Storia e ospiti del Collegio Einaudi
di Oscar Borgogno
Chiamarlo Collegio potrebbe forse apparire riduttivo. Quello dedicato al matematico Renato Einaudi non è soltanto “l’ente collegiale privato laico più grande d’Italia”. Piuttosto potremmo definirlo come un’inesauribile fonte che da oltre settant’anni porta a Torino centinaia di giovani cervelli affamati di conoscenza.
Nel 1950 fu trasformata in Collegio Universitario e Renato Einaudi, che nel frattempo aveva abbandonato l’attività scientifica per dedicarsi totalmente a questa nuova sfida, ne divenne prima direttore e poi presidente. Prende così avvio la storia di un istituto che ha forgiato (e continua a forgiare) generazioni di studenti, molti dei quali destinati a distinguersi nella vita culturale ed economica italiana. Il Collegio infatti pare un luogo privilegiato per il
A partire dagli anni Cinquanta gli studenti che raggiungono Torino grazie ad una borsa di studio aumentano vertiginosamente. Sono “i ragazzi di via Po”, come li ha definiti Aldo Cazzullo: Umberto Eco, Furio Colombo, Gianni Vattimo, Claudio Magris, Edoardo Sanguineti e molti altri. “Giunsi all’Einaudi da Savona con il timore reverenziale di chi arriva dalla provincia”, racconta Francesco Profumo, ex Rettore del Politecnico di Torino ed ex Ministro dell’Istruzione. “La mia prima notte in Collegio fu tormentata: il letto nuovo, l’incertezza del giorno dopo e il sogno del primo esame”. Sensazioni comuni ad ogni nuova matricola.
Come i riti d’iniziazione per i nuovi arrivati, del resto. Il futuro mago dei sondaggi Nicola Piepoli, ad esempio, subì angherie di ogni sorta, mentre al futuro presidente dell’Inps Gianni Billia sfasciarono la stanza. “Se arrivavi ai tempi di Eco, ti facevano un mazzo così”, si vocifera ancora tra gli ex studenti del Collegio. Il ragazzo arrivato da
Ed è proprio questa la miscela che ha reso il Collegio un luogo di straordinari incontri culturali. Senza il tenace lavoro di Renato Einaudi, ad esempio, l’amicizia tra il giovane triestino Claudio Magris e il futuro storico Massimo Salvadori, cresciuto a Torre Pellice, probabilmente non sarebbe mai iniziata. “Al Collegio, riassume Magris, sono nati e rimasti rapporti di amicizia che sono ancora adesso legami essenziali, costitutivi della mia vita. Penso ad amici, di allora e ancor più di oggi: amici che vedo sovente, cui da Trieste telefono molto spesso, con i quali facciamo e progettiamo tante cose insieme”. Fa un certo effetto pensare che fu proprio uno di questi, lo storico
Torino era uno straordinario laboratorio culturale che permetteva agli studenti più promettenti di dar sfogo ai propri interessi. “Quei rapporti di amicizia si sono tradotti in tante iniziative comuni”,prosegue Magris. “In quegli anni, con quegli stessi amici, abbiamo intrapreso iniziative comuni, abbiamo fondato riviste e avviato progetti culturali; molti degli amici, che ho conosciuto quali compagni di università, sono stati anche miei colleghi professori, quando sono diventato prima assistente e poi professore ordinario di Letteratura Tedesca nella facoltà di Lettere. Una rete vitale e affettiva, in un certo senso, anche, ma indirettamente, professionale”.
Da quei lontani anni Cinquana intanto il Collegio continuò a crescere. Venne prima creata la sezione femminile di Via Maria Vittoria 39. “A noi sembrava l’harem negato”, lamenta Valentino Castellani, ospite del Collegio dal 1954 al 1957. “Una sede piena di ragazze, nella quale non si poteva entrare, aveva il fascino della proibizione”. Arrivarono poi le sezioni di Corso Lione 24 e di Via Bobbio 3, vicino alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico, e infine quella maschile di via Principe Amedeo 48 (oggi via delle Rosine 3). Fino ad arrivare ai giorni nostri, con gli attuali 775 posti nelle cinque sedi, ora miste, messe a disposizione ogni anno a studenti italiani e stranieri.
Nel frattempo lo storico edificio di via Galliari ha visto una nuova inaugurazione, settantasei anni dopo quella che diede inizio alla sua storia. Lavori per 6 milioni e mezzo di euro, cui hanno contribuito le Fondazioni San Paolo e Crt, “Un milione dei quali è stato destinato a contenere i consumi energetici dell’edificio”, spiega il presidente del Collegio e professore del Politecnico, Donato Firrao. “In particolare diminuiranno del trenta per cento i consumi idrici e le emissioni di anidride carbonica, grazie ad un sistema di pannelli fotovoltaici”. I lavori s’inseriscono in un programma di riqualificazione di tutte le sedi del Collegio: già ammodernate a inizio anni Duemila le sezioni San Paolo e Crocetta, ancora in attesa quella di via delle Rosine.
Nell’estate 2014 sarà poi riaperta la sezione Po, in pieno centro: “Il cantiere, ha annunciato il direttore Andrea Fabbri, è il più complesso ed economicamente più impegnativo per importi e complessità della struttura, poiché
Oltre alle lezioni universitarie inoltre gli studenti possono seguire corsi linguistici (dal cinese al tedesco, passando per l’inglese e il francese), prender parte al coro musicale, a conferenze e incontri (spesso insieme ad ex collegiali, come Claudio Magris nel 2011), collaborazioni con aziende e seminari per avviare nuove start-up giovanili.
I risultati naturalmente non mancano: l’eccellenza continua ad essere una costante anche nei risultati. Degli studenti che terminano i propri studi, il 42% vanta un 110 e lode al Politecnico, e il 44% all’Università. Non soltanto un ente abitativo quindi, ma un ottimo luogo per preparare al meglio il futuro di ogni studente: “lo consiglierei a chiunque, ha suggerito Umberto Eco, perché non ti limiti a conoscere quello che devi studiare nel tuo campo, ma scambi esperienze con ingegneri, medici, matematici e così via. Inoltre è una scuoladi socializzazione e, considerando che per starci devi mantenere una buona media, hai a che fare con amici tutti di un certo livello intellettuale, il che non è sfida da poco”.