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Dalle Alpi alle Montagne Rocciose – di Gabriella Bernardi

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Paola Gianotti e i suoi record

di Gabriella Bernardi

Paola Gianotti, giovane eporediese entrata nel Guinness World Record per il suo giro del mondo in bici realizzano nel 2014, è reduce da una nuova avventura. Per dare un po’ di numeri e di informazioni, si tratta di oltre 12.000 chilometri percorsi negli Stati Uniti, con circa 60.000 metri di dislivello, dalla gianotti
montagna al deserto, dalla foresta alla città per raggiungere un nuovo record, ma con un occhio rivolto alle donne. Contattata quando era in partenza per Washington, ora possiamo dire bentornata Paola da 48 stati americani!
Ripercorriamo ora con più calma questa grande impresa, a cominciare da: come ti è venuta in mente? Ora che è terminata avresti cambiato qualche cosa nel programma? Ci sono stati imprevisti, momenti esaltanti o di sconforto?
Il programma era di attraversare 48 stati degli Stati Uniti in 43 giorni tentando di battere un Guinness World Record mai realizzato in precedenza. Sono partita il primo di maggio nello stato di Washington all’estremo nord ovest e ho concluso la mia sfida il 12 giugno nello stato del Maine sulla costa orientale”.
11.520 chilometri percorsi in 42 giorni e 3 ore le vale la conquista di un secondo Guinness.
Pedalare per 43 giorni senza un giorno di riposo per 14 ore al giorno di media ti fa vivere una grande sfida ma soprattutto un grande viaggio interiore. Tu, la bici, le strade del mondo. Ho avuto tanti momenti di paura per il traffico e tanti momenti di spossatezza. Il paesaggio intorno a me per molti chilometri è stato uguale e monotono, e le tantissime salite hanno messo a dura prova le gambe. È stata forse la prova
più dura che ho affrontato dal punto di vista fisico e mentale. Mi sono confrontata con varie condizioni climatiche, dai -4 gradi negli altipiani del Nevada ai 42 della Florida. Il fattore che mi ha influenzato maggiormente è stato il vento. Pedalare per quattro giorni di fila con raffiche che a volte mi facevano pedalare a dodici chilometri l’ora sono state prove mentali che lasciano il segno. Ma non ci sono stati momenti spiacevoli e intoppi. Se dovessi ripartire rifarei tutto nello stesso modo. Forse cambierei il senso del giro, visto che ho trovato quasi sempre vento contrario”.
Nella tua precedente impresa l’America non ti aveva portato molto bene, visto l’incidente stradale che hai subito. È stato anche un modo di cancellare un brutto ricordo? Le emozioni quanto contano o influiscono durante le tue imprese sportive?
Sicuramente avevo un conto in sospeso con gli Stati Uniti ed è anche per quello che sono tornata. E un altro motivo è che ero rimasta entusiasta della diversità del paesaggio che trovavo ogni giorno, a differenza di questa volta, che invece è stato molto monotona avendo pedalato nelle zone interne”.
Quando hai iniziato? Da dove nascono e come si organizzano queste tue imprese sportive e con quali tempi di preparazione?
Ho sempre viaggiato e fatto sport fin da piccola. Negli ultimi anni cercavo di abbinare il viaggio con delle sfide sportive: ho tentato di scalare l’Aconcagua arrivando fino al penultimo campo in quota, ho raggiunto la cima del Kilimangiaro e attraversato le coste della Groenlandia in kayak. La mia impresa più importante è stato il giro del mondo in bici. Per preparare queste imprese ci vogliono diversi mesi o anni, e la maggiore difficoltà è riuscire a reperire i fondi per coprire le spese delle spedizioni”.
Dietro le quinte o non proprio, c’è la presenza di un team affiatato che ti segue durante le imprese; quali sono i loro compiti?
Con me non ho mai avuto delle figure professionali ma sempre degli amici che si sono alternati e che mi hanno supportato in modo insostituibile. Sono molto affiatati e ognuno ormai ha un compito all’interno della squadra. Non potrei farne più a meno”.
Da professionista delle due ruote, la tua è solo una passione sportiva o ci sono altre spinte che ti permettono di superare anche i momenti più critici?
La spinta più grande è la motivazione che ti porta a compiere determinate imprese. Non è sufficiente saper pedalare o essere molto allenati. Bisogna credere in quello che si fa e avere grandi sogni. Con la mia professione precedente non sarei riuscita a realizzare tutto questo e a fare di questo il mio lavoro. Credo che non avrei potuto fare scelta migliore per realizzarmi a livello professionale”.
Tu riesci ad abbinare allo sport questioni più sociali. Questa volta di cosa si è trattato?
La sfida questa volta non era soltanto sportiva perché ho portato avanti un importante progetto di solidarietà per le donne in Africa. Attraverso il mio sitowww.keepbrave.com ho raccolto i fondi per acquistare 76 biciclette, da una fabbrica locale, che ho regalato alle donne in Uganda, nella zona del Karamoja dove la bici cambia e migliora la vita di una persona. Riuscire ad acquistare tante biciclette per le donne mi ha fatto sentire orgogliosa e felice. Soprattutto perché queste biciclette andranno a delle attiviste che lottano per i diritti delle donne in un luogo in cui la disparità sociale tra uomo e donna è ancora molto forte. Tutto questo è stato possibile grazie alla Ong Africa Missione Cooperazione e Sviluppo, che da oltre quarant’anni è attiva per lo sviluppo dell’Uganda e in particolare della Karamoja. Con il loro aiuto sono state scelte le destinatarie delle biciclette che sono donne che lavorano su diversi progetti come la mutilazione genitale femminile, l’istruzione, la violenza domestica e la tutela dei minori”.
Gli appassionati, non solo del Piemonte, dove e come possono essere aggiornati sulle tue iniziative?
Mi possono seguire sul mio sito www.paolagianotti.com o il già citato www.keepbrave.com e sui vari social network: sui Facebook come keepbrave e su Twitter e Instagram. E per chi volesse leggere la mia storia ho scritto un libro, Sognando l’Infinito, edito da Piemme che racconta come sono arrivata a decidere di fare il giro del mondo in bici”.
Se un ragazzo o una ragazza volesse ripercorre la tua strada che consigli daresti? Tra l’altro hai delle concorrenti o imitatrici?
Gli direi di credere in quello che fanno e tenere duro in ogni momento. Siamo in poche donne al mondo a fare queste esperienze così estreme così come gli uomini”.
Come vedi il tuo futuro in questo campo? Stai già preparando altre imprese, sportive o sociali in Piemonte o altrove: cosa puoi svelarci?
Al momento non ho ancora idee per prossime imprese. Mi piacerebbe scrivere un altro libro legato alle ultime esperienze e portare avanti un progetto sulle piste ciclabili in Italia”.

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