Riti da Palio
Ogni edizione del Palio di Asti è il risultato di un anno di lavoro che coinvolge i Rioni e consolida lo spirito di comunità. La corsa è solo l’ultimo atto
di Chiara Cerrato
“Si corre il Palio! Si corre il Palio! Si corre il Palio!”
Il Capitano del Palio di Asti, con i suoi cavalieri, ha appena concluso il giro di pista al galoppo, un carosello sfrenato, un gioco di colori, velocità, forza ed emozioni, bellezza. Piazza Alfieri è gremita. Il Palio è schierato. Ad Asti è tempo di attesa, manca ormai poco per scoprire chi sarà il vincitore dell’ambito drappo. Il Palio, il segno del trionfo.
È la terza domenica di settembre, un appuntamento fisso da mezzo secolo.
“Il Palio è schierato in campo con uomini, cavalli e insegne ed attende ordini” aveva scandito il Capitano poco prima di lanciarsi al gran galoppo, come vuole tradizione. E il Sindaco gli aveva dato “licenza…” di correre, di rinnovare l’antica sfida.
Riti che si ripetono nel tempo e danno il via all’ultimo atto di questo evento che ormai da giorni avvolge e coinvolge la città e un crescendo di turisti.
La manifestazione ha radici lontane nel tempo. La prima citazione nota è del 1275, quando il cronista Guglielmo Ventura narra che gli astigiani corsero, com’era consuetudine durante la Festa di San Secondo, sotto le mura di Alba, città nemica, per dileggio.
Nella piazza, dedicata all’illustre concittadino Vittorio Alfieri, l’attesa è tanta, ma questo è solo l’ultimo atto di un grande spettacolo che ha inizio il giovedì sera per chi lo vive soltanto da spettatore o da turista, ma da molti mesi prima per chi lo ama dal profondo e lo realizza, lo mette in scena. Perché il Palio non è solo la corsa della domenica, ma una storia di bellezza dalle mille sfaccettature, fatta di passione dei tanti volontari che per un anno intero lavorano alla sua realizzazione.
Il Palio di Asti chiude il settembre astigiano. Dopo la storia della cultura contadina raccontata dal Festival delle Sagre e la Douja d’Or-Salone Nazionale di vini selezionati, nel terzo fine settimana la città ritorna al suo antico splendore medievale. Asti ritrova se stessa: la città delle cento torri, dei ricchi mercanti, dei banchieri, delle nobili famiglie dei Roero, dei Solaro, dei Malabayla e degli Alfieri. Un salto nel Medioevo realizzato grazie al lavoro intenso dei Comitati Palio. Ventuno realtà che, unite sotto l’egida del Collegio dei Rettori, insieme al Comune danno vita al Palio di Asti.
Una manifestazione che, dopo varie interruzioni, è ripresa nel 1967 e non si esaurisce nella sola corsa della domenica ma inizia già il giovedì sera con il Palio degli Sbandieratori. È una gara di bandiere, giunta alla quarantesima edizione. È la competizione più sentita dai ragazzi dei gruppi sbandieratori e musici dei diversi comitati. Un’esibizione di soli sette minuti per ciascun gruppo, un termpo eterno per chi scende in gara è un tempo eterno e per chi ha visto la dedizione con cui si preparano i ragazzi. Allenamenti che scandiscono il tempo, momenti di aggregazione in gruppi sempre più multietnici, specchio di come è oggi la città. Gruppi dalle età diverse: ai più piccoli i grandi insegnano quest’arte antica e trasmettono la passione, perché un giorno saranno loro a difendere i colori tanto amati. Da novembre a settembre si programmano gli allenamenti fino ad aumentare il ritmo negli ultimi mesi e settimane quando per arrivare alla perfezione si prova ogni sera. Esibizioni create come balletti, coreografie con passi e volteggi, lanci di bandiere e passaggi, ognuno con un punteggio diverso, in modo da creare un numero competitivo. Lo stesso vale per le musiche, create ad hoc per l’occasione e provate e riprovate fino allo sfinimento. Già prima di scendere in piazza si sa quali saranno i gruppi che si contenderanno il drappo, questione di centesimi di punto in più a chi sbaglierà di meno.
La tensione in Piazza San Secondo, dove avviene questo primo atto del Palio è tanta. Lo si legge sui visi di chi calpesta quel magico selciato da anni e di coloro che, invece, provano quell’emozione per la prima volta. Ma anche, nella grande, epica sfida del “Paliotto” – così è definito il Palio degli Sbandieratori. Solo una squadra vincerà il premio più importante.
Il venerdì la sveglia è all’alba. Bisogna allestire il Mercatino del Palio con i manufatti preparati seguendo le indicazioni del Codice Catenato e poi le attività nelle scuole primarie dove, ormai da anni, tanti comitati hanno iniziato a far conoscere ai più piccoli questo affascinante mondo. Vengono proposte attività ludiche per raccontare il mondo dei Rioni, Borghi e Comuni che correranno la domenica: che cosa fanno, quali sono le loro storie, i loro riti, che cosa accadrà nei prossimi giorni. L’obiettivo è quello di avvicinarli al Palio, ma soprattutto di renderli partecipi e allo stesso tempo fargli capire che potranno essere loro i futuri protagonisti. Al pomeriggio, le prime prove dei cavalli con i fantini che indosseranno le casacche dei colori che sono venuti a difendere.
Dopo le prime cene propiziatorie si arriva al sabato. Manca solo un giorno al Palio. Dopo la cerimonia ufficiale del giuramento del fantino davanti al popolo che rappresenterà l’indomani è il giorno i cui protagonisti saranno i più piccoli. Oltre mille bambini dai quattro anni in su, in abiti medievali, accompagnati da piccoli sbandieratori e musici sfileranno per le vie della città. Non un semplice corteo, ma racconti di usi e costumi dell’epoca. I giochi di un tempo, i fiori e le piante usate nell’araldica medievale, le stagioni. Narrazioni in costume costruite su misura con la stessa cura e attenzione con la quale viene realizzato il maestoso corteo storico della domenica pomeriggio che vedrà oltre milleduecento figuranti riportare Asti ai suoi antichi splendori. Turisti e non solo, affascinati e stupiti, come quando per caso, passeggiando per le vie, si incontrano dame e cavalieri o quando si scopre la sede di un Comitato Palio.
Da fuori, agli occhi del turista o dell’appassionato, può sembrare una manifestazione semplice, un susseguirsi di eventi ormai rodati nel tempo. Ma si tratta del frutto di lavoro intenso che dura tutto l’anno, a cui partecipano soggetti diversi. Il Comune di Asti, il Consiglio del Palio, il Collegio dei Rettori, i Comitati. Ed è lì, nelle sedi dei Comitati, che nasce il Palio. Da un lavoro che dura mesi, per alcuni addirittura ininterrotto tra un’edizione e l’altra. Dalla confezione dei vestiti per i grandi e i piccini allo studio storico per la nuova sfilata, dalla ricerca di nuove forme per finanziare la gestione del Comitato. Attività che scandiscono tutto l’anno e che diventano più intense con l’avvicinarsi di settembre quando anche la burocrazia che circonda la manifestazione si fa insistente. Poi, dopo la tensione degli ultimi giorni arriva il fantino prescelto e ingaggiato e s’inizia a sognare come bambini immersi in una favola.
E poi la domenica, Piazza Vittorio Alfieri, entra il Capitano del Palio sul suo cavallo insieme ai suoi cavalieri e davanti al Sindaco della Città dice quelle parole che tutti aspettano: “il Palio è schierato in campo con uomini, cavalli e insegne”.
I sorteggi, le tre batterie, la sbandierata comune di tutti i Rioni, Borghi e Comuni e poi la finale a nove cavalli.
E alla fine tutte le parole dette, le strategie, le scelte fatte, i pronostici saranno una cosa vecchia perché sarà il fato e un pizzico di fortuna in più a decidere chi sarà il Comitato, uno soltanto, che porterà il Palio tanto atteso a casa. Il Palio di Asti, tante storie di bellezza.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla X edizione del Premio Piemonte Mese, sezione Cultura