Enter your email Address

Legatura imperfetta/Imperfect Binding – Retrospettiva di Michael Rakowitz al Castello di Rivoli fino al 19 gennaio

0

a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Iwona Blazwick e Marianna Vecellio
8 ottobre 2019 – 19 gennaio 2020
Castello di Rivoli, Manica Lunga

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la prima retrospettiva europea dedicata all’artista statunitense

Dull Roar, 2005 – veduta dell’installazione

della diaspora ebraica-irachena Michael Rakowitz (Great Neck, NY, 1973, vive e lavora a Chicago), vincitore del prestigioso Nasher Prize 2020, annunciato il 5 settembre scorso. Il premio è assegnato ogni anno a un artista vivente il cui corpus di opere ha avuto un impatto straordinario sulla nostra comprensione della scultura. I precedenti vincitori del premio sono stati Doris Salcedo, Iza Genzken, Pierre Huyghe e Theaster Gates.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra, è curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Iwona Blazwick insieme ai curatori delle rispettive istituzioni Marianna Vecellio per il Castello di Rivoli e Habda Rashid per la Whitechapel Gallery. Nella primavera del 2020 la mostra sarà presentata alla Jameel Foundation a Dubai.

The invisible enemy should not exist (Lamassu) – veduta dell’installazione a Trafalgar Square

La mostra è concomitante con la grande scultura pubblica Lamassu, 2018, il toro alato assiro dal volto umano realizzato dall’artista per il progetto Fourth Plinth collocato attualmente a Trafalgar Square a Londra e visibile fino a marzo 2020.
Rakowitz crea sculture, disegni, installazioni, video, nonché progetti collaborativi e performativi.
La mostra presenta in anteprima le più importanti opere realizzate dall’artista in oltre vent’anni di attività ispirate all’architettura, all’archeologia, alla cucina e alla geopolitica dall’antichità a oggi. Le opere narrano le grandi trasformazioni storiche causate da guerre e altri traumi, denunciando le contraddizioni della globalizzazione.
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea: “Particolarmente sensibile alle sofferenze umane, Rakowitz è conosciuto soprattutto per i suoi progetti relazionali e partecipativi, concepiti anche per esistere fuori dai contesti tradizionali dei musei e delle gallerie”.

paraSITE, 1997-in corso. Shelter for George L.

La mostra inizia con paraSITE (paraSITO, 1997–in corso), rifugi provvisori gonfiabili per i senzatetto delle grandi metropoli americane progettati dall’artista tenendo conto delle esigenze e della personalità di ciascun individuo, e realizzati con sacchi di plastica collegati ai tubi di scarico dei sistemi di ventilazione degli edifici in modo che l’aria calda, altrimenti dissipata all’esterno, gonfi e scaldi queste strutture.
Il percorso prosegue con Dull Roar (Boato sordo, 2005), una grande installazione architettonica che riproduce un edificio del complesso abitativo americano Pruitt-Igoe di St. Louis nel Missouri. Questo complesso di architettura popolare degli anni Cinquanta, inizialmente costruito per dare alle persone “sole, spazio e verde”, si è trasformato in zona di conflitto e segregazione e per questa ragione è stato fatto demolire negli anni Settanta. L’opera di Rakowitz allude proprio all’evento della demolizione del complesso, la cui risonanza ne ha fatto il simbolo della fine del Modernismo architettonico e delle utopie sociali nell’architettura.
Per realizzare l’opera White man got no dreaming (L’uomo bianco non ha sogni, 2008), l’artista ha coinvolto gran parte degli abitanti appartenenti alla comunità indigena aborigena del quartiere The Block a Redfern, Sydney (Australia) in occasione della Biennale di Sydney del 2008, un’area centrale destinata alla demolizione nell’ambito di un progetto di “gentrificazione” del territorio. Sul modello utopico del Monumento alla Terza Internazionale (1919) progettato e mai realizzato dall’avanguardista russo Vladimir Tatlin, Rakowitz ha lavorato a stretto contatto con la comunità realizzando

What dust will rise? 2012

una torre a forma della Torre di Tatlin con materiali edili di scarto provenienti dalle loro case. L’opera, affrontando i temi della vita indigena in Australia, crea nuovi parallelismi con la storia dell’architettura visionaria e anche con i suoi fallimenti.
L’accostamento poetico tra due distruzioni lontane tra loro dal punto di vista della geografia e della storia è la cifra dell’installazione What dust will rise? (Quale polvere sorgerà?, 2012). Utilizzando la pietra di travertino estratta nella valle di Bamiyan, Afghanistan, dove nel 2001 i talebani distrussero due straordinari Buddha risalenti al VI secolo, Rakowitz, con l’aiuto di maestri intagliatori italiani ha scolpito numerosi libri in pietra che riproducono gli antichi volumi appartenenti alle collezioni di Kassel andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale in Germania.
The flesh is yours, the bones are ours (La carne è tua, le ossa sono nostre, 2015) rende omaggio alla maestria degli artigiani armeni che durante l’Impero Ottomano hanno decorato le facciate dei palazzi di Istanbul e che hanno patito pesanti persecuzioni e l’esilio all’inizio del ventesimo secolo. Nell’opera, attraverso le decorazioni che recano le tracce di mani armene, l’artista affronta in maniera indiretta la perdita culturale avvenuta con i disastri della Grande Guerra e le sue conseguenze. Insieme a numerosi piccoli calchi in gesso prodotti utilizzando gli stampi originali con cui gli artigiani di fine Ottocento e inizio Novecento avevano ornato le facciate Art Nouveau dei palazzi di Istanbul, Rakowitz distribuisce sul pavimento e sulle pareti limitrofe variegati fregi moderni. L’opera è stata acquisita dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per le Collezioni del Castello di Rivoli.
Per il progetto The invisible enemy should not exist (Il nemico invisibile non dovrebbe esistere, 2007-in corso),l’artista lavora da anni attraverso una pratica scultorea in papier maché ricavato da giornali arabo-inglesi con l’obiettivo di ricreare repliche a grandezza naturale di tutti i 15.000 manufatti culturali andati persi – trafugati o distrutti – durante la seconda guerra del Golfo (2003-2011). Nella sua riflessione su ciò che è perduto o rischia di scomparire, l’artista fa emergere esperienze esistenziali e memorie anche personali in cui s’intrecciano la storia contemporanea, la poesia e il pragmatismo.
Per questo progetto, ha anche ricostruito parte del Palazzo Nord-Ovest di Nimrud, a sud di Ninive, distrutto dall’Isis nel 2015. Attraverso l’utilizzo visibile di confezioni per alimenti mediorientali tra cui lattine di sciroppo di dattero, l’artista pone

The invisible enemy should not exist (Room N, Northwest Palace of Nimrud), 2018

in evidenza come la guerra e le sanzioni abbiano decimato l’industria del settore alimentare in Iraq, una volta fonte redditizia di esportazione seconda solo al petrolio.
In mostra è infine presentato il video The Ballad of Special Ops Cody (La ballata dell’agente speciale Cody, 2017) realizzato con la tecnica dell’animazione stop-motion. L’opera, parte delle collezioni del Castello di Rivoli, vede una bambola giocattolo in dialogo con le statuette votive mesopotamiche conservate all’Istituto Orientale dell’Università di Chicago.Quando nel febbraio 2005 un gruppo di mujahidin diffuse un video che mostrava un soldato americano tenuto in ostaggio e minacciato con le armi che avrebbe avuto salva la vita sono in cambio del rilascio di prigionieri iracheni, l’azienda americana produttrice del soldato giocattolo da collezione chiamato ‘Special Ops Cody’ riconobbe nel video l’immagine del proprio prodotto.
Oltre a quanto esposto nella mostra in Manica Lunga, un?ulteriore opera completa il percorso espositivo. In omaggio alla Collezione Cerruti e alle competenze che il collezionista e imprenditore Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015) ha portato in Italia e accresciuto durante gli anni di attività della Legatoria Industriale Torinese, Rakowitz ha fatto rilegare a Torino da Luciano Fagnola un libro di preghiere in ebraico e arabo-giudaico stampato nel 1935 e appartenuto all’ormai dispersa comunità ebraica irachena dalla quale proviene la sua famiglia materna. Essendo danneggiato, il volume secondo la tradizione avrebbe dovuto essere sepolto; l’artista ha invece scelto di portarlo a Torino per ripararne le parole e far nascere una nuova opera dalle memorie e dalla collaborazione con un rilegatore di oggi, amico del Ragionier Cerruti. L’opera Imperfect Binding. A Homage to Francesco Federico Cerruti (Legatura imperfetta. Un omaggio a Francesco Federico Cerruti, 2019) è allestita al primo piano del Castello di Rivoli.
Un nuovo multiplo d’artista tratto da quest’opera è in vendita presso il Bookshop del museo in un’edizione di 100 esemplari firmati e numerati.
Info: www.castellodirivoli.org

Comments are closed.

Exit mobile version