SOVRANI A TAVOLA
Pranzi imbanditi nelle corti italiane
28 settembre 2023 – 28 gennaio 2024
Reggia di Venaria
La Reggia di Venaria conclude l’anno 2023 dedicato al tema del “cibo” con una grande mostra, emblematica fin dal titolo: Sovrani a tavola. Pranzi imbanditi nelle corti italiane.
Fortemente voluta dal Direttore generale del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Guido Curto, come momento centrale di una progettazione espositiva identitaria che nasce all’interno della stessa Reggia, la mostra è curata da Andrea Merlotti, storico e direttoredel Centro Studi del Consorzio, insieme alle storiche dell’arte Silvia Ghisotti e Clara Goria, rispettivamente Capo conservatore emerito eConservatrice della Reggia di Venaria, con l’allestimento curato da Lorenzo Greppi.
Al secondo piano delle Sale delle Arti sono esposti oltre 200 tra dipinti, arredi da tavola, splendidi servizi di porcellana e d’argentoprovenienti dalle principali corti italiane che documentano e raccontano l’affascinante e curiosa storia dei pranzi di papi, principi e re.
La narrazione si sviluppa su una lunga cronologia, organizzata in tre sezioni suddivise in 14 sale, che dai banchetti delle corti tra Cinque e Seicento giunge sino ai pranzi del Quirinale sabaudo. Si tratta di un viaggio stimolante tra usi e sapori rappresentati nelle diverse epoche, secondo differenti tradizioni dinastiche, reso possibile grazie alla collaborazione con le più importanti ex residenze reali d’Italia: dal Quirinale alle regge di Capodimonte e di Caserta, dal Palazzo Reale di Milano a Palazzo Pitti di Firenze, dal Palazzo Reale di Napoli a quelli di Torino e Firenze, insieme a quelle di molti altri musei italiani ed europei che hanno prestato le loro preziose opere.
Le Sale della mostra
I pranzi dei sovrani sono certo fra le immagini più affascinanti della civiltà delle corti. Eppure le opere che li raffigurano sono rare e preziose. Essenon mostrano quasi mai il pranzo quotidiano del re – momento privato, escluso dai soggetti dipinti dagli artisti- ma banchetti pubblici e fastosi. La loro rappresentazione è spesso idealizzata, perché tali opere dovevano mostrare la gloria dei sovrani. Questi, poi, non sono mai raffigurati nell’atto dimangiare, bensì seduti compostamente a tavola (magari con tanto di corona in testa) oppure nell’atto di brindare. Tutto il contrario, insomma, dell’immaginario pop – quello delle fiabe e dei film – dove la scena del “re che mangia” era (ed è) molto concreta, spesso connotata da intenti politici e satirici.
Sala 1. Immagine e realtà del pranzo reale
Il contrasto fra immagine e realtà nella rappresentazione delle tavole reali emerge bene dal dipinto presente nella sala.

Esso, infatti, non è laraffigurazione di un pranzo realmente accaduto, ma un’allegoria del dominio degli Asburgo sulle Fiandre. La reale pratica di un pranzo fra sovrani è visibile, invece, nel disegno di Pierre Sevin, riprodotto in grafica. In esso è raffigurato quello fra Clemente IX e Cristina di Svezia, svoltosi al Quirinale nel 1668. Ciascuno mangiava da solo. Il tavolo del papa era sotto un baldacchino e su un palco. Accanto, più in basso, era quello della regina. Solo finito di mangiare, la regina ebbe una sedia al tavolo del papa per fare un po’ di conversazione.
Sala 2. Dalle cucine ai pranzi imbanditi
Ad accoglierci in sala un maestro di dispensa e un principe bambino con la sua governante: “Messer Lionido”, responsabile dell’approvvigionamento alimentare della corte, e Francesco Maria de’ Medici con in mano una ciambella, entrambi dipinti da Suttermans, ritrattista al servizio dei granduchi. A corte i ruoli erano rigidi e codificati, anche in cucina. Fra XV e XVI secolo la carica principale era lo scalco,

che sovrintendeva alla tavola e tagliava le carni, prima disossate dal trinciante. Alcuni fra loro furono anche autori di celebri trattati. E poi dispensieri,credenzieri, garzoni, cuochi…e molti altri. Nelle cucine dipinte compaiono diverse di tali figure, come la garzona della tela iconica del genovese Strozzi.
Sala 3. Banchetti nelle corti italiane tra Cinque e Seicento (I)
Sin dal Medioevo la tavola del re era considerata uno dei simboli principali del potere del monarca. Nei banchetti dei papi e dei diversi sovrani della Penisola le grandi corti del Rinascimento espressero al meglio la propria magnificenza. Il cerimoniale che regolava pranzi e cene era molto attento a coniugare sfarzo e decoro. Fra ’400 e ’500 i sovrani mangiavano spesso insieme a cortigiani e letterati. Diverse opere su vino e cibi sono state originate proprio da discussioni nate a tavola. Poche sono però le testimonianze iconografiche relative a tali pranzi. Per lo più raffigurano pranzi di nozze, come quelli di Farnese e Medici qui esposti. Insieme sono oggetti provenienti dalle tavole di queste e di altre dinastie.
Sala 4. Banchetti nelle corti italiane tra Cinque e Seicento (II)
Nel corso del ’600, partecipando alla stessa cultura che segnava le grandi monarchie nazionali europee, anche i sovrani dei piccoli Stati italiani scelsero di mangiare quasi sempre a tavola da soli, serviti da grandi di corte ed accompagnati da musiche composte allo scopo. A cortigiani, ambasciatori ed alcuni ospiti era concesso il privilegio di assistervi. Il sovrano, comunque, poteva mangiare anche nelle proprie stanze private, alla presenza solo di coloro che lo servivano e di alcuni, pochissimi “grandi”. Di tali banchetti non si hanno testimonianze iconografiche. Vi erano poi rare occasioni in cui i sovrani invitavano ambasciatori o gruppi da loro patrocinati, come nel banchetto dei “Piacevoli” qui esposto.
Sala 5. Delizie da re
Per il suo casino della Topaia, il granduca Cosimo III commissionò al pittore Bartolomeo Bimbi grandi tele raffiguranti

straordinari campionari di frutticoltivati sul territorio, con attenzione agli studi di botanica e all’illustrazione scientifica in voga a corte. Tra le tele, i Fichi con tutte le diverse varietà elencate nel cartiglio, un vero trionfo di biodiversità. Ma anche i Datteri, su uno sfondo esotico, ed un magnifico Tartufo proveniente da un possedimento granducale. I tartufi erano molto apprezzati ed erano impiegati come doni tra le corti, specie quella sabauda. L’ananas, poi, era notocome “pigna reale”, e lo troviamo presente anche nei preziosi arredi dei palazzi, come in quelli qui esposti dalla Reggia di Caserta.
Sala 6. Bevande esotiche
Da fine ’600 nelle corti italiane si diffonde il consumo di bevande esotiche quali caffè, cioccolata e, in misura minore, tè. Con i commerci della Compagnie delle Indie, il mercato occidentale è invaso da servizi da tavola e da tè, caffè e cioccolata in pregiata porcellana, con decori cinesi e giapponesi poi imitati dalle manifatture europee. Ne è un esempio il servizio di Meissen donato dal re di Sassonia a Vittorio Amedeo II. Le bevande si preparavano in raffinate caffettiere, cioccolatiere, teiere in argento, usate per lo più in colazioni private, cui era destinato il prezioso Tête-à-tête da caffè della Granduchessa di Toscana, o in incontri informali, come quello raffigurato nel dipinto di Guttenbrunn.
Sala 7. Pranzi e colazioni nel Settecento
Nel ’700 i sovrani si ritagliarono sempre più momenti di vita privata, facendo propri, per quanto possibile, alcuni stilemi della nascente societàborghese. In Italia sia i Savoia, dal 1713 re di Sicilia e dal ’20 di Sardegna, sia gli Asburgo-Lorena,

dal 1737 granduchi di Toscana, ridussero, sin quasi ad abolirla, la pratica del pranzo pubblico. Essi mangiavano da soli con la propria famiglia, al più con pochi fidati cortigiani. I grandi pranzi pubblici furono riservati ad occasioni speciali, in primis le nozze, come quelle fra Elisabetta Farnese e il re di Spagna Filippo V, nel 1714, oggetto del dipinto di Spolverini, restaurato per la mostra. Allo stesso tempo, grazie alla diffusione della porcellana, le loro tavole divennero sempre più splendide e raffinate.
Sala 8. Produzione e approvvigionamenti per la corte
La sala è dedicata alla corte di Napoli. Alle pareti i dipinti mostrano l’approvvigionamento dei prodotti alimentari: dalla caccia, alla Vaccheria di San Silvestro a Caserta fino alla Certosa di Padula per la produzione di formaggi, dalla mietitura alla vendemmia. Un Grand Tour tra i Siti Reali diffusi sul territorio. Il posto d’onore spetta al grande dipinto di Hackert con Ferdinando IV di Borbone e Carolina che assistono alla mietitura a Carditello. Comealimento la scelta è caduta, naturalmente, sulla pasta, protagonista della Natura morta di Giacomo Nani, oggi al Palazzo Reale di Napoli. Le Vedute del regno e i marmi antichi provenienti dagli scavi di Ercolano, ridotti in biscuit da Tagliolini, costituiscono i decori della tavola imbandita in sala.
Sala 9. Preziosità della tavola
Nel ’700 il pranzo di gala nelle grandi corti era un modo per ostentare la ricchezza, il lusso e la raffinatezza, attraverso l’esibizione di preziose porcellane, cristalli e costosissime oreficerie. Immancabili i servizi da tavola delle prestigiose manifatture di Meissen e di Sèvres, completi dell’assortito vasellame destinato alle varie vivande, gelato compreso.

Splendidi esempi sono il servizio verde da dessert e quello a rilievi “Dulong” con fiorellini policromi, confluiti dalle collezioni ducali parmensi nella Vasella del Quirinale. La tavola imbandita era resa sontuosa dagli argenti: surtout specchiati, candelieri, zuppiere, campane portavivande, come le tre prodotte dall’Orfèvrerie Royale fondata da Vittorio Amedeo III e diretta dall’argentiere Giovan Battista Boucheron.
Passaggio 10. Caricature
Con la diffusione della libertà di stampa, anche i sovrani furono oggetto di caricature. Fra i soggetti più usati per ironizzare su di loro fu il pranzo reale. Esso divenne, anzi, metafora per eccellenza del potere dei re. Non di rado questi erano

presentati intenti a mangiare i propri sudditi o a trattare il mondo come un piatto da dividere con gli altri sovrani. Napoleone, poi, fu forse il primo sovrano la cui intera vita politica sia stata raccontata con caricature legate al tema del mangiare. In questa e nelle sale successive sono esposte alcune di tali immagini.
Sala 11. Banchetti al tempo di Napoleone
Nella storia Napoleone è ricordato come un uomo di costumi austeri, in ossequio all’immagine tradizionale del soldato virtuoso. Durante la suaepoca i pranzi di corte certo non si interruppero, ma sia l’imperatore sia i suoi parenti, posti su diversi troni d’Europa, applicarono regole più austere e vicine al mondo borghese da cui provenivano. Allo stesso tempo non furono rari i banchetti offerti dai re napoleonici ai militari. È il caso di quello che Gioacchino Murat – re di Napoli e marito di Carolina Bonaparte – offrì il 23 marzo 1809 ad oltre 3000 ufficiali dell’esercito napoletano nei giardini della Villa

Reale, organizzato dai maestri di cerimonie della corte napoletana, e raffigurato nel dipinto di Gaetano Gigante qui esposto.
Sala 12. Sale da pranzo nell’Ottocento
Nell’800 continua la tradizione dei grandi banchetti, ma allo stesso tempo i sovrani aprono le loro tavole ad ospiti quali uomini d’affari, politici,viaggiatori. Se al Palazzo Reale di Milano la grande Sala delle Cariatidi è l’aulico scenario del banchetto per l’incoronazione di Ferdinando I, in altre residenze nascono sale destinate espressamente ai pranzi, come quella per l’arciduca Massimiliano della triestina Villa Lazarovich. In Piemonte un vero e proprio progetto globale interessa la creazione, nel Castello di Pollenzo, d’una sala da pranzo (1834), su modello classico romano, per re Carlo Alberto, cui lavorano, diretti da Pelagio Palagi, architetti, pittori, stuccatori ed ebanisti.
Sala 13. Pranzi nel Regno d’Italia
Dal 1871 il Quirinale divenne il Palazzo Reale dei re d’Italia. Soprattutto negli anni di Umberto e Margherita (1878-1900), ma anche all’inizio del regno di Vittorio Emanuele III (1900-1946) la grande sala da pranzo fu sede di numerosi banchetti di gala. Essi erano destinati ad ospiti di diverso genere, dai politici alla nobiltà, dai militari ai cavalieri degli ordini sabaudi. I banchetti più importanti erano, però, quelli destinati ad accogliere capi di stato di tutta Europa, spesso ricordati nei disegni delle prime pagine di giornali come “L’illustrazione italiana” o “La domenica del Corriere”. Una selezione di alcuni di essi è nel video in fondo alla sala.
Sala 14. Pranzi al Quirinale
I tre servizi, scelti per illustrare la mise en place, fanno parte della Vasella Vecchia del Quirinale: la splendida raccolta di

oggetti destinati alla tavola reale che rivelano il gusto della principessa Margherita, nel 1878 prima regina d’Italia, ispirato ai canoni di eleganza del Settecento. Sassone perparte di madre, Margherita apprezza la porcellana di area germanica. La raffinata manifattura di Meissen è qui rappresentata da servizi allestiti per due occasioni: il servizio a Fiori blu con corona reale e dorature per il pranzo, con la tazza per il consommé o potage di apertura, e il servizio “a medaglioni” con rilievi “Dulong”, cui si ispira l’elegante Medaglioni della Richard Ginori per la tavola presidenziale, apparecchiato per il dessert, conpiatti dalle tese a traforo. È un omaggio alla manifattura di Berlino la presenza al Quirinale di quattro servizi, tra cui lo splendido Fiori policromi con nervature dorate a rilievo, che mostra la mise en place per un pranzo.
Biglietti: Intero 14 euro, ridotto 12 euro (gruppi di min. 12, max. 25 persone e quanti previsti da Gratuiti e Ridotti), ridotto ragazzi 8 euro (under 21 e universitari under 26), scuole 4 euro (classi minimo di 12, massimo 25 studenti, ingresso gratuito per 1 accompagnatore ogni 12 studenti), gratuito minori di 6 anni e quanti previsti da Gratuiti. Diritti di prenotazione sull’acquisto dei titoli d’accesso per i gruppi (minimo 12, massimo 25 persone): 15 euro a gruppo, 7 euro a classe.
Info: lavenaria.it – residenzerealisabaude.com