Enter your email Address

Michelin e il Piemonte – di Angela Calì

0

Il legame tra l’azienda francese e il territorio piemontese

di Angela Calì

Un legame lungo più di un secolo unisce l’azienda francese Michelin, leader mondiale nella produzione di pneumatici, e il territorio piemontese. È infatti il 1906 quando l’allora Società in accomodamento semplice per la fabbricazione di prodotti Michelin, l’attuale Spa Michelin Italia, apre il suo primo stabilimento italiano a Torino. Da allora l’azienda si radica fortemente nel territorio piemontese, aprendo nel 1963 lo stabilimento di Cuneo, uno dei più grandi d’Italia e dell’Europa occidentale, e tra il 1970 e il 1971, quelli di Alessandria, Fossano e Torino Stura.
La Michelin Italia nasce piemontese e lo rimane. Eccenzion fatta per il suo centro commerciale sito a Milano e altri siti logistici, gli stabilimenti produttivi sono tutti collocati nel quadrilatero piemontese. Questo duraturo e consolidato legame nasce e si rafforza per caratteristiche peculiari del tessuto industriale e sociale dove sorge e che contribuisce a creare.
Il primo stabilimento italiano del gruppo francese viene aperto a Torino nel momento in cui la città vede decollare lo sviluppo dell’industria di automobili. All’inizio del Novecento a Torino sono all’opera più di trenta fabbriche di automobili, tra cui, ovviamente, la Fabbrica Italiana Automobili Torino, fondata nel 1899.
La Michelin, fondata nel 1889 a Clermont-Ferrand, sulla spinta di questa inarrestabile produzione dell’industria dell’auto nel capoluogo piemontese decide di fabbricare direttamente nella città i suoi pneumatici destinati al mercato italiano. E ne ha ottimi motivi: da un lato, gli ottimi collegamenti con la Francia permettono un agevole trasporto dei prodotti provenienti dal territorio francese, dall’altro l’abbondanza di acqua dà alle fabbriche energia idraulica a costi contenuti (nel 1936 il Piemonte è la prima tra le regioni italiane per la produzione di energia idroelettrica e che Torino è la prima città italiana a dotarsi di una rete di illuminazione urbana).
Vi era poi una tradizione di lavoro industriale con imprenditori brillanti e una manodopera qualificata formatasi in un contesto di officine meccaniche qualificate, scuole specializzate, un’efficiente rete di trasporto pubblico, alle quali si aggiungevano agevolazioni fiscali e concessioni di terreni a basso costo per gli investitori esteri e nazionali.
Il sito scelto dalla Michelin per costruire il suo primo stabilimento in Italia si trova nell’area nord-ovest di Torino, strategica in quegli anni per la vicinanza con la centrale elettrica e per la presenza della ferrovia. Il nucleo originario, costituito da due edifici e da alcuni capannoni interni, si amplia tra il 1915 e il 1938, e si radica ulteriormente ne tessuto sociale con la creazione di strutture come il Michelin Sport Club (che comprende cinema, campo sportivo, teatro, sala da ballo, ristorante) e un complesso abitativo per dipendenti dotato di asilo nido e ambulatorio medico. L’intento è costituire un’identità aziendale in cui i lavoratori possano riconoscersi al di là del lavoro di fabbrica attraverso l’istituzione di occasioni di interazione sociale e svago.
Dopo la guerra la fabbrica si espande fino al 1971, per poi subire negli anni successivi un progressivo ridimensionamento che si concluderà, nel 1998, con lo smantellamento dello stabilimento.
Nel quadro dei profondi mutamenti dell’economia internazionale che si delineano già a partire dagli anni Sessanta per definirsi in maniera determinante nel decennio successivo, la Michelin, in linea con altre aziende presenti in Piemonte, mette in moto un piano di riorganizzazione industriale che cambierà l’assetto economico e sociale di alcune zone del territorio piemontese. L’esigenza di dotarsi di macchinari e tecnologie moderne in grado di rispondere alle nuove esigenze di flessibilità specialistica industriale e di apertura ai mercati internazionali, oltre che alla congestione del polo industriale torinese, portano l’azienda francese al decentramento territoriale rispetto al triangolo industriale.
Nel 1961 avvia la costruzione dello stabilimento di Cuneo. In una zona che in quegli anni sta lentamente formando un tessuto produttivo industriale grazie alla presenza di piccole e medie aziende destinate al soddisfacimento della domanda locale e ricca di energia idroelettrica, l’azienda francese trova un terreno fertile per il proprio insediamento. Fondamentale è stata la presenza di abbondante manodopera proveniente dal mondo agricolo e permeata da un’ etica del lavoro formata nei secoli attraverso il duro lavoro della terra, e che ancora oggi si contraddistingue per il senso di responsabilità e appartenenza all’azienda. La presenza del sito ha aiutato lo sviluppo della vocazione industriale del cuneese e ne ha arricchito il tessuto economico-sociale, grazie a quel legame tra azienda e territorio che la Michelin perseguiva nella sua filosofia di fondazione.
Un ruolo fondamentale per il decentramento della Michelin nel territorio piemontese hanno avuto le vie di comunicazione. Rilevante a questo proposito è stata la costruzione negli anni Settanta dell’autostrada Torino-Savona che divenne la principale arteria di collegamento del cuneese. E’ infatti del 1970 la costruzione dello stabilimento della Michelin a Fossano.
Il fattore collegamento è stato determinante anche per la costruzione dello stabilimento di Alessandria, in località Spinetta Marengo, nel 1971. Posto in una zona di raccordo tra il Piemonte, la Lombardia e i porti genovesi, il sito diventa strategico. L’arrivo della Michelin aiutò molto la struttura economica alessandrina, che pur essendosi dotata in quegli anni di una politica di ristrutturazione aveva risentito della congiuntura negativa a livello nazionale e della recessione di alcune industrie locali.
Ancora oggi la Michelin Italia continua a produrre sul suolo piemontese i pneumatici destinati al mercato estero nella speranza che questo legame tra azienda e territorio rimanga ben saldo anche nel futuro.

Questo articolo ha ricevuto una menzione alla IX edizione del Premio Piemotne Mese, Sezione Economia, Ambiente, Enogastronomia

Comments are closed.

Exit mobile version