La sfida di Settimo Vittone
di Elisa Viglio
Pianta mediterranea per eccellenza, l’olivo ha di recente fatto la sua comparsa anche in Piemonte. Più che di
Dal punto di vista istituzionale, tutto è iniziato con la fondazione, il 15 ottobre 2003, a Vialfrè, dell’Asspo, Associazione Piemontese Olivicoltori. Si trattava allora di poco più di una decina di coltivatori, fra cui lo stesso Vito Groccia e il compaesano Adriano Giovanetto, figlio di Alberto ed attuale assessore all’agricoltura di Settimo Vittone, che credevano nella possibilità di intraprendere questa attività sui terreni del Piemonte e della Valle d’Aosta e desideravano associarsi per scambiarsi conoscenze, idee e suggerimenti. L’associazione, attualmente presieduta da Pier Luigi Baratono, conta ora trecentoquaranta soci, che ricevono periodicamente informazioni specifiche grazie agli studi del dottor Antonino De Maria, tecnico dell’ASSPO, che chiarisce: “Malgrado gli olivicoltori piemontesi non possano competere, per la quantità della produzione, con i colleghi di altre regioni, le olive piemontesi, prevalentemente di tipo leccino, sono di ottima qualità e producono un olio dolce e delicato. La scarsa quantità rende molto improbabile un futuro ottenimento della certificazione Dop, prosegue De Maria, ma seri controlli da parte nostra permettono la completa tracciabilità della filiera produttiva”.
Ma torniamo a Settimo Vittone, dove, dopo anni di paziente lavoro, nel 2002 il Circolo Molino Lingarda presieduto da Vito Groccia organizzava la prima “Sagra delle olive e dell’olio”, producendo per la prima volta l’olio della Riviera Settimese, con la frangitura di circa 200 kg di olive a Villanova d’Albenga: lo stupore dei liguri nel notare la qualità dei frutti canavesani sarà d’incoraggiamento per perseverare nella sfida, mettendo a dimora centinaia di piante e studiandone attentamente l’adattabilità al territorio.
In seguito ad un progetto portato avanti dall’amministrazione dell’allora sindaco Mauro Peretto nell’ambito di un bando destinato ai comuni di confine, si era nel frattempo prospettata l’idea di ristrutturare l’ex peschiera inaugurata nel 1930 da Maria José di Savoia e di adattare l’edificio a frantoio. La “scommessa”, come è stata definita dal successore di Peretto, Sabrina Noro, è stata seguita anche dall’attuale amministrazione che, con l’aiuto del Circolo Molino Lingarda presieduto da Enrico Groccia, figlio e successore di Vito, e dell’Associazione Settima Pietra presieduta da Mauro Orlassino e poi da Adriano Borgesio, ha portato a termine i lavori raggiungendo il meritato obiettivo con l’inaugurazione del frantoio comunale dedicato a Vito Groccia, scomparso pochi mesi prima. All’interno del locale è stato collocato un impianto Pegaso 500, di cui si occupa, accanto al mastro frantoiano ingegner Franco Franceschini, Luca Giovanetto, formato dal personale dell’Amc, ditta fornitrice dei macchinari.
Malgrado la cattiva annata registrata nel 2009, l’olivicoltura piemontese è in lento recupero. Inoltre, i dati della molitura del Frantoio Comunale di Settimo Vittone, entrato in pieno funzionamento già nei giorni dell’inaugurazione, confermano come il paese canavesano meriti appieno il titolo di “Terra degli olivi”, come recita il cartello all’entrata del Comune: infatti, su 10.082,86 kg di olive piemontesi e valdostane molite fra ottobre e
Come sottolinea ancora l’assessore Giovanetto, “se l’olivicoltura in Piemonte non è una realistica fonte esclusiva di reddito, può comunque costituire un buon complemento per le aziende agricole già avviate, oltre ad essere un’attività che, accanto alla manutenzione del territorio, offre molte soddisfazioni: con dieci o quindici piante di olivo si può produrre olio sufficiente all’autoconsumo di una famiglia di medie dimensioni”. L’idea di fondo emersa dal convegno organizzato in occasione dell’inaugurazione del frantoio, comunque, è la stessa che di recente è sostenuta in pressoché ogni discussione sul turismo e sulle produzioni locali: l’unica maniera efficace per promuovere le eccellenze del territorio è quella di lasciare da parte il campanilismo ed iniziare a fare sistema, unendo le energie di produttori privati ed enti pubblici per lavorare in direzione di un obiettivo comune.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla V edizione del Premio Piemonte Mese, sezione Economia