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La battaglia della Marsaglia – di Francesca Torregiani

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Le rievocazioni stroriche come strumento di divulgazione culturale

di Francesca Torregiani

Il 2013 ha celebrato una doppia ricorrenza: il 320° anniversario della Battaglia della Marsaglia e il centenario della posa della Croce Barone; due avvenimenti che hanno segnato in maniera indelebile la storia del Ducato di Savoia e in particolare i territori delle Valli Chisone, Susa e Sangone e dei paesi della pianura Pinerolese e Torinese.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e il Comune di Volvera hanno patrocinato la mostra itinerante dal titolo Dalla Battaglia della Marsaglia al Centenario della Croce Barone, ospitata nel corso del 2013 dai paesi coinvolti nelle vicende storiche di cui tratta. La mostra si articola in quattro sezioni tematiche che ripercorrono le diverse tappe della storia, a partire dal 1693, data della Battaglia della Marsaglia, per proseguire nel 1913, data della posa della Croce Barone e concludendosi nel 2013 attraverso un’accurata ricerca storica.
Nelle prime due sezioni l’attenzione si concentra sul pregevole lavoro di venti pittori che, attraverso la realizzazione di altrettanti quadri, consentono di immaginare gli avvenimenti più significativi della battaglia: sembra di udire le urla di carica dei soldati, di sentire l’odore della polvere da sparo e di vedere la nebbia che cala inghiottendo gli accampamenti militari.
La sezione dedicata alla ricerca storica presenta libri, mappe, medaglie e documenti inediti, in particolare una mappa datata 1693.
L’ultima sezione si occupa della rievocazione storica e a quanto realizzato nel corso degli anni per valorizzare l’evento, non solo come spettacolo e iniziativa di aggregazione comunitaria, ma soprattutto quale veicolo di profondi spunti di riflessione sulla storia: mai solo passato, ma grande presente, ispiratrice di valori, vita della memoria e maestra della vita.
In un’epoca in cui tutto sembra ormai scoperto e facilmente fruibile, in cui siamo proiettati verso il futuro, la ricerca storica non cessa di esistere, ma si trasforma evolvendosi, facilitata dalle nuove tecnologie: la possibilità di accedere contemporaneamente a disparate fonti permette di allargare la visione di insieme, di rispondere a domande, porne di nuove, poiché come sosteneva Hegel, “Quando consideriamo la storia come un simile mattatoio, in cui sono state condotte al sacrificio la fortuna dei popoli, la sapienza degli stati e la virtù degli individui, il pensiero giunge di necessità anche a chiedersi in vantaggio di chi, e di quale finalità ultima, siano stati compiuti così enormi sacrifici”.
La Battaglia della Marsaglia, anche conosciuta come Battaglia di Orbassano, fu uno degli episodi principali della Guerra della Grande Alleanza, scoppiata in Europa tra il 1688 ed il 1697.
Il conflitto vide schierati da un lato la Francia, impegnata nei progetti espansionistici di Luigi XIV, e dall’altro le potenze europee della Grande Alleanza guidate dal Principe d’Orange; a partire dal 1690 anche il Duca Vittorio Amedeo II vi aderì con il Ducato di Savoia, avendo ricevuto molte promesse, in particolare, la nomina a “Generalissimo” dell’esercito alleato in Italia: “Da lungo tempo mi trattavano come vassallo, ora mi trattano come paggio; è venuto il tempo di mostrarmi principe libero ed onorato”. Queste le sue parole alla vigilia degli scontri.
Intanto, Nicolas Catinat, appena nominato Maresciallo di Francia, si portò con le sue truppe in alta Val Chisone acquartierandosi sopra Fenestrelle, là dove l’Alpe di Pra Catinat sta ancora a ricordarne il passaggio. Da qui, alla testa di un esercito di oltre 35.000 uomini, aggirò i piemontesi e scese sulla Val di Susa, razziando e distruggendo Susa, Avigliana, Venaria. Catinat, forte della superiorità numerica, si era ormai saldamente incuneato allo sbocco della Val Sangone, da dove poteva controllare con strategica facilità l’avanzata dell’esercito alleato. L’armata agli ordini di Vittorio Amedeo era quanto di più eterogeneo si potesse immaginare: milizie provenienti da tutte le regioni d’Europa, in testa le truppe sabaude, a cui si affiancavano battaglioni imperiali spagnoli, soldati lombardi, compagnie di mercenari svizzeri, truppe bavaresi e dei principati tedeschi.
Fra il 2 e il 3 ottobre 1693 le due armate giunsero a fronteggiarsi nella pianura che si estende tra il torrente Chisola, Volvera, Bruino e i contrafforti del monte San Giorgio di Piossasco. All’alba di domenica 4 ottobre, tra rullare dei tamburi, squilli di trombe e ordini militari gridati in tutte le lingue d’Europa, gli eserciti iniziarono a posizionarsi su un fronte di quattro chilometri. In tale occasione si distinse, per impeto e coraggio, il Reggimento dei Dragoni Rossi di Sua Altezza Reale, schierato in prima linea sull’ala destra. Sul campo rimase un cospicuo numero di caduti. Al termine dei combattimenti il maresciallo Catinat occupò il Castelletto della Marsaglia, tuttora esistente e situato ad alcuni chilometri dal centro dello scontro. La relazione di guerra stilata per Luigi XIV da questo luogo fisserà anche il nome con cui sarà ricordata la battaglia.
Dodicimila morti: qualcuno venne caritatevolmente seppellito sul posto, ma dodicimila erano tanti. I campi non poterono più essere coltivati per mesi e mesi, e la zona generò timori e leggende. Negli archivi di Volvera si conserva una mappa catastale della metà del XVIII secolo fra parcelle ben delineate di terreni e comprensori si nota uno scheletro ghignante. I indossa un tricorno, impugna una sciabola e un moschetto; per terra una pistola e due cartigli: Pro defunctis militibus exorate e  Mori probi praeci est. In pratica, lo scheletro di un soldato armato indica il punto in cui furono seppelliti quei dodicimila uomini.
Cosa resta di quella terribile battaglia? Poco o nulla. Un grande impianto industriale è sorto proprio nel cuore del campo di battaglia, insieme a due discariche. Le fosse comuni sono state cancellate e trecento anni di arature hanno poi fatto il resto.
Nel 1913, per opera di un Comitato presieduto dal Generale Lodovico Laderchi, fu collocata la maestosa “Croce Barone” nella piana al centro degli scontri, dove si legge con commozione victis et victoribus in Deo resurrecturis.
Tutelare, valorizzare e diffondere un patrimonio storico che, nato negli stati sabaudi, è poi divenuto un valore culturale di tutti; raccontare la Storia con un linguaggio semplice e alla portata di chiunque, animando la rappresentazione con momenti di spettacolo che coinvolgano direttamente il pubblico: ecco lo scopo il senso della mostra.
Sin dal 1996, inoltre, il Comune di Volvera organizza la rievocazione storica della Battaglia della Marsaglia, ogni anno con modalità differenti. Volvera e i comuni limitrofi hanno lavorato bene migliorando costantemente la qualità della manifestazione, che ora è un evento rinomato. Dalla ricostruzione accurata della vita in un  accampamento militare, di armi e uniformi, a speciali annulli filatelici. Senza dimenticare le golosità inventate ad hoc, come i “Marsagliotti”, i cioccolatini della Marsaglia. Occasioni che non sono solo folklore e ricostruzione pittoresca e approssimativa, ma vere riscoperte del passato frutto di accurata ricerca storica e documentazione approfondita, non ispirati da nostalgia ma dall’intento di divulgare, valorizzare e trasmettere la conoscenza delle tradizioni culturali locali.   

Questo articolo ha ricevuto una menzione d’onore alla settima edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura, Storia e Ambiente

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