La rinascita dei borghi montani cuneesi
di Federica Liparoti
“Il vento fa il suo giro. E ogni cosa prima o poi ritorna” recita un antico proverbio di Ostana, un paesino di montagna nel Cuneese. E, forse, è proprio in queste parole a essere racchiusa l’essenza del destino di questo borgo.
A differenza di altre borgate vicine, la speculazione edilizia non aveva aggredito Ostana, “perciò abbiamo puntato subito sul recupero delle antiche abitazioni”, continua Lombardo. “Impedimmo la costruzione di nuovi edifici. Abbiamo invitato i proprietari a ristrutturare le case seguendo poche ma precise regole: l’uso dei materiali tradizionali, pietra e legno, il rispetto delle forme architettoniche alpine. E così, in questi anni la ristrutturazione ha coinvolto due terzi dei cinquecento edifici totali”.
Pian piano i giovani iniziano a tornare in quei luoghi. In tanti – fra i nipoti di chi era emigrato – cominciano a guardare alla montagna come a un’opportunità. Aprono due ristoranti, un rifugio, un agriturismo. C’è l’archeologo che in paese fa il muratore e la biologa che ha avviato l’azienda agricola “L’Orto di Ostana”, dove coltiva verdure biologiche e piante officinali.
L’inventiva non manca. Quest’estate il sindaco ha messo in vendita un’intera frazione del piccolo comune, una ventina di casette a quota 1.600 metri. “Base d’asta? Centoventimila euro” chiarisce Lombardo. “Abbiamo ricevuto manifestazioni d’interesse dagli Stati Uniti e dalla Malesia ma ad aggiudicarsi la borgata Ambornetti è stata una cordata di imprenditori piemontesi”.
A capo dell’operazione Carlo Ferraro, classe 1975, di Saluzzo, imprenditore e titolare di una ditta metalmeccanica. Qualche anno fa con degli amici ha dato vita a una società che sviluppa tecnologie per il trattamento dei rifiuti liquidi e solidi in piccoli villaggi. Proprio come quello appena acquistato. “La borgata diventerà un albergo diffuso ed ecosostenibile”, spiega Ferraro. “L‘insediamento non è collegato alla rete idrica né a quella elettrica. Questo ci consentirà di testare i nostri dispositivi per lo smaltimento dei rifiuti e per l’approvvigionamento di acqua e luce delle abitazioni”.
Chi ritorna non è un sognatore romantico che vuole vivere come i propri avi. In montagna porta qualcosa di nuovo. E infatti, “tornare non è un movimento all’indietro. Suggerisce un lavoro preliminare in avanti di natura mentale, culturale, cui educarsi. Significa rivolgere ai luoghi uno sguardo nuovo, nel senso di riguardarli e insieme di averne riguardo. Tanto più in questa fase di crisi del nostro modello di sviluppo e di abbandono di intere aree del lavoro”.
Agricoltura che sempre più sta diventando un’attività innovativa e uscendo dalla tradizionale rappresentazione di marginalità. Nel 2016 in Piemonte, segnala Coldiretti, i titolari di impresa agricola con meno di 40 anni sono aumentati di oltre il 20% rispetto all’anno precedente. Un dato che sottolinea come l’agricoltura sappia, da un lato, dare prospettive di futuro ai giovani e dall’altro, salvare i terreni di montagna dall’incuria, dal degrado e persino dalle frane.
Elementi tanto preziosi che la fondazione Nuto Revelli di Cuneo ha deciso di valorizzare, avviando una vera e propria “Scuola del Ritorno” tesa ad animare il riuso dei borghi e dei comuni abbandonati. Perché tornare in montagna è anche un lavoro concreto, operativo. Così è nata la scuola, con l’obiettivo di mettere in comune esperienze e di valorizzare i saperi piemontesi del passato, declinati però al futuro.
I corsi si tengono a Paraloup, un alpeggio di montagna in provincia di Cuneo, immerso nei boschi e intriso di storia e valore civile: nel 1943 la prima banda partigiana di Giustizia e Libertà si insediò proprio qui, nella borgata più alta del comune di Rittana, 1.360 metri in Valle Stura. Dopo anni di abbandono e spopolamento, nel 2013 la fondazione dedicata allo scrittore piemontese de L’anello Forte ha deciso di ristrutturare gli edifici in modo ecosostenibile, trasformandoli in museo e strutture ricettive.
Un passo concreto perché la fiaba bucolica del “ritorno alla montagna”, da Ostana a Paraloup, con gli strumenti normativi e fiscali adeguati, non rimanga soltanto una favola bella.
Questo articolo ha vinto la X edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia, Turismo, Ambiente