendario meccanico universale” costruito nel 1835 su progetto di Giovanni Amedeo Plana, direttore dell’Osservatorio astronomico torinese.
La Cappella dei Mercanti è in Via Garibaldi 25 a Torino
Foto Lucilla Cremoni 2017
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