Contratto di lago
Come conciliare la tutela ambientale e la promozione turistica
di Samuel Piana
L’intricata diatriba tra tutela e valorizzazione economica di un territorio per anni ha segnato l’evoluzione di molte aree del Piemonte, siano esse montane o lacuali. La necessità di preservare per le generazioni future magnifici panorami e risorse naturali ha spesso dovuto fare i conti con il bisogno di sviluppo economico ed è solo con momenti internazionali come l’Agenda 21 di Rio De Janeiro che iniziano percorsi di presa di coscienza dell’esigenza di interventi forti e compartecipati al miglioramento ambientale.
Da questi presupposti, complici anche situazioni di degrado balzate agli onori delle cronache internazionali, discende l’innovativo strumento gestionale denominato “Contratto di Lago” discusso per la prima volta durante il secondo forum mondiale sull’acqua a L’Aia nel marzo 2000.
Questa tipologia di gestione del territorio non è totalmente nuova: infatti, deriva dalla revisione del “Contratto di fiume” realizzato alcuni anni fa ma che non ebbe grande utilizzo e fortuna, come nel caso del torrente Agogna in provincia di Novara, dove lo strumento esiste ma ha prodotto effetti tangibili solo nelle fasi iniziali.
L’obiettivo del Contratto di lago, a cui partecipano amministrazioni locali, associazioni e mondo imprenditoriale, consiste nel trovare una soluzione condivisa e duratura in grado di coniugare il miglioramento della qualità delle acque, la conservazione degli habitat naturali e lo sviluppo sostenibile del territorio.
Al fine di raggiungere lo scopo tutti i partecipanti al tavolo delle iniziative sottoscrivono volontariamente un documento in cui si impegnano a seguire un insieme di linee guida adattandole alle specificità locali e concertando la programmazione e la valutazione degli impatti ambientali degli interventi.
Ad esempio il lago di Viverone, riconosciuto dall’Europa come “Zona di protezione speciale” (ZPS) e “Sito di interesse comunitario” (SIC), ha la caratteristica di avere un ricambio d’acqua molto lento, quindi è necessario organizzare attività in grado di rispettare questa peculiarità ed impattare il meno possibile sulle condizioni di forte eutrofizzazione da cui è affetto. Grazie ad un contributo di circa un milione di euro assegnato dalla Regione Piemonte, dalla cabina di regia realizzata dai Comuni con capofila la Provincia di Biella – soggetto attuatore del contratto – sono state immesse nel bacino imbarcazioni speciali in grado di ripulirlo da alghe e vegetali proliferanti in particolari periodi dell’anno. Interessante notare come l’investimento di circa ottantamila euro fatto da Comuni aderenti e Regione ha dato modo di sviluppare azioni di promozione del territorio tra cui l’apertura di un ufficio turistico nell’ex municipio di Viverone, la creazione di un sito web di promozione degli eventi e la sistemazione di una rete sentieristica fruibile sia a piedi che in bicicletta, dando così vita allo Slow Park. Inoltre sono scaturite altre progettualità tra cui la possibilità di narrare le attività realizzate a una delegazione di tecnici e amministratori arrivati appositamente dalla Svezia per comprendere come questo strumento si applichi nel concreto, rendendo efficace la direttiva europea 2006/7/CE. Infine, grazie ad EXPO2015, davanti al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, la Regione Piemonte ha ospitato nel suo spazio istituzionale la presentazione di questa nuova modalità gestionale del territorio.
Al convegno di sabato 30 settembre 2017 Orta Reloaded – le EcoLogiche, organizzato dall’Ecomuseo del lago d’Orta e Mottarone, Gianna Betta, responsabile del servizio Risorse idriche della Provincia di Torino, ha ripercorso nel dettaglio come ad Avigliana e a Viverone il Contratto di Lago stia producendo risultati significativi e come anche il lago d’Orta abbia tutte le carte in regola per sperimentare questa modalità di lavoro.
Dopo il grave inquinamento che lo aveva acidificato negli anni Settanta, tanto da essere definito da Eugenio Montale un “lago morto, dove neppure un’anguilla tenta di sopravvivere”, lentamente il bacino è tornato balneabile grazie al famoso intervento di Liming degli anni Novanta ad opera dell’istituto idrobiologico di Verbania (oggi CNR-ISE), che ha immesso forti quantità di carbonato di calcio riequilibrando il PH delle acque.
Con la sottoscrizione della “Convenzione del lago d’Orta” tutti i Comuni con sbocco sul lago hanno posto il bacino al centro delle loro politiche di sviluppo territoriale, con la gestione del demanio idrico-lacuale, intraprendendo azioni condivise per la salvaguardia dell’ambiente acquatico. Come il reinserimento di alcune specie di pesci e la scoperta della presenza di mitili Unio Cusianus, più comunemente conosciute come “cozze di lago” non commestibili ma in grado di assorbire i metalli pesanti e di essere ottimi indicatori di salubrità del lago stesso.
Grazie a tanti volontari e ad associazioni come l’Ecomuseo, dal 2005 si sono trasformate alcune criticità in grandi opportunità: è il caso della famosa iniziativa “Girolago, i sentieri del lago d’Orta” che fatto rinascere la rete di percorsi nota come “anello azzurro”, in grado di collegare i paesi presenti nel bacino idrografico del lago fruendo degli antichi sentieri per semplici e piacevoli camminate organizzate dalla stessa associazione la quale ha inoltre, nel corso degli anni, dato vita a strutture museali in grado di restituire alla comunità locale gli antichi saperi.
Ora cosa manca? Il famoso “fare sistema” cioè armonizzare e concertare tutte le attività e gli enti in modo da coinvolgere l’intero bacino idrografico e ampliare e potenziare i risultati già raggiunti.
Il Contratto di Lago risponde proprio a questa esigenza.
Altra difficoltà da affrontare sarà quella di trovare il soggetto con le giuste competenze tecniche capace di coniugare le varie esigenze e rappresentare non le singole collettività comunali, ma una vera e propria comunità di lago per poi giungere a realizzare quel collegamento lago-montagna da sempre ricercato nell’area.
Le potenzialità e le ricadute del progetto però potrebbero diventare ancora più ambiziose se si potesse lavorare in sinergia con i Comuni del lago Maggiore: anche questo specchio d’acqua ha problemi di inquinamento, e i crescenti flussi turistici interessati a visitare entrambi i laghi potrebbero beneficiare di una serie di servizi ecosostenibili ad oggi presenti, ma non ottimizzati.
Ora tocca alle realtà territoriali dimostrare di amare il proprio ambiente riunendosi ed iniziando a stilare le priorità da affrontare – ad esempio intraprendere azioni incisive contro il “Gambero della Luisiana”, specie alloctona che sta devastando le aree costiere del lago – preparare attività in grado di valorizzare in maniera più efficiente ed efficace ciò che è stato sin qui fatto ed arrivare alla firma del contratto già entro il prossimo 22 marzo 2018. In quel giorno si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Acqua, un momento internazionale di riflessione su un bene preziosissimo.
L’occasione per rinnovare la promessa della comunità del lago d’Orta a preservare il lago dall’inquinamento, un gesto significativo per tutto il Piemonte.
Questo articolo ha vinto l’undicesima edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia, Turismo, Ambiente