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Il buen retiro di Bruno Chiarenza – intervista di Nico Ivaldi

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È emigrato a Lanzarote ma ogni tanto torna a Torino, e nel frattempo dipinge, scrive, organizza mostre e concerti – e canta le canzoni di papà Fred

Intervista di Nico Ivaldi

Sono ormai sei anni che Bruno Nazzareno Chiarenza, poliedrico artista torinese, ha scelto per il suo buen retiro cover-maggio14l’isola di Lanzarote, e precisamente la piccola Maguez, nell’arcipelago spagnolo delle Canarie. Ma se ve lo immaginate allungato sulla sdraio in riva al mare, il cocktail in mano e i piedi affondati nella sabbia, beh, vi sbagliate di grosso, perché il sessantaquattrenne Chiarenza lavora senza sosta: dipinge, canta, organizza serate, scrive poesie e, assicura, “sperimento nuove forme d’espressione artistica”.
(Poi, certo, il posto aiuta, ma questa è un’altra storia…).
Ci spiega Chiarenza, che abbiamo intervistato a Torino dove ogni tanto riappare perché è pur sempre casa sua: “A Lanzarote il clima è dolce, ci sono palme e bambù. È un luogo pieno di virtù, un’isola magnetica che attrae l’artista e con i suoi colori avvolge la mente e lo spirito. Il vento a volte ti porta lontano e il colore del mare sprigiona quel sentimento che si nasconde nei tuoi abissi”.
Dunque un luogo ideale per uno spirito romantico come il tuo…
Assolutamente. Non so se avrei potuto trovare di meglio”.
C’è un motivo particolare perché hai scelto Lanzarote?
Fu amore a prima vista da quando vi andai a trovare un mio amico fotografo e operatore della tv spagnola, che era stato trasferito proprio a Lanzarote”.
Il Bel Paese non ti piaceva più?
Ho abbandonato l’Italia per pensare egoisticamente ai miei progetti artistici e cercare tra le pieghe delle mie rughe le risposte che nessuno sa dare come risposta alla vita”.
Ma non ti manca l’Italia?
Non sono un nostalgico, mi sento un cittadino del mondo anche se amo comunque essere italiano”.
Nemmeno Torino ti manca?
Torino è sempre la mia città, mi piace per quello che mi ha lasciato dentro, per la sua forza di creatività, di movimento, per il suo stile che non si confonde con altre città: Torino in questo è unica. Ma oggi non mi manca. Ci ho vissuto fino al 1980 e poi mi sono trasferito nel castello di San Giorio in val di Susa; venduto il castello sono emigrato alle Canarie senza malinconie”.
Personaggio eccentrico in quel contesto contadino, si dice che quando Chiarenza passava per le vie di San Giorio la gente lo additasse chiamandolo “il matto”. Probabile che lui abbia fatto spallucce e continuato dritto per la sua strada. Giustamente.
In realtà in quel castello ho fatto un mare di cose: ho organizzato esposizioni di grandi artisti e suonato; qui è stato girato Il vero nome, il primo corto del regista e sceneggiatore torinese Stefano Milla”.
Che ricordi hai di quella Torino in cui ti sei formato umanamente e artisticamente?
Negli anni Settanta ero soprannominato “il pittore delle gabbie” perché mettevo uomini dentro le gabbie, dipingevo macchine che portavano l’uomo a spasso, realizzavo sculture su panchine, vecchi dentro culle di legno antiche. Forse ero troppo avanti come pensiero concettuale, forse Torino mi stava stretta..”
Chiarenza era molto avanti anche in tema di animalismo: nel ’74, ad esempio, diede vita a una campagna di sensibilizzazione animalista, il cui simbolo era un dipinto che raffigurava un rinoceronte visto di fronte, dai tratti geometrici come quelli di una incisione inca, multicolore, trattenuto da due mani umane, simbolo di repressione.
Ti sei mai chiesto come sarebbe stata la tua vita se un giorno non avessi scoperto di essere il figlio di Fred Buscaglione? (A rivelarglielo nel 1986 fu la madre Francesca, che aveva avuto nel ‘49 una relazione con il grande chansonnier torinese; l’anno dopo ad Alessandria nasceva Bruno Nazzareno).
L’artista sembra incupirsi, ma il velo di tristezza dura poco.
Me lo sono chiesto molte volte, sai? Sapere di essere figlio del re delle notti italiane degli anni Cinquanta ha risvegliato in me il desiderio di conoscere la musica di mio padre, così come la sua vita e i suoi amici. Da allora ho cercato le risposte che da anni affliggevano la mia solitudine di figlio, ho provato a cantare le sue canzoni e in quei momenti sentivo dentro una grande felicità che solo il suo dna poteva trasmettermi. Ancora oggi che oltre a cantare i suoi successi nel repertorio aggiungo anche i miei pezzi; noto che lo stile si avvicina a quello di Fred in modo del tutto normale e senza forzature” .
Nei suoi spettacoli Chiarenza ricrea musiche, gag ed atmosfere anni ’50 dove non mancano storie di bambole, ballerine, dritti e duri. Un tuffo nel passato rielaborato con uno swing coinvolgente ed attuale, fatto per un pubblico senza età. Serate del genere costituiscono il menù musicale dei venerdì di Lanzarote, dove l’istrionico Chiarenza delizia il pubblico con la sua verve, tra un aperitivo e l’altro.
A osservarlo con attenzione è evidente la rassomiglianza con il grande Fred (a parte la lunga chioma argentata da hippy); ha lo stesso sguardo profondo ma sfottente del celebre padre. E come lui possiede innato il gusto del paradosso: fatevelo amico su facebook e ogni tanto leggerete battute del tipo: CARO RENZI NOMINAMI SENATORE A VITA A LANZAROTE… GRAZIE ATTENDO VITALIZIO AD HONOREM. Oppure sorriderete davanti a “previsioni” come questa: 6 DICEMBRE 1950 NASCE IN ITALIA AD ALESSANDRIA BRUNO NAZZARENO CHIARENZA ARTISTA MORIRÀ A LANZAROTE NEL (2016) CIRCA…
Nella sua vita piuttosto piena non ci sono solo la pittura e la musica: il multiforme Chiarenza è anche scultore, designer di gioielli, ceramiche e artista della Now Art, che non sappiamo che cosa sia.
Un artista, spiega, deve affrontare tutte le forme d’espressione che sente; qualunque materiale, quando viene manipolato dalla mente, si modifica e cambia di personalità. Questa è la ‘Now Art’: si muove attorno alla mente, dalla fotografia al video, dalle tele alla sculturaÈ il tutto dell’arte”.
Inutile dire che, a Lanzarote, Chiarenza – organizzatore di esposizioni di pittura – è ormai una celebrità. Vive a Maguez, una piccola località dove i contadini coltivano mais e patate. Il paesaggio intorno alla sua casa è brullo, ma reso affascinante dall’atmosfera “lunare”, tipica dell’isola vulcanica. Da qui le attrazioni turistiche non sono lontane: venti minuti di auto ti proiettano sulla Costa Tequise, altri dieci e ti trovi nella capitale Arrecife.
Quali sono le tue canzoni preferite del repertorio di Fred e comunque quelle che ti piace cantare più spesso?
Le canto tutte, perché tutte sono nelle mie corde, anche se quelle che preferisco sono ‘Nel cielo dei bar’, ‘Quando sono tristanzuolo’, ‘Porfirio Villarosa’, ‘Il dritto di Chicago’”.
In campo artistico che cosa ti piacerebbe ancora sperimentare?
Mi piacerebbe fare ancora tutto e non fermarmi mai…”
E alla vita che cosa chiedi?
Vincere alla lotteria e cambiare isola. No, scherzo”, dice.  “Il mio unico desiderio è andare a cena con mio padre e farci una bevuta insieme…”

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