I giganti di Vinadio
Battista e Paolo Ugo, dalle Alpi al Circo Barnum
di Manuela Vetrano
Nel 1932 uscì nelle sale cinematografiche americane Freaks, diretto dal regista Tod Browning. Nonostante oggi sia ritenuto un cult movie, questo film non ebbe vita facile agli inizi. Venne criticato, tagliato e censurato. Germania e Regno
Freak è un termine inglese che significa “capriccio, mostro, scherzo della natura”. In questo modo piuttosto crudo venivano chiamate un tempo le persone che presentavano deformità, disabilità o particolari caratteristiche fisiche o estetiche: nani, obesi, donne barbute, albini, gemelli siamesi e chi più ne ha più ne metta. Tutti coloro che erano percepiti come “diversi” dalla moltitudine venivano definiti freak. Spesso i freak finivano a lavorare nei circhi, dove la morbosa curiosità dei “normali” nei loro confronti poteva essere soddisfatta. Il film di Tod Browing narra proprio di questo mondo, delle relazioni d’amicizia e di amore che si instaurano tra i bizzarri artisti di un circo. É un film allegorico, che invita a riflettere sul concetto di mostruosità e su come questa si celi spesso sotto le sembianze più comuni anziché sotto quelle che a prima vista risultano inquietanti.
Il Piemonte ha avuto la sua coppia di famosi freak. Si chiamavano Battista e Paolo Antonio Ugo.
La loro storia, che sembra quasi una fiaba dei fratelli Grimm, si svolse durante la Belle Époque, a cavallo tra Ottocento e Novecento, ed ebbe inizio nella tranquillità delle montagne della
Battista e Paolo erano nativi di Vinadio, paesino famoso per il forte albertino e le terme. Battista vide la luce il 21 giugno 1876, Paolo il 28 giugno 1887. Il padre Antonio e la madre, Maria Teresa Chiardola, erano gente umile e operosa che doveva crescere sette figli.
La particolarità di Battista e Paolo era evidente: erano due giganti. Battista era alto 265 centimetri e pesava oltre 200 chili, Paolo era più basso di poco. Mangiavano mezza dozzina di uova alla volta e bevevano in boccali da mezzo litro. Anche vestirli era un’impresa, perché avevano bisogno di abiti e scarpe fatti su misura. I due fratelli si prodigavano per contribuire al sostentamento della famiglia lavorando come contadini, pastori e taglialegna a seconda delle stagioni.
Tutta la valle parlava della stazza e della forza fisica dei fratelli Ugo. Si raccontava che Battista, quando andava alle elementari, fosse così imponente da non essere in grado di sedersi nei banchi come gli altri suoi compagni e che dovesse perciò usare il tronco adattato di un castagno. Da ragazzo poteva portare da solo sulle sue spalle un carro pesante 400 chili e passeggiando sotto i portici di Cuneo era costretto a camminare curvo per non battere la testa. I compaesani restavano a bocca aperta quando si accendeva un sigaro sfregando il fiammifero sui balconi posti a tre metri da terra.
Fu nell’autunno del 1891 che la vita dei colossi piemontesi subì una svolta. Battista fu mandato dal padre oltre le Alpi, in Francia, per lavorare come boscaiolo a Barcellonette. Lì venne notato dal proprietario di un circo itinerante che gli propose di unirsi al carrozzone prospettandogli guadagni e notorietà. Battista accettò. Il suo nome e le sue origini furono francesizzati: diventò Baptiste Hugo, nativo di Saint-Martin-Vésubie, piccolo centro delle Alpi Marittime. Ebbe così iniziò la sua vita di fenomeno da baraccone in giro per la Francia.
Il pubblico accorreva a frotte per vederlo, tanto che furono stampate numerose cartoline ricordo che lo rappresentavano nelle situazioni più disparate. Per pochi centesimi le persone potevano portarsi a casa l’immagine di questa creatura incredibile. Ogni tanto Battista ritornava a casa ed era una festa. Un calzolaio di Cuneo gli chiese uno dei suoi stivali, con suola di 42×17 centimetri, da esporre nella vetrina della sua bottega. Alcuni suoi famigliari, fieri di questo parente così strano da essere addirittura diventato famoso, aprirono a Pratolungo la Trattoria del Gigante, di cui oggi rimane soltanto l’insegna sbiadita dal tempo.
A 38 anni Battista, con il morale a pezzi ma con un nuovo contratto in tasca, andò in America per entrare a far parte nientemeno che del Circo Barnum&Bailey di New York, celebre per i suoi spettacoli di “curiosità umane” – la definizione che Barnum prediligeva per descrivere le attrazioni del suo circo. A loro volta le “curiosità umane”, ritenendo il termine freak altamente offensivo, si autodefinivano “prodigi”, come se il modo di chiamarli potesse restituire loro un po’ della dignità sottratta dalla quotidiana e degradante esposizione per il divertimento di un pubblico pagante. Battista riprese questa vita, ma costretto a indossare costumi alla Tarzan, che non riusciva a digerire perché lo facevano sentire troppo ridicolo, lontano dalla sua terra e dai suoi affetti, cominciò a lasciarsi andare.
Cosa resta oggi dei fratelli Ugo, i due Giganti delle Alpi?
Dal 2012 nei pressi del forte di Vinadio il visitatore è accolto da due sculture colorate, una rosa shocking e l’altra verde mela, omaggio a Battista e Paolo. Sono i Giants, due installazioni contemporanee in acciaio e fibra di vetro opera dell’artista scozzese David March. La storia di Battista e Paolo è stata narrata da scrittori come Alberto Revelli, Nico Orengo, Adriano Restifo, Paolo Balmas.
Ma soprattutto rimangono i ricordi affettuosi dei valligiani, tramandati di generazione in generazione, e le fotografie d’epoca che ritraggono i due fratelli vestiti con eleganza e circondati da amici, ammiratori e colleghi. I loro occhi sono lo specchio della loro indole semplice e genuina, a dispetto di tutte le difficoltà e le malinconie di una vita da freak.
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