Rigenerazione urbana sotto la Mole
di Mariella Capparelli
Le connota una forte attenzione verso le famiglie e i bambini, ma non solo, e diventano luogo di attrazione di neo mamme (o prossime al ruolo), che cercano momenti di socializzazione e occasioni di condivisione, per colmare i vuoti di alcune giornate, soprattutto invernali. Attirano artisti, giovani e meno giovani, che nelle Case trovano il loro luogo espressivo ed espositivo. Ma calamitano anche semplici fruitori di socialità: gente comune che vuole solo incontrare altra gente; circolare in libertà, prendere un caffè, consumare un pasto e informarsi o formarsi in un ambiente quanto più familiare possibile.
Il fenomeno delle Case del Quartiere mette radici a Torino già nel 2007, con l’apertura della prima Casa, Cascina Roccafranca, in Via Rubino 45, zona Mirafiori nord, per poi procedere velocemente con la duplicazione del modello in altri quartieri, per lo più periferici. I progetti sono sostenuti in prevalenza dalle istituzioni pubbliche (Comune e Circoscrizioni), talvolta dalle fondazioni bancarie e in ogni caso dalle associazioni e dai cittadini.
Così, mentre le periferie conquistano un loro spazio centrale, nella quotidianità delle persone che ci vivono e non solo, cresce il senso di appartenenza al territorio e con esso la responsabilità sociale nei confronti del proprio quartiere. È il caso del Barrito di Via Tepice 23, quartiere Nizza Millefonti, o della CdQ Vallette, di Piazza Montale 18, nata nel 2013, o ancora di Bossoli 83 (via e numero civico le danno il nome), negli spazi di Hiroshima Mon Amour o, per finire la Casa Nel Parco di Via Panetti 1, zona Artom.
Le case proliferano fino a diventare più numerose delle circoscrizioni che le promuovono; fino ad evolversi in rete (con il progetto Di Casa in Casa, vincendo il concorso Che fare di 100 mila euro) e fino a riguardare non solo i quartieri più periferici alla ricerca di un riscatto e un’identità, ma pure i territori maggiormente integrati e benestanti, come quello del Centro e della Crocetta: pensiamo alla Casa del Quartiere Crocetta, di Via Dego 6, e alla recentissima apertura – fine settembre 2014 – dell’undicesima Casa a Torino: il Centro San Liborio, FabLab Pavone, di Via Bellezia, 19. La neonata delle Case del Quartiere.
L’innovazione è senz’altro rappresentata dal Laboratorio di Artigianato Digitale, FabLab Pavone che, come evidenzia la Presidente dell’Associazione Sicurezza e Lavoro Loredana Polito, “è probabilmente uno dei più promettenti sbocchi per il nostro futuro. L’idea è quella di creare una vera e propria comunità di Makers, che potranno fruire di quegli strumenti, come la Stampante 3D Pavone Uno, che essi stessi hanno creato e costruito”.
Lo spazio che il Comune di Torino ha messo a disposizione del Centro, tramite bando pubblico, non è dei più grandi e ben evidenzia come quella di affiancare alle attività culturali e ricreative già avviate anche un FabLab non sia certo una scelta di tipo logistico, ma di pura vocazione. Una sorta di naturale evoluzione delle Case del Quartiere, che insieme alle attività strettamente culturali, come quelle teatrali, letterarie e musicali, si preoccupa di individuare dei varchi anche di tipo lavorativo. Una buona occasione per le piccole medie imprese di fronteggiare gli ostacoli della crisi, con una Ricerca e Sviluppo che sfrutta la creatività dal basso e i costi ridotti al minimo, grazie all’apertura e alla condivisione delle conoscenze.
Ci sono, inoltre, dei Laboratori Teatrali, di Arte e di Riciclo (il Trash-Design); dei corsi di Bridge o ancora di Italiano per stranieri. La struttura, infatti, sorge proprio a fianco alle residenze universitarie dell’Edisu. “Un corso di italiano per gli studenti stranieri ci sembra perfettamente in linea con la forte volontà di dialogo che abbiamo avviato e intendiamo incrementare con le persone e le istituzioni presenti nel nostro quartiere”sostiene Massimo Chionetti, componente del centro di Via Bellezia e vice presidente della compagnia teatrale Thealtro. “Per il futuro prossimo stiamo valutando di interagire con le librerie della zona, per organizzare incontri con gli autori e passeggiate letterarie, nei luoghi che hanno ispirato scrittori e poeti autoctoni o di passaggio nella nostra città”.
Così, l’idea di aggregazione con le altre istituzioni presenti, o esercizi commerciali è già incalzante, come necessario sarà il dialogo e l’arricchimento reciproco con le altre Case del Quartiere già costituite in rete.
A noi, invece, non resta che intraprendere il tour di queste strutture che si manifestano come incubatori di idee. Spazi in costruzione, in divenire, nei quali ciascuno può entrare liberamente, come a casa, e partecipare con le proprie conoscenze e la propria azione. Il tutto, in genere, è a costo zero o davvero accessibile. Il che, in tempo di crisi, non è niente male!