Il Filatoio Rosso di Caraglio
di Oscar Borgogno
La provincia Granda non fa eccezione, come evidenzia il documentario Langhe DOC: storie di eretici nell’Italia dei capannoni, realizzato dal regista Paolo Casalis e dal giornalista Federico Ferrero. In questo contesto la “fabbrica magnifica” situata a poca distanza dal centro del paese di Caraglio, sulla provinciale per Dronero e la Valle Maira, ad una decina di chilometri da Cuneo, rappresenta un vigoroso esempio di come i secoli precedenti alla rivoluzione industriale possano ancora fornire validi insegnamenti alla moderna architettura industriale. Si tratta del Filatoio Rosso, il più antico setificio ancora esistente in Europa. A prima vista sembra più un castello o una residenza aristocratica che uno dei principali centri di produzione della seta a livello continentale, quale fu per quasi due secoli.
Edificato tra il 1676 e il 1678 per volontà del giovane Giovanni Girolamo Galleani, divenne subito il fiore all’occhiello dell’economia sabauda. Tuttavia, senza l’intervento iniziale del padre, Giovanni Francesco Galleani, la fortunata impresa di sviluppo industriale non sarebbe mai nata, o non avrebbe riscosso il medesimo successo. Esperto commerciante bolognese di probabili origini piemontesi specializzato nel mercato della seta, Giò (come fu soprannominato) conosceva molto bene i principali centri di produzione europei: Veneto, Toscana, Trentino e naturalmente il nord dell’Emilia e Bologna.
Per questo furto di proprietà intellettuale la città emiliana condannò a morte il commerciante, ma l’esecuzione della pena avvenne soltanto in effigie poiché Galleani ben si guardò dal rimettere ancora piede nella sua vecchia città. Nell’arco di dieci-quindici anni, i macchinari verranno ulteriormente migliorati, tanto da meritarsi il nome di “torcitoi alla piemontese”, e via via affiancati da dispositivi per la trattura (bacinelle) alle quali saranno apportate modifiche tecniche profondamente innovative, in parte destinate a durare sino alla seconda metà del ‘900.
Ma perché il figlio primogenito Giovanni Girolamo, abilissimo e spregiudicato, scelse proprio il piccolo paese di Caraglio per edificarvi uno dei filatoi più all’avanguardia dell’epoca? Decisivi furono probabilmente la presenza di una sorgente d’acqua costante per tutto l’anno (la fontana di Celleri, con una portata di 20 litri al secondo) e la prossimità con le enormi distese di alberi di gelso e i numerosi centri di allevamento dei bachi da seta che da almeno due secoli caratterizzavano il Cuneese.
La spaziosa sala di torcitura, articolata su due piani, ospitava quattro torcitoi alti sei metri, con un diametro di quattro: due per il filato, con 1296 fusi complessivi, e due per il torto con 768 fusi in totale, più innumerevoli serie di rotismi, ingranaggi, leve e tiranti. I macchinari furono progettati per produrre organzino destinato alle tessiture: un filato pregiato noto dal XIII secolo, molto richiesto perché robusto e lucente.
In pochi anni venne imbastito un corpus di norme di produzione, pratiche e lineari negli obiettivi e nell’applicazione, originando così il “setificio piemontese”. Il “Filatoio Rosso” (nome dovuto alla sua colorazione esterna nel corso dell’Ottocento), cambiò più volte proprietà e rimase produttivo sino al 1935-1937. Una volta chiuso divenne di caserma per gli alpini, con gli inevitabili interventi di trasformazione. Dopo l’8 settembre 1943 fu definitivamente abbandonato dai militari e adibito di volta in volta a balera, magazzini, abitazioni, officine, fino a rischiare il crollo. Solo negli anni ’90 iniziò una seconda vita dell’antica fabbrica, anche grazie al Consiglio d’Europa che riconobbe la struttura come “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale”.
Nel 1999 fu fondato il Comitato per la rinascita del Filatoio Rosso; contemporaneamente, il Comune di Caraglio acquistò l’intera struttura e ne avviò il restauro grazie a contributi regionali, statali, di fondazioni bancarie e dell’Unione Europea. Nel 2001 il Comitato si trasformò in fondazione, presieduta da Luigi Galleani d’Agliano, discendente del fondatore.
Purtroppo, a causa della scarsità di risorse economiche, anche la Fondazione Filatoio deve ingegnarsi nel trovare soluzioni che permettano una gestione economica dell’immensa struttura. Per questo il complesso ospita anche una sala conferenze per convegni e un magnifico salone locato per matrimoni e festeggiamenti.