Un ingegnere campano-piemontese all’Ufficio Brevetti di Monaco
di Gabriella Bernardi
Campano di nascita e laureato in Ingegneria elettronica presso l’Università di Napoli, l’esperienza lavorativa inizia in Alenia per giungere all’Olivetti. Che ruoli e ricordi ha di quelle esperienze lavorative?
In Alenia, che allora si chiamava Selenia Spazio, ho lavorato nel Gruppo studi avanzati, a Roma, nel quale abbiamo trattato anche uno studio di fattibilità per la missione Cassini (sonda su Titano, satellite di Saturno). Gli argomenti che si trattavano in Selenia Spazio erano molto interessanti ma l’organizzazione della ditta era, come dire, meno che ottimale. Questo fatto, sommato alla difficoltà di vivere in una città caotica come Roma, mi ha fatto considerare la possibilità di cercare lavoro altrove, in un posto più tranquillo.
E qui ovviamente entra la Olivetti. A parte il tipo di lavoro offerto (all’inizio nella Direzione Ricerche) la collocazione della ditta ad Ivrea, quindi in una cittadina di piccole dimensioni immersa nel verde e vicinissima alle montagne, è stata molto importante per la scelta. Ho lavorato tre anni nella Direzione ricerche, lavorando sullo sviluppo di circuiti integrati, e due anni nello sviluppo prodotti, aiutando a progettare il primo apparecchio fax a carta normale dell’Olivetti. Gli ultimi due anni sono stati piuttosto caotici: si era nel 1990-91 e la crisi si sentiva già chiaramente. Nonostante il fatto che sia io che mia moglie fossimo molto attaccati al Canavese, abbiamo deciso di provare qualcosa di diverso e, spinti appunto dalla crisi, siamo andati all’estero.
Ho inziato a lavorare per l’Ufficio Europeo dei Brevetti, a Rijswijk, vicino all’Aja, all’inizio del 1992. Cercavano laureati in materie scientifiche con conoscenze linguistiche (le lingue ufficiali dell’Ufficio sono l’inglese, il francese ed il tedesco). Vista l’offerta economica (salario esentasse allineato a quello dei dipendenti dell’Unione Europea) e vista la situazione in Italia a quel tempo, non è stato difficile scegliere e sono quindi passato da “ingegnere progettista” a “esaminatore di brevetti” nel campo dell’elettronica. Siamo rimasti nei Paesi Bassi per dieci anni, dopo di che avevamo voglia di un cambiamento e ho chiesto di essere trasferito, sempre nell’ambito dell’Ufficio Europeo dei Brevetti, a Monaco di Baviera.
Infine l’Ufficio Brevetti a Monaco, ovviamente nel settore elettronico. Qui come si svolge la sua giornata lavorativa?
Quindi si passa ogni giorno davanti allo schemo, cercando documenti nelle banche dati, compilando rapporti sulle ricerche effettuate (che vengono pubblicati e sono a disposizione di tutti) scrivendo lettere in cui si invita l’inventore a modificare la pratica, organizzando le udienze in cui si discute direttamente il merito di un brevetto con il richiedente… Lavoro tecnico e di amministrazione, di ricerca e di servizio. Costante, ma non monotono, visto che sui nostri tavoli di esaminatori passano le domande di invenzione, quindi noi vediamo già adesso i prodotti che forse saranno sul mercato tra vari anni: lo strato avanzato della tecnologia.
Ritornare a casa in Piemonte. Un piacere? Una fatica? In questi tempi il dibattito sul posto fisso è uno dei temi caldi: potendo tornare indietro, avrebbe preferito una maggiore comodità, magari vicino a casa?
N.B.: Le immagini in questo servizio sono prese dalla rete e non hanno alcun riferimento al professionista intervistato.