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Milano da romantica a scapigliata. Fino al 12 marzo 2023 al Castello Visconteo Sforzesco di Novara

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MILANO
da romantica a scapigliata
fino al 12 marzo 2023
Novara, Castello Visconteo Sforzesco

Ideata e prodotta da Comune di Novara, Fondazione Castello e Mets Percorsi d’Arte con il patrocinio di Regione

Hayez, Imelda de’ Lambertazzi, olio su tela 122 x 126 cm

Piemonte, Commissione Europea, Provincia di Novara e Comune di Milano (main sponsor Banco BPM), la mostra propone oltre settanta lavori deiprotagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano attraverso i quali si può eggere il mutamento epocale vissuto da Milano fra gli anni Dieci e Ottanta del XIX secolo, un periodo che ha visto la caduta del regno napoleonico d’Italia, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione.
Le trasformazioni che già in epoca teresiana avevano iniziato a modificarne sensibilmente l’aspetto monumentale e urbanistico erano proseguite durante gli anni della Repubblica Cisalpina, del Regno d’Italia, della Restaurazione e del Risorgimento e avevano fatto di Milano una città moderna, crocevia di genti, di culture, di arte, che avrebbe continuato a rinnovarsi anche nei decenni post-unitari: si pensi alla costruzione della Stazione Centrale, inaugurata nel 1864 dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II, alla demolizione del Coperto dei Figini in Piazza Duomo (1864), alla costruzione della Galleria

Giuseppe Canella, Veduta della Corsia de’ Servi in Milano

Vittorio Emanuele (1865) e all’ideazione della Piazza del Teatro, nel 1865 battezzata Piazza della Scala, all’abbattimento del Rebecchino (1875). Una città culturalmente assai vivace, frequentata da viaggiatori stranieri e abitata da un facoltoso ceto borghese, ma nel contempo anche un luogo in cui le differenze sociali cominciavano via via a farsi sempre più marcate e nella quale gran parte della popolazione viveva in povertà.
Il percorso espositivo, concepito dalla curatrice Elisabetta Chiodini coadiuvata da un Comitato scientifico di cui fanno parte Niccolò D’Agati, Fernando Mazzocca, Sergio Rebora, è articolato in otto sezioni che seguono l’andamento delle sale del Castello Visconteo Sforzesco e ripercorre l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni Sessanta dell’Ottocento che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti, uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.
Prologo. La nuova sensibilità romantica: opere “letterarie”
Il visitatore viene accolto da Imelda de’ Lambertazzi di Francesco Hayez (1791-1882). Realizzato nel 1853 per il collezionista monzese Giovanni Masciaga, il quadro è ispirato ad un’opera narrativa di grande successo popolare, I Lambertazzi e i Geremei di Defendente Sacchi (1796-1840), storia di amore e morte ambientata nella Bologna delle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Hayez aveva affrontato il soggetto già negli anni venti, prima per l’editore Gian Marco Artaria di Mannheim (1822), poi per Francesco Crivelli (1829).
Sezione I. “Pittura urbana” nella Milano romantica
La prima sezione della mostra è dedicata alla “pittura urbana”, termine coniato nel 1829 da Defendente Sacchi per

Inganni, Nevicata ai Navigli, olio su tela 73 x 90,4 cm

qualificare il nuovo genere di veduta prospettica elaborato e portato al successo tra il secondo e terzo decennio dell’Ottocento dal pittore alessandrinoGiovanni Migliara (1785-1837). Le opere di sezione illustrano l’evoluzione del paesaggio urbano in epoca romantica e comprendono dipinti dello stesso Migliara, di Giuseppe Elena (1801-1867), Luigi Premazzi (1814-1891) e Luigi Bisi (1814-1886). Sono inoltre esposte opere di Giuseppe Canella (1788-1847), prima vera alternativa di avanguardia alla pittura rigorosamente prospettica di Migliara, spettacolari tranches de vie meneghine, e di Angelo Inganni (1807-1880). Le opere, provenienti dacollezioni pubbliche e private, accompagnano il visitatore in un suggestivo viaggio nel tempo tra le vie, le piazze, lungo i Navigli, proprio negli anni che videro l’inizio della loro trasformazione.
Sezione II. I protagonisti
Sono esposti “ritratti ambientati” e scene di genere eseguiti da Giuseppe Molteni (1800-1867), figura poliedrica di pittore, restauratore, ritrattista mondano di fama internazionale e nel contempo sincero pittore della vita del popolo; Francesco Hayez, rinnovatore non solo del genere storico ma anche del ritratto, al quale Molteni aveva lanciato una sfida proprio nel campo della ritrattistica; Carlo Arienti(1801-1873) e Giovanni Carnovali, più noto come il Piccio (1804-1874); i fratelli

Giovanni Carnovali detto Il Piccio, Ritratto di Gina Caccia, olio su tela 64 x 52 cm

Domenico (1815-1878) e Gerolamo Induno (1825-1890), uomini e pittori di indole assai diversa, ma entrambi mirabili narratori della storia degli umili.
Sezione III. Milano, da austriaca a liberata
La terza sezione è interamente dedicata alle cinque giornate di Milano e agli episodi cruciali che nel marzo del 1848 portarono alla temporanea liberazione dalla dominazione austriaca. Tra gli autori scelti per meglio rappresentare quei momenti ci sono Carlo Bossoli (1815-1884), vedutista di straordinaria sensibilità; Carlo Canella (1800-1879) e Baldassare Verazzi (1819-1886), presente in mostra con quello che è considerato il suo capolavoro: Episodio delle cinque giornate, Combattimento presso Palazzo Litta, dal Museo del Risorgimento di Milano.
Sezione IV. La Storia narrata dalla parte del popolo
Protagonisti di questa sezione sono i fratelli Domenico e Gerolamo Induno, tra i maggiori protagonisti della scena figurativa di quei decenni, amatissimi dalla critica e dal pubblico contemporaneo. Le loro opere raffigurano in dttaglio gli umili interni domestici della gente comune, ne racconta la storia, il vivere quotidiano, i drammi e le difficoltà.
Sezione V. Verso il rinnovamento del linguaggio: dal disegno al colore

Tranquillo Cremona, In ascolto, olio su tela 112 x 128 cm

La quinta sezione espone alcuni lavori di autori fondamentali nel rinnovamento del linguaggio pittorico: Eleuterio Pagliano (1826-1903), Filippo Carcano (1840-1914).
Sezione VI. Il sistema di Filippo Carcano. La pittura “scombiccherata e impiastricciata”
Se le sperimentazioni linguistiche condotte nel corso degli anni sessanta da Filippo Carcano erano incomprese e osteggiate dalla critica che definiva la sua una pittura filacciosa, senza contorni di sorta, quasi senza piani e senza prospettiva” (in aperta rottura con la tradizione accademica del disegno, Carcano costruiva le immagini attraverso l’uso del solo colore), esse erano invece abbracciate con entusiasmo da altri giovani artisti. Fra questi autori, la sesta sezione ospita lavori di Giuseppe Barbaglia (1841-1910), Vespasiano Bignami (1841-1929) e Mosè Bianchi (1840-1904).
Sezione VII. Verso la Scapigliatura
Il percorso prosegue con alcune significative opere dipinte nel corso dei secondi anni sessanta da Tranquillo Cremona (1837-1878) e Daniele Ranzoni (1843-1889), prima dell’elaborazione di quel linguaggio scapigliato che caratterizzerà le opere della loro maturità artistica.
Sezione VIII. L’affermazione e il trionfo del linguaggio scapigliato
L’ultima sezione accoglie alcuni dei maggiori capolavori scapigliati eseguiti dalla metà degli anni settanta ai primi anni ottanta. Tra questi tele eseguite da Cremona tra il 1874 e il 1878, alcuni dei più intensi ritratti eseguiti da Ranzoni e due belle sculture in bronzo e gesso di Giuseppe Grandi.
Castello Visconteo Sforzesco – Piazza Martiri della Libertà, 3, Novara
Orario: martedì-domenica ore 10-19
Biglietti: intero 14 euro, ridotto 10 euro
Info: www.metsarte.com

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