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Il teatro delle Scienze di Alessandria. Una Wunderkammer 2.0 – di Mara Ferrari

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Il Teatro delle Scienze di Alessandria
Una Wunderkammer 2.0
di Mara Ferrari

Sul greto di un torrente, sulla riva di un lago o su un sentiero di montagna c’è sempre qualcosa che attira la nostra attenzione per un istante, anche se dura troppo poco perché ci rimanga impresso nella memoria. Eppure siamo tutti convinti di amare la natura e di saper apprezzarne la bellezza nei colori e nei suoni che essa ci comunica. Anticamente ci pensava la Wunderkammer o “stanza delle meraviglie” a custodire le naturalia, cioè tutto ciò che di meraviglioso plasma il nostro pianeta: piena di scansie di legno, scaffali e stipetti, ospitava un’infinità di rocce, pietre rare, rami di corallo, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media, perle deformi, semi di frutti esotici. Diversi, ma ugualmente ambiti, erano gli oggetti creati dalle mani dell’uomo, detti artificialia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate e provenienti da ogni parte del mondo.

Immagine tratta dal sito del Museo

Questo intreccio di oggetti naturali e artificiali, di archeologia nostrana ed estera si è rivelato nel tempo assai prolifico. Fu finalmente riconosciuto che qualsiasi cultura umana è degna di studio e di attenzione, anche quelle che un tempo si dicevano “primitive” o “senza storia”: si trattava di una prima forma di etnologia. Possedere una raccolta di naturalia degna di essere mostrata rimase per secoli appannaggio di personaggi altolocati, uomini dotti ed emeriti scienziati.
Quello delle Wunderkammer fu un fenomeno che si diffuse dal Cinquecento, ma affonda le sue radici nel Medioevo. Al tempo, infatti, alcune chiese erano luogo di raccolta dello scibile umano e non era raro trovare piccoli meteoriti, coccodrilli impagliati, uova di struzzo, artigli di grifone a un passo dalle statue dei santi, oppure capitelli romani reimpiegati, urne cinerarie utilizzate come acquasantiere, sarcofagi romani posti sotto gli altari e riadattati come reliquiari.
Il fenomeno si sviluppò per tutto il Seicento e si protrasse fino al Settecento, favorito dal tipico amore illuminista per le curiosità scientifiche. Trasportando gli oggetti dallo spazio sacro della chiesa a quello profano della casa essi diventarono un laboratorio per lo studio scientifico della natura e della storia, rendendo possibile l’osservazione di tutto ciò che era ancora sconosciuto. Tutti questi reperti erano mirabilia, ovvero beni che suscitavano la meraviglia.
La Wunderkammer odierna appronta una fruizione di portata collettiva, low cost e virale. Oggi potrebbero essere classificate come mirabilia, ad esempio, le pietre di mare trasformate in arte dallo scultore naif Franco Montessoro: le raccoglie bagnate e le usa per creare personaggi e paesaggi, lasciandosi guidare dalla fantasia: le sue “Rolling-stones” sono anche oggetto di rassegne a carattere regionale e nazionale. Oppure Loris Ugo, che confeziona artistici rosari con semi e altri elementi naturali. Spesso mi rende partecipe delle sue scoperte; ad esempio di quando ha trovato, passeggiando in un bosco, un ramo di tiglio che assume le sembianze di un grazioso elfo, tutto “scolpito dalla natura”!
Il Museo di Scienze naturali di Alessandria è una sorta di Wunderkammer 2.0 che ogni anno organizza laboratori didattici di microscopia vegetale, geologia e paleontologia, ornitologia, ecologia, botanica. E astronomia, col Planetario e la sala didattica astronomica: sotto la cupola, con il nuovo proiettore digitale, vengono simulati il cammino giornaliero del sole, il ciclo delle fasi lunari, il moto dei pianeti. Nella sala didattica astronomica sono trattati nel dettaglio gli argomenti di astronomia e si eseguono simulazioni ed esperimenti sui moti dei pianeti, su eclissi e maree. Nella sala, che sala contiene un’accurata riproduzione fotografica della Via Lattea, vengono eseguite simulazioni sui moti dei pianeti, sulle eclissi e sulle maree. Sia il museo di scienze naturali che il laboratorio di astronomia mettono a disposizione degli utenti non vedenti una serie di tavole tattili relative agli argomenti trattati.
I visitatori sono accolti all’ingresso del museo, o meglio del Teatro delle Scienze, da un filmato introduttivo che descrive l’origine e l’evoluzione della Terra con una suggestiva colonna sonora (Caribbean Blue di Enya).
La visita al museo offre un intrigante percorso naturalistico che conduce lungo un viaggio al centro della terra, con la possibilità di osservare e anche toccare campioni di rocce e spettacolari eruzioni vulcaniche. Percorrendo la sala naturalistica, oltre ad ammirare esemplari di farfalle provenienti da tutto il mondo nella ricostruzione dell’ambiente fluviale della provincia di Alessandria, si possono ascoltare i suoni diurni e notturni della natura, il cosiddetto ciclo circadiano, che è stato registrato esclusivamente per il museo piemontese.
Il “Teatro delle Scienze” si trova al civico 11 di Via Milleottocentoventuno ed è aperto al pubblico ogni seconda domenica del mese, dal lunedì al venerdì su prenotazione per gruppi scolastici.

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