Da protesta studentesca a lavoro per la comunità
Oscar Borgogno
Ogni settimana centinaia di persone vi mettono piede per partecipare a incontri, laboratori teatrali e musicali, per ricevere consigli lavorativi e fiscali, ascoltare un concerto o ballare in serate spettacolo che, inventate alle Officine, sono ormai un cult in tutta Italia (Sweet Life Society o Avanzi di Balera).
Il prossimo settembre si festeggeranno i cinque anni dall’apertura di questo spazio nato dall’intraprendenza e dall’inventiva che soltanto dei giovani universitari potevano avere. Quanti però conoscono le ragioni per cui un tale aggregato di cultura e attività sociali sia potuto sbocciare?
Nel 2008 l’Università italiana era in preda a proteste e manifestazioni molto intense. Un’intera generazione, quella nata tra gli anni ’80 e ’90, manifestava la propria rabbia contro una riforma scolastica che sentiva sbagliata e più in generale contro una politica che stava perdendo il contatto con la realtà. Fu da questo insieme di delusioni e voglia di riprendersi la lotta politica che presero vita le manifestazioni dell’Onda. Torino, come sempre, fu uno dei centri più vitali.
Il Laboratorio aveva però bisogno di un porto sicuro per organizzare e dare vita a tutte le idee che si stavano sviluppando. Dopo una rapida rassegna la scelta cadde su un ex immobile industriale di proprietà dell’Atc (ora passato al Comune) in via Pallavicino e si riuscì a trovare un accordo per prendere in locazione lo spazio. Dopo pochi mesi, a settembre 2010 le Officine Corsare aprivano i battenti a Torino come circolo Arci. “Volevamo fornire un’alternativa non soltanto in termini politici, prosegue Aimar, ma in ogni nostra attività”. Ed è così che, con il passare dei mesi, le Officine sono diventate un luogo in cui sono germogliati una miriade di progetti diversi. “Sono molte le anime delle Officine”, spiega Aimar. “Chi vive lo spazio soprattutto come un luogo e una seconda casa, chi come laboratorio di produzione artistica e culturale, chi come spazio per realizzare attività utili alla comunità e un’anima più politica che si batte all’insegna dei beni comuni”. In quasi cinque anni di vita ognuna di queste vocazioni è stata coltivata dai ragazzi delle Officine.
I ragazzi del Laboratorio Corsaro sono anche ben consapevoli delle difficoltà lavorative che la loro generazione deve affrontare. “Da anni ci occupiamo di precarietà, spiegano, perché ne viviamo ogni giorno le mille difficoltà e crediamo che la risposta debba essere collettiva”. Sulla spinta di queste motivazioni è nato il progetto “Storie Precarie”: uno sportello di assistenza fiscale e lavorativa per aiutare precari, lavoratori autonomi e parasubordinati ad orientarsi sul mercato del lavoro. “Oltre a fornire un aiuto concreto, stiamo creando un database per raccogliere le storie della precarietà quotidiana, spiegano i coordinatori, per metterle a disposizione di chi voglia attingervi e per raccontarle”.
In tutti questi anni d’intenso lavoro non sono certo mancate le difficoltà e le tensioni, come quando nel 2011 il gruppo originario subì una scissione che portò all’uscita di quasi la metà dei partecipanti. O i problemi legati ad un’organizzazione non professionale di un luogo tanto complesso. L’idea originaria era utilizzare il bar e la ristorazione per finanziare i progetti sociali. “La gestione economica dello spazio è molto gravosa”, spiega Aimar. “Quando abbiamo iniziato nessuno di noi immaginava che gli impegni logistici sarebbero stati così gravosi da assorbire quasi tutto il nostro tempo”. Col perenne rischio di perdere di vista, a causa delle contingenze organizzative, gli obiettivi per cui le Officine erano nate. “Col tempo abbiamo imparato a darci un’organizzazione più definita anche nei processi decisionali che inizialmente erano dominati da un forte spirito assembleare”. Il Laboratorio è ora retto da un presidente, un direttivo e un’assemblea che si riunisce regolarmente.
Per i corsari torinesi sembrano ormai finiti i tempi della navigazione a vista.