Contemporaneità, tradizione e significato del tempio di San Secondo di Pinerolo
di Emanuele Genre
Esempi di edifici ideati da architetti famosi non si incontrano solo nei grandi centri urbani, ma a volte sono nascosti
La Chiesa valdese si è contraddistinta sin dalle origini per il sistema con cui vengono prese le decisioni, le quali non
A San Secondo, la volontà di costruire un tempio valdese emerse pochi decenni dopo il trasferimento, ai primi del Novecento, di molti fedeli dalle comunità delle vallate verso le zone pianeggianti. Così la Tavola Valdese pubblicò il bando di concorso aperto a tutti gli architetti e ingegneri evangelici iscritti ai rispettivi albi professionali chiedendo loro di presentare piante, prospetti e sezioni del futuro tempio.
Tali pregi emersero in modo piuttosto evidente nella relazione consegnata da König e colleghi unitamente ai disegni del tempio, nella quale essi descrivevano il loro progetto alla luce di alcune considerazioni. Uno dei punti di partenza della loro proposta erano infatti gli elementi caratterizzanti la liturgia valdese, che in qualche misura influivano sulla progettazione di un edificio religioso; questi vennero individuati nell’assemblea dei fedeli, nella Cena del Signore e nel ruolo degli anziani di chiesa e dei diaconi, tutti soggetti o celebrazioni che necessitavano di una loro collocazione precisa all’interno dell’edificio.
Per quanto riguarda invece i modelli da cui trarre spunto, i tre progettisti scelsero di lasciarsi ispirare dalle radici dell’architettura valdese espresse nel tempio del Ciabas, che con il suo stile spoglio ed essenziale rappresentava il luogo di culto protestante per eccellenza. L’edificio, situato in un ramo laterale della Val Pellice, presentava una caratteristica poi ripresa dai progettisti fiorentini: la predominanza della dimensione orizzontale, che ribalta l’dea di una chiesa gotica, ponendo invece al centro dell’attenzione gli uomini, ossia l’assemblea dei fedeli, in mezzo ai quali Dio è sceso.
Altro elemento che venne valutato attentamente dai progettisti fu il sagrato, la cui formazione era suggerita in modo naturale dalle caratteristiche del sito a disposizione, ma che essi seppero porre in risalto motivando tale scelta. Nella relazione descrittiva allegata ai disegni, i fiorentini rivendicarono infatti l’importanza di un tale spazio antistante il tempio, sostenendo che secondo loro le chiese valdesi erano ancora (e lo sono tuttora) delle comunità di fedeli e che perciò, come avveniva nelle chiese romaniche, avevano bisogno di un luogo in cui ritrovarsi dopo il culto. Il sagrato era dunque adatto a ricoprire questo ruolo, e permetteva inoltre di trasferire la sensazione di raccoglimento all’esterno, in un luogo non del tutto pubblico in cui il ministro poteva incontrare i fedeli. Ugualmente, grande attenzione venne posta dal gruppo di lavoro al campanile, anch’esso inteso dai tre progettisti come elemento di collegamento, in questo caso legame tra la comunità di fedeli sparsa sul territorio e il suo luogo di raccolta, e simbolica propensione verso l’alto.
König seppe cogliere la concezione che i valdesi hanno dei loro luoghi di culto, non relegandola tuttavia alle forme della tradizione, ma interpretandola alla luce della contemporaneità e delle caratteristiche architettoniche di San Secondo.
A ben vedere, ancor più dei progettisti, furono proprio i fedeli la vera anima del progetto: loro si attivarono per la costituzione della Chiesa di San Secondo, seppero accettare un edificio dal disegno piuttosto ardito, furono pronti a collaborare in prima persona alla realizzazione del tempio, si organizzarono per coprire la richiesta economica… e in ultima analisi sono proprio loro a tenere viva la Chiesa ancora oggi.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla X edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura