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La lunga fuga: storia di un evaso dalla Guyana al Piemonte – di Andrea Verlucca Frisaglia

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La lunga fuga
Storia di un evaso dalla Guyana al Piemonte

di Andrea Verlucca Frisaglia

Due giorni. Ecco quant’è durato l’entusiasmo dei torinesi per la guerra: due miseri giorni, ovvero il tempo trascorso fra l’apertura del conflitto ed il primo bombardamento sulla città, che costa la vita a diciassette civili. Il primo di una lunga e sanguinosa serie, perché nel corso del conflitto Torino sarà attaccata dal cielo ben quaranta volte, raggiungendo i maggiori picchi di violenza nell’inverno 1942. Comincia allora, prima in sordina e poi in maniera sempre più massiccia, il grande fenomeno dello sfollamento: migliaia di persone lasciano le proprie case per trovare rifugio nelle campagne circostanti, considerate un luogo sicuro.
Fra questi c’è anche il diciassettenne Mario Costa, che con i genitori si trasferisce nel piccolo comune canavesano di Bairo. Mario è giovane e fa presto amicizia con i ragazzi del luogo, assieme ai quali si ritrova spesso per giocare sui muraglioni della piccola chiesa di santa Marta. Un giorno, tuttavia, alla compagnia si aggiunge uno strano personaggio. Alto, asciutto, sulla sessantina, dice di chiamarsi Desiderio e di essere un evaso dalla Guiana; abita nella torre campanaria del paese, la “Torre Rossa”, e si guadagna da vivere facendo il rigattiere.
Le due cose che però più colpiscono Mario e i suoi amici sono il suo linguaggio, un misto di francese, piemontese e italiano, e la sua propensione a raccontare storie ai limiti dell’inverosimile.
I ragazzi si affezionano presto a lui e lo vanno a trovare tutti i giorni, ricevendo in cambio racconti sempre nuovi, pieni di duelli, di rapine, di amori e di viaggi, avventure che Desiderio afferma di aver vissuto personalmente. Il vecchio parla però in maniera troppo disorganizzata, senza preoccuparsi di dare un ordine alle vicende, finché un ragazzo del gruppo non gli propone di mettere per iscritto la sua storia. E Desiderio accetta.
Nato il 17 febbraio 1880 a Bere, in Francia, Désiré Trabucco – questo il suo nome – è figlio di due emigrati italiani, Rosa e Giovanni. All’età di quattordici anni comincia a lavorare in una vicina fabbrica di sapone, svolgendo il compito più umile, quello di macinare le ossa di animale (all’epoca materia prima per la produzione del sapone). Il lavoro non rende molto ed il ragazzo pensa bene di arrotondare la misera paga con qualche furtarello, occupazione certo redditizia ma molto rischiosa. Il padre non tarda molto a scoprirlo e, nella speranza di ricondurlo sulla retta via, gli consegna gran parte dei suoi risparmi e lo obbliga ad andare a cercar fortuna in America.
Desiderio si imbarca allora come clandestino sul piroscafo City of New York, che crede appunto diretto negli Stati Uniti: la nave approda invece ad Orano, in Algeria, dove viene scoperto e fatto sbarcare. Si guadagna da vivere scavando pozzi e lavorando per qualche tempo come manovale, ma dopo non molto decide di tornare in Francia.
Ed è proprio in Francia, a Marsiglia, che fa un incontro che gli cambierà la vita: si tratta di Jeanne Moreno, anche lei italo-francese, cantante di punta del Tabarin des Elysées. Desiderio si innamora subito, ricambiato, dell’affascinante chanteuse, ma il loro idillio dura poco: Jeanne ha già infatti un amante ufficiale, un uomo collerico e violento, che non vede di buon occhio il nuovo arrivato. Desiderio non può sopportarlo e, una mattina di giugno, lo attende al bancone del locale. I due cominciano a litigare sempre più animatamente, vengono alle mani e la rissa alla fine degenera. La coppia di rivali si sfida a duello e si dà appuntamento al Parc Borély, sotto la pioggia.
Quando entra nel parco Desiderio è un semplice ladruncolo di strada; quando ne esce, un ricercato per omicidio.
Comincia così una breve stagione di latitanza, costellata da piccole rapine qua e là attraverso tutto il sud della Francia. La Gendarmerie, tuttavia, gli è perennemente alle calcagna e riesce infine ad arrestarlo: il 16 dicembre 1905, a più di due anni di distanza dal tragico duello, la Corte d’Assise del dipartimento di Buches-du-Rhône lo riconosce colpevole e lo condanna ai lavori forzati a vita. La sua destinazione è Saint-Laurent-du-Marony, nella Guyana francese.
Guyana, per un galeotto, vuol dire turni massacranti, guardie corrotte, vitto da fame e alloggi ancor peggio. Tanti provano a scappare, pochi ci riescono: la vera prigione, lì, è la foresta, che inghiotte gli incauti e uccide in maniera silenziosa ma implacabile.
Desiderio riesce, grazie all’amicizia con un connazionale, a farsi assegnare all’infermeria del campo, dove il lavoro è meno duro e le speranze di sopravvivere più alte. Il tempo passa e il ragazzo, oramai divenuto uomo, assiste ogni giorno a scene di ordinaria disumanità, fra esecuzioni capitali e compagni che muoiono letteralmente per la fatica.
Alla fine, dopo cinque anni di accurata pianificazione e di tentativi falliti, decide di giocarsi il tutto per tutto e organizza un’evasione. Con tre amici ed una barca di fortuna riesce a risalire il fiume Marony e a prendere il largo, remando con le mani per non allertare le guardie. Lungo il viaggio si uniscono altri quattro uomini, evasi anche loro, che mettono a disposizione la propria imbarcazione, più robusta e adatta al mare aperto. La traversata tuttavia è molto lunga e i fuggitivi devono fare i conti con il caldo, le tempeste e la costante mancanza di acqua dolce. La convivenza a bordo si fa sempre più difficile, le liti diventano frequenti e sempre più violente, al punto da costare la vita ad uno di loro. Il resto lo fanno la fame e la sete: quando la barca approda sulle coste della Guyana inglese l’unico sopravvissuto è proprio Desiderio. Di qui prosegue per il Venezuela, dopo aver attraversato il confine grazie all’aiuto di un contrabbandiere, che lo fa passare per un suo parente.
Lavora per qualche anno in una miniera locale, per poi continuare il suo viaggio in direzione del Messico e raggiungere infine gli Stati Uniti.
Quando gli si chiede di parlare di questi anni, però, Desiderio si mostra improvvisamente taciturno. Niente date, niente nomi, nessuna delle sue solite storie avventurose: qualunque cosa abbia visto, è ben intenzionato a tenersela per sé. Dalle poche parole che si lascia sfuggire i ragazzi capiscono che qualcuno, venuto a conoscenza dei suoi trascorsi, lo ha segnalato alle autorità, le quali minacciano ora di estradarlo.
Ma ancora una volta il nostro trova la maniera di sfuggire alla giustizia. Da diverso tempo, infatti, si è aperta una guerra diplomatica fra l’Italia fascista e la Francia: i transalpini offrono asilo politico a chiunque si senta minacciato dal regime mentre Mussolini cerca di accogliere quante più personalità invise a Parigi gli è possibile. Desiderio, oltre a essere un ricercato, può vantare ascendenze italiane: così, dopo un breve visita al consolato italiano di New York e l’obbligatorio tesseramento al partito, viene prontamente imbarcato per Napoli; di qui è inviato a Bairo, dove prende residenza.
Questo è l’ultimo viaggio di Desiderio, l’ultimo capitolo delle sue avventure. Avventure alle quali, beninteso, nessuno crede davvero – nemmeno i ragazzini che tanto hanno insistito per farsele raccontare.
Nessuno tranne Mario, che non ha però maniera di provare la loro veridicità. Solo negli anni Duemila un piccolo gruppo di ricercatori, anche su spinta dei “ragazzi dei muraglioni”, quegli stessi che lo avevano conosciuto, comincerà a studiare la vita di Desiderio Trabucco. Scoprendo che, salvo qualche data sbagliata, la sua storia era completamente vera.
Questo articolo ha ricevuto una menzione d’onore alla XI edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura

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