I vampiri esistono veramente, e una serie Tv tutta torinese ce lo dimostrerà. Dirige Max Ferro, nel cast anche Antonello Panero
di Alberto Tessa
I vampiri esistono per davvero, vivono in mezzo a noi in incognito e paiono non avere più paura nemmeno della cucina tipica piemontese (talmente agliosa da rischiare di stordire i compagni di simposio non piemontesi), tanto che Torino potrebbe esserne presto invasa.
Ma forse, per nostra fortuna, questi vampiri moderni, immuni alla bagna cauda e ai paletti di frassino, non sono poi neanche così cattivi come Bram Stoker ci voleva far credere, sin da quando eravamo ragazzini, con il suo Dracula, se è vero che i “real life vampires” (così si fanno chiamare) combattono contro il male, sventano complotti di personaggi che, loro sì, tramano nell’ombra, e paiono pure avere uno spiccato rispetto nei confronti delle diversità, declinate nelle loro mille varianti.
Un’inedita serie tv “horror-sociale”, intitolata “Il diario della Bestia”, ne racconterà presto le avventure; sarà girata nel capoluogo subalpino e avrà un regista tutto torinese del calibro di Max Ferro, che è anche il titolare della società di produzione cinematografica Blue Screen Film.
Ferro, classe 1966, è cresciuto a pane, Super8 e pizze, intese come i contenitori delle pellicole il cui dipanarsi all’interno di una “macchina magica” rendeva animate le fotografie al cinema prima dell’avvento della meno romantica tecnologia digitale.
“Nel 2013 vidi in tv, su Italia 1, una puntata di ‘Mistero’ in cui si parlava dei real vampires e di un loro rappresentante italiano che si faceva chiamare Horus Sat”, spiega Ferro. “Non lo nego: scoppiai in una sonora risata e mi dimenticai quasi del tutto di avere visto quel servizio, giudicandolo inizialmente quanto meno strampalato. Poi, però, qualche mese più tardi, come un tarlo, cominciò a farsi avanti nella mia mente l’idea di approfondire l’argomento. Allora stavo girando il mio primo lungometraggio, intitolato ‘La promessa del sicario’, un action thriller che voleva essere un omaggio al genere poliziottesco degli anni Settanta – quello che, per intenderci, rese celebre Tomas Milian – e l’idea di girare un horror cominciava a stuzzicarmi”.
Ferro, dopo una breve ricerca sui social, riuscì a mettersi in contatto con ‘Horus Sat’, al secolo Davide Santandrea, un suo coetaneo forlivese con una vasta conoscenza del mondo della tv e della cinematografia mondiale, oltre che un avido collezionista di film horror (pare che nella sua videoteca personale si contino circa venticinquemila titoli). “Gli telefonai”, continua Ferro. “Mi aspettavo di udire, dall’altro capo della cornetta, una voce cavernosa e spettrale, come siamo sempre stati abituati ad attribuire ai vampiri, ma in realtà Horus Sat mi salutò calorosamente con un marcato accento romagnolo che ebbe il merito di azzerare quel po’ di preoccupazione che mi era venuto prima di comporre il numero”.
Ma chi sono i real vampires come Horus Sat-Davide? “In realtà sono persone normalissime; non vanno in giro avvolte in un mantello nero, ma si vestono e si comportano esattamente come facciamo noi”, illustra il regista torinese. “D’accordo, forse, rispetto a noi, prediligono le ore notturne per svolgere le proprie attività, ma l’unica cosa che davvero li differenzia è il fatto che alcuni di loro sostengono di avere la necessità di bere, con scadenze più o meno distanziate, delle piccole quantità di sangue umano”.
Dimenticate però il buon Stoker e tutte le varie declinazioni cinematografiche della sua opera più famosa: i real vampires non vanno in giro a stordire la gente né, peggio, ad ammazzarla per poi succhiarne il fluido vitale dalla giugulare. Essi chiedono l’aiuto di volontari, tutti maggiorenni, consenzienti e in grado di dimostrare con appositi esami la loro buona salute, a cui prelevano l’equivalente di una o due fialette di sangue che poi bevono; il tutto viene generalmente ripetuto un paio di volte al mese, soltanto raramente più spesso. “Sostengono di sentire il bisogno di sangue a causa di un’anomalia genetica da cui sono afflitti, continua Max Ferro, ma al contempo invitano tutti i ‘non vampiri’ a non fare come loro, dato che una cosa simile può risultare anche molto pericolosa per chi non ne abbia bisogno”.
Tornando alla serie tv, il contributo di Horus Sat è stato per Max fondamentale, dato che in pratica “Il diario della bestia” sarà la biografia, un po’ romanzata, del medesimo vampiro italiano. La storia sarà ambientata in parte a New York (interamente ricostruita negli studi di ripresa torinesi) e in parte a Meldola, il paese del Forlivese nelle cui vicinanze sorge un pittoresco castello medievale che, manco a dirlo, si presta ottimamente a ospitare le scene più gotiche della serie. “Abbiamo iniziato il casting con un po’ di pessimismo e invece il primo giorno, abbiamo ricevuto oltre duecento mail di persone interessate. Alla fine, le richieste sono state circa ottocento, che abbiamo ridotto a trecento. Da questi, dopo tre giorni di provini, abbiamo selezionato un’ottantina di attori che, insieme a molte altre decine di comparse, comporranno il cast della serie”.
Si tratta di un progetto ormai in fase avanzata di realizzazione; le riprese cominceranno fra ottobre e novembre o al più tardi nel prossimo inverno, ma “Il diario della bestia” si farà. I temi trattati saranno anche di interesse sociale: dalla discriminazione nei confronti delle coppie gay al bullismo giovanile, dalla diversità in genere alle minoranze sociali.
Nella serie reciterà anche, per la prima volta davanti a una telecamera, l’attore teatrale torinese Antonello Panero, da anni affetto da sclerosi multipla, un vero esperto di Dracula che ha portato in scena numerose volte. “Su di me – ma, da quel che so, anche su molti altri appassionati – la recitazione ha un effetto terapeutico”, spiega Panero. “Quando salgo sul palcoscenico, all’improvviso, tutti gli effetti della mia malattia scompaiono. A causa della sclerosi ho perso un bel po’ della mia vista e, nella vita di tutti i giorni, sono costretto a indossare occhiali con una gradazione molto forte, ma quando recito non ne ho più bisogno: con la mente e con il cuore riesco a vedere gli spazi della scena, a distinguere i personaggi con cui devo interagire dagli altri che, al contrario, devo ignorare. Sono impaziente di scoprire se proverò le stesse emozioni anche davanti a una macchina da presa”.
Panero vestirà i panni di un cardinale arcinemico dei vampiri, un personaggio importante e piuttosto negativo che, tuttavia, nel prosieguo della serie (sono previste tre stagioni composte da dodici episodi ciascuna, della durata di cinquanta minuti ognuno), potrebbe riservare alcune sorprese, magari non del tutto negative.
Non resta dunque che attendere il termine delle riprese della prima stagione e la messa in onda televisiva della stessa (si parla di un interesse da parte di Sky), approntando un comodo divano e, per andare sul sicuro, anche una buona scorta di acciughe e tomini al verde, preparati senza essere avari nell’utilizzo dell’aglio.