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A JE BURRNESHE! di Paola Favoino – 29 settembre – 29 ottobre 2016

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A JE BURRNESHE!
di Paola Favoino
29 settembre – 29 ottobre 2016
Torino, Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

Una burrnesh (plurale burrneshe), detta anche vergine giurata, è una donna di un paese balcanico, in genere l’Albania settentrionale oppure il Kosovo o il Montenegro, che assumendo i panni di un uomo viene considerata come tale nella società e riconosciuta dal diritto tradizionale di quei luoghi, il Kanun. In sostanza il Kanun riconosce alle donne che scelgono lo stato di burrnesh di acquisire gli stessi diritti e doveri giuridici che tradizionalmente, nelle società patriarcali, vengono attribuiti alle figure maschili.
Nella società albanese di un tempo, una donna non aveva il diritto di vivere da sola. Per poterlo fare comunque, aveva in alcuni casi la possibilità di modificare il proprio status davanti alla gente del paese, sottoponendosi ad una cerimonia in presenza degli uomini più influenti del villaggio (in genere 12 uomini anziani). Durante la cerimonia, era prevista una vestizione ed il taglio di capelli. La ragazza doveva fare voto di castità.
favoinoSi ipotizza che la scelta di diventare burrnesh spesso fosse dettata da necessità familiari legate alla scomparsa di un capofamiglia. In mancanza di un erede maschio la necessità di non disperdere il patrimonio poteva portare alcune donne ad assumere su di sé la responsabilità del ruolo maschile proprio attraverso il giuramento di conversione. Ma le ragioni potevano essere molteplici: mancanza di figli maschi in famiglia, morte di componenti maschi in famiglia, rifiuto di un matrimonio da parte della ragazza, lesbismo non dichiarato.
Anche se non è più praticata nei paesi di lingua albanese, vivono in quella zona ancora parecchie burrneshe anziane. Il progetto fotografico (e successivo cortometraggio) di Paola Favoino nasce in seguito ai suoi numerosi viaggi in Albania che l’hanno portata a conoscere, nel 2010, la prima burrnesh che si chiama Gjin e ha più di 80 anni. Di lei, Paola racconta: “Gjin non sembra sorpresa della mia visita, anzi mi accoglie con una grande sorriso e mi abbraccia con calore. È vispa e piena di energie. Alla sua età si dedica ancora alla campagna ed è il capofamiglia”.
Non tutte hanno accettato di essere fotografate; di tutte però Paola ricorda la storia, sempre diversa: “In alcuni casi mi ha attratto in loro la maschera, tanto pesante che ad uno sguardo attento quasi non reggeva, in altri casi la cura con cui il tempo aveva fatto coincidere la persona con il personaggio”.
Le protagoniste di questi scatti sono alcune vergini giurate che hanno compiuto questo sacrificio per ragioni diverse e che oggi vivono la loro condizione di “uomo” in modi totalmente diversi. La cosa che le accomuna è la loro solitudine perché nonostante siano rispettate come “uomini d’onore” e vivano circondate da parenti e amici, la loro scelta di libertà è costata loro cara perché il loro essere burrneshe le rende inesorabilmente “diverse”, sia dagli uomini che dalle donne.
A Je Burrneshe! è il saluto che ci si rivolge ancora oggi tra donne per farsi coraggio l’una con l’altra. Da qui il titolo del progetto fotografico e della mostra, nella quale sono esposti una quindicina di scatti realizzati in modalità analogica a partire dal 2010 e stampati dalla stessa Favoino e la proiezione del cortometraggio per tutta la durata della mostra.
Raffaella De Chirico Arte Contemporanea – Via Giolitti 52-Via della Rocca 19, Torino
Orario: Da martedì a sabato 11-19, in altri giorni e orari su appuntamento
Ingresso libero

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