La sera del 14 marzo 2012 le Lavanderie Ramone, locale fresco di inaugurazione e situato nel quartiere di San Salvario, hanno ospitato una esibizione dal vivodei torinesi Subsonica. Il locale porta avanti una curiosa tradizione tipica dei luoghi di ritrovo e cultura underground (e non solo) del capoluogo subalpino: un nome evocativo e strettamentelegato al passato industriale della città. Chi non conosce infatti la Drogheria, le Fonderie Limone o le ormai celeberrime Officine Grandi Riparazioni, teatro negli ultimi tempi di svariati eventi e persino di una trasmissione televisiva? Ècaratteristico della città, consapevole del suo passato ma ormai sicura e talvolta rassegnata alla svolta che il progressivo esodo della Fiat dal tessuto produttivo piemontese ha generato, giocare ad ingannare con l’ambiguità di questi nomi l’osservatore meno attento, che ancoraconcepisce Torino come grigio polodell’industria dell’automobile. Le Lavanderie Ramone si trovano in un quartiere a due passi dal mercato coperto di via Madama Cristina, molto più nota fino a poco tempo fa per la scarsa sicurezza delle sue strade che per la vitalità dei suoi locali. Area di forte immigrazione, San Salvario sta pian piano rivelandosi multiculturale, multirazziale ma integrata nel tessuto cittadino. Non è un caso se proprio di fronte alle Lavanderie si trovi Horas, il punto di ristoro take away famoso in città per la bontà dei suoi Kebab. Il locale è in questo senso un simbolo: testimonia un immigrazione produttiva e in grado di arricchire anche attraverso le proprie differenze, in questo caso in ambito gastronomico, la città. Ciò che è però concretamente caratteristico di Torino e delle abitudini sociali della sua gente, è stata la modalità con cui il concerto è stato organizzato. I Subsonica sono ormai affermati da anni a livello continentale e conosciuti dagli amanti della musica elettronica e non solo, eppure prima dell’inizio di ogni loro tour organizzano, in un locale della loro città, un “secret show”, ovvero un concerto gratuito a cui gli spettatori vengono invitati ad assistere per semplice passaparola. Un’illusione, penserà il lettore, in un’era dominata da facebook e twitter, dove la comunicazione corre veloce, inarrestabile. Eppure nulla è comparso riguardo all’evento prima che esso si svolgesse, né sui social network né altrove. La riservatezza torinese ha avuto la meglio e così sono state poco più di un centinaio (numero perfetto viste le dimensioni del locale) le persone che hanno affollato la piccola sala concerti delle Lavanderie Ramone, potendosi godere a pochi metri dal palco quasi due ore di esibizione dal vivo dei loro beniamini. Nell’epoca dei media rapidi, potenti e capillari, l’idea che un segreto possa rimanere tale, noto solo ad un numero limitato di persone, sottintende che nella mentalità di chi abita Torino sia insita una riservatezza che è rispetto per il prossimo, troppo spesso confusa per chiusura o falsità. Si è così soddisfatto il desiderio artistico e umano del gruppo di voler restare per una sera con i propri estimatori più vicini e irriducibili, quelli della prima ora. Come ai primordi si è tornati aconcerti fatti di poche persone, solamente tanta musica e tanta voglia di cambiare, innovare, inventare. Coloro che non hanno vissuto questa serata potrebbero leggere questa scelta in chiaveelitaria, ai limiti del settario; eppure si è tradotta nell’esatto opposto, pura comunicazione diretta e aperta tra l’artista e il suo pubblico, senza l’intervento delle case discografiche o delle televisioni, la cui presenza rende gli eventi un po’ meno genuini e un po’ più preparati, esposti dietro una ingombrante teca espositiva mediatica. La scaletta includeva tutto il meglio del repertorio Subsonica, dagli esordi fino all’ultimo album, da Onde Quadre, cavallo di battaglia dei primi live, a Istrice, singolo trainante del loro ultimo lavoro del 2011, Eden. È stato possibile ascoltare chicche che in concerto non venivano riproposte da anni, prodotte dai primi energetici album, affiancate a pezzi più maturi e melodici. Impossibile non percepire nei testi il legame viscerale dei Subsonica con la città di Torino. Dal 1997 (anno della loro prima uscita discografica) ad oggi, molto spesso le loro musiche sono diventate un colonna sonora del capoluogo subalpino, permeando con le loro note locali, lungofiumi, negozi; perché è impossibile che non si crei un legame tra un luogo e una canzone, soprattutto quando questa nasce dal vivere quotidiano. Muovendosi “Tra il fiume e i portici, già buio alle sei” (Istrice) e osservando il cielo su Torino, che nell’omonimo pezzo non è scenario ma personaggio attivo, i Subsonica raccontano sprazzi di vita ma anche sprazzi di una città, elegante talvolta ai limiti del malinconico, piena di energia ma sempre vivibile, più a misura d’uomo della metropoli che non dorme mai. A parte il piacere di assistere al concerto (da fan di vecchia data non era certo il primo, ma mai mi era capitato in un simile contesto dal sapore quasi casalingo), non ho potuto fare a meno di percepire che, nell’aria ormai primaverile di questa serata, si annusava tanto dello spirito di questa città. Torino vive i suoi eventi, dal piccolo concerto alla grande manifestazione, com’è stato per le olimpiadi invernali del 2006 o i 150 anni dell’unità d’Italia, con entusiasmo ma nel contempo con naturalezza, senza l’ossessione ad ogni appuntamento di dover apparire “l’ombelico del mondo”, ma con l’allegra consapevolezza di stare nel mezzo di qualche cosa di unico e irripetibile. Sempre rifuggendo il divismo isterico dei nostri tempi, i membri del gruppo, terminata l’esibizione dal vivo, si sono con molta semplicità concessi il piacere di bere qualcosa in mezzo ai propri ammiratori, al bar delle Lavanderie Ramone, chiacchierando e ascoltando il loro pubblico, fra amici. In quasi tutto il resto del mondo, inclusa gran parte dell’Italia, sarebbe forse stato impossibile mantenere un’atmosfera di partecipazione senza vederla degenerare in un marasma di cacciatori di autografi seriali e semplici curiosi, magari per nulla interessati ma sempre disposti a buttarsi nel mezzo, giusto per scacciare la noia. A Torino non mancano le caratteristiche per distinguersi. Nel bene, per fortuna.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla VI edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente