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Italo Pacchioni, genio (quasi) dimenticato – di Giuseppe Cornelli

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Italo Pacchioni, inventore del cinema italiano
di Giuseppe Cornelli

Molti potrebbero essere portati a pensare che il cinema italiano sia nato a Roma o Milano. Pochi sanno come effettivamente e storicamente siano andate davvero le cose.
Il primato riguardante la nascita del cinema è tutto piemontese o, per meglio dire, torinese. Nel nostro capoluogo, infatti, fu proiettato nell’ormai lontano 1896 il primo film della storia italiana. Beninteso che “film” probabilmente è una parola un po’ azzardata per l’epoca, in quanto il cinematografo e la filmografia erano realtà soltanto agli albori e pochi, pochissimi, anni erano passati dalla prima locomotiva proiettata su un grande schermo dai noti fratelli Lumiére. 

L’affascinante e mistico avvenimento al quale assistono i torinesi nel marzo del 1896 deve aver lasciato la meraviglia nei loro occhi, nonché una sensazione di paura e sgomento per quelle immagini che, misteriosamente animate, iniziano per qualche strana ragione a prendere vita. All’interno dei locali dell’ex Ospizio di Carità, sito in via Po 33 e attuale Palazzo degli Stemmi, tale magia si compie: viene proiettato il primo film in assoluto d’Italia ad una ristretta cerchia di persone facenti parte dell’allora élite torinese.
Ma chi è l’artefice di tale evento? Chi è davvero il padre del cinema italiano?
Il suo nome, forse oggi un po’ in ombra e dimenticato, è Italo Pacchioni. Conosciuto e stimato per essere colui che filmò i funerali di Giuseppe Verdi nel 1901, in pochi conoscono la vicenda del primo cortometraggio italiano.
All’inizio del 1896, cioè tre mesi prima dell’opera di Pacchioni, le cosiddette “fotografie animate” sono state viste in un solo luogo del pianeta: Parigi. È proprio qui che i fratelli Lumiére danno vita a quello che sarebbe poi diventato il cinema moderno come noi tutto lo conosciamo.
Il Pacchioni, assistendo esterrefatto ad una delle proiezioni dei fratelli transalpini, tenta invano di ottenere i progetti di una delle macchine da presa dei Lumiére, comprensibilmente restii a fornire segreti sulle loro invenzioni, comprendendo sin da subito l’enorme potenziale e l’immane portata della loro “macchina animatrice”.
Il fotografo di professione Pacchioni tuttavia non si dà per vinto e, tornato in Italia, a Milano inizia subito da sé numerosi tentavi per “far vivere” le sue foto: la cosa stupefacente è che inizia a costruire delle macchine solo in base a quella vista in Francia (pensiamo oggi cosa vorrebbe dire costruire un elettrodomestico solo guardandolo).
Il nostro Pacchioni può così essere considerato come il secondo inventore, dopo i fratelli Lumiére, del cinematografo. Egli non solo crea un apparecchio di questo tipo pressoché dal nulla, ma vi apporta alcune migliorie, prima tra le quali il fatto di poter far scorrere due pellicole affiancate e sincronizzate: tale accorgimento viene usato per tutto il periodo d’oro di affermazione del cinema in Italia prima, a Hollywood poi.

Fotogramma da “Il finto storpio”

Di lì a poco, forse ignaro della portata del suo operato, porta a termine la sua prima opera. Anzi, è il caso di dire la prima opera in assoluto del cinema nazionale, Il finto storpio, della notevole durata per l’epoca di quarantatré secondi, girato all’interno dei cortili del Castello Sforzesco di Milano.
Il film mostra (non bene inquadrato per la verità) un ragazzino che fingendosi storpio chiede l’elemosina ai numerosi passanti, ben visibili in primo piano e ben vestiti, ma ben presto viene smascherato. All’epoca veniva considerato un filmato molto divertente. Forse quello che più impressiona è vedere un palazzo storico di elevatissimo significato storico-culturale in un filmato, seppur di bassa qualità e seppur per pochi secondi, di più di un secolo fa.
Il finto storpio è l’unico film di finzione realizzato da Pacchioni, in quanto le altre sue opere riprendono scene di vita reale: un treno che arriva in stazione, un ballo in occasione di una festa di famiglia e così via.
Seppur in modo del tutto pioneristico e innovativo, è questo il primo film italiano. A chi lo vede con occhi moderni, risaltano subito evidenti i limiti tecnici ed artistici; ma immaginiamo di non aver mai visto niente del genere, in un contesto in cui l’intrattenimento prevalente è rappresentato dal teatro e dalle fotografie statiche.
Ed infatti la meraviglia negli occhi di quei pochi fortunati che assistono al filmato di Pacchioni per la prima volta si diffonde in breve tempo in città: ad inizio novembre dello stesso anno, infatti, viene proiettato Il finto storpio per un pubblico pagante. È nato il cinema italiano come lo conosciamo oggi: le odierne multisala e le moderne animazioni 3D sono paragonabili a lontani nipoti del “finto storpio”.
Pacchioni, ormai celebre e famoso, inizia a girare in tutta Italia con la sua invenzione proponendo le sue opere cinematografiche, tra le quali ricordiamo Arrivo del treno alla stazione di Milano, Ballo in famiglia e La battaglia di neve. Ovviamente questi primi filmati di pochi secondi, talvolta minuti, sono muti: la musica di sottofondo ed accompagnamento è suonata dal vivo, talvolta improvvisando.
La vicenda di Pacchioni non è solamente una pietra miliare nella storia del capoluogo piemontese o una semplice curiosità da conoscere per qualche cultore della storia del cinema, ma è molto di più: nonostante i fratelli Lumiére fossero diventati ormai noti a livello internazionale, nei primi decenni del ‘900 si assiste al periodo aureo della storia cinematografica italiana con più di cinquecento tra filmati, documentari e cortometraggi realizzati nella sola Torino.
E non dimentichiamo che il ruolo pionieristico di Torino porta ad altri due primati semisconosciuti: la città vede nascere nel 1971 il Romano, il primo cinema d’essai, e nel 1983 l’Eliseo, il primo cinema multisala nazionale.

Questo articolo ha ricevuto una menzione d’onore alla X edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura

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