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Notools_Fork1. Personale di Davide Dutto a Palazzo Saluzzo Paesana dal 17 gennaio al 3 febbraio

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NOTOOLS_FORK1
Mostra personale di Davide Dutto
A cura di Enrico Debandi
17 gennaio – 3 febbraio
Torino,Palazzo Saluzzo Paesana, Appartamento padronale

Il corpo di fotografie Fork1, che ha la forchetta come soggetto, nasce da storie reali di posate e di persone. La prima è una storia che appartiene alla famiglia dello Chef siciliano Pino Cuttaia. Altre forchette trovate dal fotografo Davide Dutto girando tra i mercatini delle pulci hanno sommato sulle superfici i segni di tempi lunghi, tempi che lasciano immaginare milioni di viaggi dal piatto alla bocca.
NoTools è il progetto che si sviluppa in tre capitoli primari, Fork1Spoon2 e Knife3. A Palazzo Saluzzo Paesana di Torino saranno esposte, dal 17 gennaio al 3 febbraio, le fotografie del primo capitolo, Fork1 che racchiudono una quarantina di scatti: una mostra fotografica dove l’interprete principale è, appunto, la forchetta.

La forchetta del padre di Pino Cuttaia

La mostra personale di Davide Dutto, curata da Enrico Debandi, si completa con un evento in cui le posate diventano parte dell’azione. Una cena preparata dallo chef siciliano due stelle Michelin Pino Cuttaia venerdì 18 gennaio (ore 20, 160 euro) sessanta persone potranno sedersi a tavola nelle sale settecentesche dell’appartamento padronale per far diventare NoToolsun’esperienza attiva e coinvolgente, partendo proprio dalla storia della forchetta di famiglia conservata dallo Chef.
La forchetta allargata, spiega Pino Cuttaia, era una tradizione delle famiglie del sud Italia nel dopoguerra. All’epoca la cucina non era così democratica e a tavola si metteva tutto il cibo, senza porzionarlo. Si iniziò a impiattarlo nel momento in cui le famiglie iniziarono a stare meglio economicamente perché il cibo non era più una prima necessità. Succedeva prima di allora che in famiglia la tavola potesse diventare un luogo poco democratico per mangiare, in cui il gesto di prendere più forchettate di una stessa pietanza era visto male. Per questo si allargavano i rebbi della forchetta: per prendere più cibo con un gesto solo; era un modo per nutrirsi più degli altri e per questo motivo la forchetta, che all’epoca era in alluminio e più facile da deformare, divenne un oggetto personale”.
E durante la cena si utilizzerà un’unica forchetta, con i rebbi allargati, dall’inizio alla fine, per ogni portata. Una forchetta che le persone si porteranno a casa, per conservare la memoria di questa esperienza tra arte e cibo.
NoTools,racconta Davide Dutto, simboleggia un attrezzo che non è solo un attrezzo e ti permette di concretizzare un pensiero. Agli oggetti, alla fine ti affezioni: la forchetta cui mi sono legato di più con questo progetto, per esempio, è la prima che ho acquistato; è molto vecchia e l’ho trovata in un mercatino delle pulci di Fossano. Oggi, a un anno di distanza dall’inizio del progetto, ne ho tantissime e le sto acquistando anche online dall’Inghilterra e da tutta Europa: più sono rovinate, più sono intrise di storia e più posso immaginare il percorso che hanno fatto prima di arrivare a me”.
NoTools è dunque il primo lavoro che Davide Dutto, fotografo di cibi, di cucine e di chef, affronta con un approccio concettuale. Il cibo e le persone per una volta rimangono fuori dall’inquadratura. Nello spazio rettangolare della fotografia ci sono gli strumenti legati al gesto del mangiare, della nutrizione, gli strumenti che insieme alle mani uniscono l’uomo al cibo.
NoTools è un lavoro che cerca tra le pieghe degli utensili usati storie di uomini e di cibo, si sviluppa in diversi capitoli, dalle posate agli attrezzi di preparazione del cibo che spesso e inconsapevolmente sono usati come prolungamenti fisici. Ogni utensile da cucina racconta un mondo, è testimone di un periodo storico unico e originale. L’uomo viene accompagnato da questi attrezzi per gran parte della propria vita. Alcuni spesso sopravvivono per diverse generazioni e acquisiscono l’energia nel tempo.
NoTools diventa quindi una mostra fotografica dove l’interprete principale è l’utensile con i suoi percorsi storici, tecnici, poetici, narrativi, estetici appoggiati su un limbo bianco, quindi decontestualizzati per poter leggere meglio le storie di ogni sua fessura.
La mostra personale di Davide Dutto e la cena con lo Chef Pino Cuttaia sono organizzati in collaborazione con Chef Profile, Ghost Book e Ghost Associazione Culturale.
Per informazioni e per prenotare la cena a cura di Pino Cuttaia il 18 gennaio: Ghost Book, tel.347 7881909, emailinfo@ghostbook.it
Palazzo Saluzzo Paesana – Via della Consolata 1, Torino, www.palazzopaesana.it

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