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Il museo Lavazza: storia, archeologia e impresa in una Nuvola – di Alessandra Grande

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Il museo Lavazza

di Alessandra Grande

Dall’8 giugno 2018 in via Bologna, nel quartiere Aurora di Torino, è possibile visitare il Museo Lavazza. Situato nel complesso del nuovo centro direzionale dell’azienda, il museo occupa il vecchio magazzino della centrale Enel (realizzata nel 1896 per fornire energia alla città), riqualificato esternamente da Cino Zucchi (anche architetto della Nuvola).
L’allestimento è stato curato da Ralph-Appelbaum Associates, nota per aver realizzato musei d’impresa in tutto il mondo, come quello dell’Ikea in Svezia e il museo delle scienze naturali di New York. I i testi, in italiano e in inglese, sono stati scritti dalla scuola Holden (che ha sede sempre nel quartiere Aurora, a pochi isolati da Nuvola) con la supervisione del direttore artistico Alessandro Baricco. Segno tangibile della volontà dell’azienda di lavorare in sinergia con le realtà locali e il territorio torinese, in cui è nata e cresciuta, ma con un respiro internazionale e uno sguardo rivolto sempre al futuro e al progresso.
L’innovazione d’altronde è una peculiarità della Lavazza. Tanto che il museo, voluto fortemente da Antonella, Francesca e Manuela Lavazza, pronipotidel fondatore Luigi Lavazza, non si può annoverare tra i classici musei italiani. Grazie ad una tazzina interattiva, infatti, che non serve per bere il caffè ma dotata di un sensore, i visitatori possono, appoggiandola nelle postazioni apposite, scoprire, vedere e ascoltare dei contenuti multimediali aggiuntivi. Un innovativo percorso museale apprezzato sia dai nativi digitali (bambini e giovanissimi) e sia dai meno avvezzi alla tecnologia. Al piano superiore è possibile con la tazzina scattare delle fotografie nei vari set pubblicitari e al termine della visita il visitatore può inviarsi tramite un indirizzo e-mail le fotografie scattate, avendo così un ricordo del museo.
Il museo Lavazza non raccontasolamente la storia di un’azienda. Attraverso la storia della Lavazza, nata nel 1895, si ripercorre anche la storia industriale e non solo dell’Italia e di Torino. Ci sono riferimenti storici importanti come il ruolo delle donne durante le due guerre mondiali, la nascita dei caffè e dello stile Liberty, la prima macchinetta del caffè presentata all’esposizione di Torino da Angelo Moriondo nel 1884 fino a Samantha Cristoforetti che ha fatto la storia bevendo il primo caffè (Lavazza!) nello spazio.
Il museo è suddiviso in cinque sezioni: Casa Lavazza, la Fabbrica, la Piazza, l’Atelier e l’Universo. Nella prima sezione, oltre alla riproduzione della drogheria Lavazza, si trova una grande cronologiain cui sono inserite le date e gli avvenimenti più importanti che hanno contraddistinto gli oltre 120 anni di storia dell’azienda. Nella fabbrica, invece, viene spiegato il processo di produzione del caffè, dall’estrazione del chicco dalla pianta alla sua lavorazione fino al confezionamento e alla distribuzione. Arrivati in piazza si scoprono i rituali del caffè e le icone della Lavazza. Dalla prima macchina del caffè alla ISS-Presso che serve caffè nello spazio alla caffettiera Carmencita. Al piano superiore l’Atelier con i sessant’anni di collaborazioni creative (Pubblicità e Calendari) dell’azienda. Infine un’esperienza multisensoriale che coinvolge il visitatore: l’Universo.
Nelle cinque sezioni dovrete tenere in allerta tutti e cinque i sensi per immergervi completamente in una storia non solo familiare e aziendale ma nazionale e internazionale. La Lavazza, infatti, è una delle poche aziende al mondo che è riuscita a radicarsi fortemente nell’immaginario comune e quotidiano delle famiglie. Non solo grazie all’intuizione di Luigi Lavazza di creare le miscele per “vendere il miglior prodotto al miglior prezzo” e quindi di soddisfare le esigenze di qualsiasi palato; ma anche grazie al forte impatto che la comunicazione ha saputo creare nell’immaginario dei potenziali clienti.
Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via!”: Chi ha vissuto negli anni ’60-’70 del ‘900 non può non ricordarsi Carosello con Caballero e Carmencita. E negli anni ’70-‘80 Nino Manfredi che recitava “Più lo mandi giù e più ti tira su”. Fino ad arrivare alla più moderna campagna-paradiso con Tullio Solenghi e successivamente con Paolo Bonolis e Luca Laurenti in cui messaggio era che senza caffè non si può stare bene neanche in paradiso.
La storia di Luigi Lavazza insegna come impegno, forza di volontà e la giusta intuizione possano creare qualcosa d’immenso. Nato nel 1859 a Murisengo nell’Alessandrino, a 26 anni, a causa di una forte grandinata che devastò metà del raccolto di quell’anno, decise di chiedere una cambiale di 50 lire (esposta nel museo) alla Società Operaia di Murisengo, per non gravare sulla sua famiglia. Luigi andò a Torino per cercare la sua strada, si iscrisse alle scuole serali per studiare chimica e commercio mentre di giorno lavorava per ripagare la cambiale. Fece il commesso, il cameriere e persino il direttore di una fabbrica di fiammiferi, la Fratelli Boschiero.
La svolta arrivò nel 1894, quando Luigi decise di rilevare una vecchia drogheria in via San Tommaso 7, angolo via Barbaroux, e da lì inizio la storia dell’azienda. Nel 1895 registrò il marchio e l’attività ebbe un tale successo che nel 1910 dovette ampliare i locali e spostarsi di qualche civico in via San Tommaso 10. Nel 1925 aprì il primo stabilimento in corso Ponte Mosca 62 (attuale corso Giulio Cesare) e al piano superiore fece costruire l’abitazione di famiglia. Morì nel 1949.
Nel 1957 aprì lo stabilimento di Corso Novara: per le normative ambientali sull’inquinamento lo stabilimento fu spostato negli anni ‘70 in strada Settimo, dove oggi sono anche il Training Center e l’Innovation Center, lasciando gli uffici in corso Novara fino al completamento del progetto Nuvola nel 2017, quando gli uffici traslocano in via Bologna 32.
L’ingresso del museo è all’interno del centro direzionale della Nuvola. Durante le giornate Open House è possibile, prenotandosi anticipatamente, visitare anche gli uffici. Sul lato di via Ancona, inoltre, una vetrata consente di vedere il sito archeologico di una basilica paleocristiana, rinvenuta durante i lavori per realizzare la Nuvola.
Il costo del biglietto è 10 euro, ridotto (under 26 e over 65) 8 euro. Gratuito per i bambini al di sotto dei 6 anni, disabili, guide turistiche, giornalisti, soci ICOM.

Questo articolo ha ricevuto una menzione alla XII edizione del Premio Piemonte Mese, sezione Economia, Turismo, Ambiente

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