Terapia ed educazione alla natura a Volpiano
di Viviana Vicario
Quella del giardino personale è una moda che non tramonta mai. Seguire il ciclo delle stagioni, potare le piante, curarle, bagnarle e aggiungere oggetti decorativi è una delizia per l’animo di chi possiede un giardino. È un angolo d’intima pace dove la natura ci avvolge, o meglio, secondo l’etimologia della parola “giardino”, ci “circonda”.
Fin dalle più antiche testimonianze risalenti all’antico Egitto, il giardino riavvicina l’uomo al suo dovere nei confronti della natura di cui è parte. A sentirlo così, potrebbe sembrare un concetto pagano. E invece no. Secondo alcuni filosofi contemporanei, la nostra non è né religione, né stanchezza di un mondo incrinato dall’inquinamento che noi stessi abbiamo causato, ma una naturale comunione con il pianeta che ci ha generati. Potrebbero sembrare soltanto speculazioni filosofiche, ma l’effetto benefico di una breve sosta in un giardino è indubbio. Di qualsiasi tipo esso sia.
C’è il giardino all’italiana, elegante, equilibrato e ricco di elementi architettonici e decorativi; quello sfarzoso alla francese; quello all’inglese, più simile a un bosco selvaggio e incolto.
Il giardino sensoriale di Volpiano dona un elemento in più. Unisce le sensazioni che il giardino sa trasmettere a finalità sociali. Si tratta di un progetto inaugurato nel 2009 e nato dall’idea di Francesco Cena, che insieme al Rotary Club di Settimo Torinese di cui fa parte ha stanziato un contributo per la sua creazione e, ogni anno, per il suo mantenimento. Si tratta di un percorso nel verde, corredato di strutture e accorgimenti tecnici, piante, erbe, frutti e strumenti da suono.
Lo scopo è avvicinare i portatori di handicap alla natura, attraverso lo stimolo sensoriale: “Il progetto, spiega Cena,è nato con l’idea di creare uno spazio all’esterno del centro, in cui i ragazzi disabili potessero uscire e stare all’aria aperta. Abbiamo iniziato costruendo un gazebo dove inizialmente, durante i mesi più caldi o semplicemente nelle belle giornate di sole, si svolgevano le attività. L’idea del giardino s’è sviluppata solo in seguito. Il terreno, di proprietà della Provincia, era trascurato e noi l’abbiamo reso agibile. Dopo aver stretto un accordo di collaborazione con i Comuni di Volpiano, Leinì, Settimo e San Benigno, siamo partiti con la costruzione di una pedana percorribile dalle carrozzine, per poi realizzare il giardino. Con ruspe e attrezzi di ogni tipo sono iniziati i lavori. Il terreno è stato così non solo riqualificato, ma anche dotato delle attrezzature necessarie per il suo mantenimento”.
Il Giardino dei Sensi ha una superficie di 1800 metri quadrati, quattro angoli e una piazzola centrale. La prima area è dedicata alla coltura di piante. Qui i ragazzi della cooperativa “Il Margine” di Volpiano entrano in contatto con la terra e con gli strumenti di coltivazione. “Quest’area rappresenta il gusto. I nostri ragazzi possono piantare i semi e vederli crescere, curarli e seguirli. C’è anche uno spazio in cui chi ha la carrozzina può appoggiarsi e lavorare la terra da seduto, grazie a un muro rialzato contenente la terra da coltivare”, spiega Fabio Fraccalvieri, educatore del gruppo.
La seconda area, molto simile alla prima, è riservata all’olfatto. Vi si accede tramite un passaggio ad arco ricco di fiori, dove si è circondati dai profumi. In un’aiuola, sull’angolo alla fine dell’arco, crescono essenze molto belle e profumate: “Ci sono diversi tipi di erbe aromatiche, tra cui la lavanda, il rosmarino, la menta, e molte altre ancora. Si tratta di essenze rilassanti che aiutano la distensione dei muscoli del corpo, favoriscono la concentrazione e il benessere. Fermandosi ad annusarle, i ragazzi scoprono i profumi”.
La zona dell’udito e quella del tatto concludono il percorso. Strumenti musicali facili da suonare delimitano il terzo angolo, come gli xilofoni “che fanno un bell’eco lungo il giardino” a detta di uno dei ragazzi seguiti dalla cooperativa. Questi aiutano a percepire non soltanto la realtà circostante, ma anche lo stato di salute del corpo. Stimolando l’udito è l’attenzione a beneficiarne, utile per instaurare un contatto più profondo con il nostro corpo. Nella zona del tatto ci sono pietre di ogni forma e colore. Sono poste all’interno di un grande vaso rettangolare costruito con muro e calce. I ragazzi possono prenderle in mano e toccare le loro superfici lisce, ruvide o spigolose. Con il tatto la realtà circostante non ha solo un aspetto, ma anche una forma ben precisa e definita.
La vista si colloca esattamente al centro del giardino, dove i ragazzi si siedono e ammirano i quattro lati da una prospettiva più ampia. Essendo abituati a guardare apparecchi elettronici dai colori sgargianti e irreali come computer, cellulari, lo sguardo di chi entra nel giardino è necessariamente aiutato dagli altri sensi. Le percezioni si distinguono l’una dall’altra, ma al tempo stesso si fondono, si acuiscono. “L’effetto benefico è immediato, tanto che potremmo quasi definirlo come una Giardinoterapia. Ci siamo accorti che all’interno del giardino tutti i ragazzi si calmano. Dal più tranquillo al più irrequieto, qui trovano pace. È anche per questo motivo che spesso organizziamo attività a sfondo ludico-artistico che permettano loro di viverlo appieno. Lo scorso maggio, per esempio, abbiamo invitato le scuole elementari dei quattro comuni che hanno collaborato per la realizzazione del progetto. Qui hanno potuto avvicinarsi ai ragazzi disabili, svolgendo con loro attività di pittura e ceramica. È stato un modo per far conoscere ilprogetto, ma anche favorire l’integrazione dei nostri ragazzi”, conclude l’educatore.
Sono diverse le attività organizzate dal centro. Visitando l’edificio gestito dalla cooperativa si respira serenità, educazione all’arte e all’espressione personale. Ogni stanza è dedicata a un’attività diversa. C’è quella della ceramica, con oggetti colorati e sparsi su un vissuto tavolo da lavoro; quella della pittura, con cornici e cartelli appesi, foglie secche dipinte e disegni; quella del cineforum, un po’ meno vissuta nell’aspetto ma non meno utile delle altre. Le opere colorano le stanze della personalità di ciascun ragazzo e al tempo stesso dell’intero gruppo, così eterogeneo ma unito da un unico fine.