A Saluzzo il primo diploma riconosciuto di musica tradizionale occitana
di Eleonora Chiais
È nato al ritmo di una scatenata Chapelloise il primo diploma, riconosciuto dal mondo accademico, della scuola di musica tradizionale. La sede è il Dipartimento di Musica Occitana della Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo e l’innovazione sta nel fatto che, accanto alle classiche lezioni individuali di sonorità occitane, trovano posto corsi e laboratori complementari di Teoria Musicale, Musica d’Insieme, Formazione in musica popolare e Cultura e lingua occitana. Insomma, nell’obiettivo della scuola, i musicisti tradizionali per essere davvero a tutto tondo dovranno padroneggiare sì i due tempi dell’organetto ma anche un lessico d’Oc.
Ma parlando di “occitano” non si intende, ovviamente, la sola componente musicale di questa tradizione ed è per questo che la scuola ha deciso di proporre corsi di approfondimento. L’occitano è infatti fondamentalmente una cultura, tipica delle alte valli alpine del Piemonte occidentale, tra la Val Vermenagna e la Val di Susa, e dotata di una lingua parlata da una popolazione che attualmente spazia tra le venti e le quarantamila persone sia in Piemonte e Liguria sia, a sorpresa, in un comune della Calabria. A seguito di un’immigrazione, infatti, Guardia Piemontese fu popolata fra XIV e XV secolo da valdesi del Brianzonese e delle valli Varaita e Pellice chiamati dai feudatari locali per mettere a coltura terre abbandonate: dunque non dovrà stupire se, in una giornata di sole sul mare cristallino del sud Italia, una porzione di ‘nduja verrà seguita da un Circolo Circasso.
Al ritmo di Countradanso e Congo di Captieux, dagli anni Settanta un fermento culturale notevole ha permesso di recuperare le tradizioni delle vallate occitane con un interesse particolare per i racconti, la produzione letteraria e poetica e soprattutto la musica. Anche grazie al supporto di Internet, associazioni culturali di ogni genere hanno iniziato a proporre pubblicazioni in lingua d’oc che hanno raggiunto un pubblico più ampio di quello fisicamente presente nei circa 4.300 chilometri delle vallate d’origine.
La musica ha invece raccolto il proprio pubblico con l’organizzazione di balli e festival nei luoghi e nelle circostanze più varie. Protagonisti indiscussi i Lou Dalfin, il gruppo di musica tradizionale fondato da Sergio Berardo nel 1982 per riproporre i brani più celebri del repertorio popolare. La vera svolta, però, si ebbe nell’autunno del 1990 quando il fondatore del gruppo decise di riunire musicisti provenienti dalle più diverse estrazioni dando vita a molte composizioni innestate sul repertorio popolare ma rivitalizzate con nuovi arrangiamenti e strumenti musicali innovativi come basso, batteria, chitarra e tastiere. Lo scopo dichiarato, insomma, era quello di proporre una nuova musica occitana fruibile e godibile per un numero maggiore di persone di diverse provenienze e diverse età. I sette dischi incisi, dalle origini ai giorni nostri, uniti al premio Tenco ricevuto nel 2004 per l’album “L’Oste Del Diau” e allo storico traguardo dei 25 anni di attività, dimostrano quanto l’idea originale abbia avuto successo ma mettono anche in luce l’attuale diffusissimo interesse per le sonorità tipiche di questa cultura. E il corso accademico saluzzese ne è l’ennesima conferma.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla V edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente