I musei diocesani di Torino e Susa
di Bruno Scibilia
Insieme alla Toscana e al Triveneto, il Piemonte si conferma come la regione ecclesiastica più ricca di musei religiosi, contando oggi oltre cento unità, tra musei ecclesiastici e non, dei quali circa la metà sono musei di arte sacra. Tra questi i Musei diocesani di Susa e di Torino sono casi emblematici di un lavoro proiettato verso le più varie forme di fruizione e valorizzazione. Entrambi non hanno come unico scopo la sola conservazione e custodia dei beni che raccolgono, ma anche l’esposizione organica delle opere secondo i criteri scientifici e culturali propri di un museo moderno. La raccolta delle testimonianze custodite in queste due eccezionali realtà è destinata ad offrire ai visitatori diverse chiavi di lettura degli itinerari dell’arte sacra, con funzione anche memoriale della storia della Chiesa e di una comunità religiosa in particolare che vive in un determinato ambito territoriale.
Il museo diocesano di Torino è stato inaugurato nel 2008 ed è il principale museo ecclesiastico della città; tra quelli censiti e schedati dall’Associazione dei musei ecclesiastici italiani, nel capoluogo piemontese risultano attive tre grandi istituzioni museali di arte sacra: il Museo della Sindone di Via San Domenico, il Museo della devozione mariana in Via Maria Ausiliatrice e, appunto, il Museo Diocesano di Piazza San Giovanni. Per l’allestimento di quest’ultimo i museografi hanno voluto rispettare le testimonianze architettoniche preesistenti, contenendo al massimo gli interventi di adeguamento degli ambienti e salvaguardando il più possibile la valenza storica di un luogo che si qualifica come museo di se stesso. Il luogo della Parola, la custodia eucaristica e l’altare-tipo della liturgia tridentina sono gli imperdibili temi storico-liturgici del percorso museale e le opere e gli arredi provenienti da chiese non sufficientemente protette o non facilmente raggiungibili dai visitatori, esposti in via temporanea o in custodia presso il museo, sono divisi per tipologie, epoca e materiali. Il museo vuole così far conoscere, attraverso lo studio, la ricerca e la formazione didattica; tutelare, inventariando e restaurando; valorizzare e promuovere, organizzando esposizioni, conferenze e pubblicazioni. Altro scopo dichiarato è quello di raccontare i venti secoli di storia della Chiesa torinese negli ambiti del culto, dell’evangelizzazione e della carità, attraverso beni che arricchiscono di contenuti il museo stesso, grazie al loro triplice valore: simbolico, perché destinati al culto e alla funzione liturgica, storico, in quanto testimonianze della storia e della vita religiosa di una comunità, e formale, in qualità di oggetti d’interesse artistico. Beni quindi che, parafrasando un passo dell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis di Benedetto XVI, rappresentano un momento di incontro tra il gusto per la bellezza e lo stupore per il mistero di Dio.
Il Museo diocesano di Torino rientra anche tra quelle poche realtà che vanno oltre le ordinarie attività di apertura di un museo; negli anni infatti, sono stati organizzati presso i suoi spazi o nella cattedrale di San Giovanni Battista eventi culturali e musicali che combinano l’utile col dilettevole, come il concerto per organo del 25 settembre 2015 abbinato alla mostra retrospettiva su Umberto Mastroianni, l’esposizione del Compianto su Cristo morto di Beato Angelico, che fu in mostra al museo in occasione dell’ultima ostensione della Sindone o le mostre e le conferenze organizzate lo scorso anno sulla pittura di Defendente Ferrari e del vercellese Gerolamo Giovenone, grandi rappresentanti del Rinascimento piemontese, molte delle cui opere sono state recentemente raccolte dai vicini Musei Reali di Torino per la realizzazione di una nuova sezione museale della Galleria Sabauda, la quale propone un inedito allestimento interamente dedicato agli artisti attivi in Piemonte durante il periodo rinascimentale con circa cinquanta opere appartenenti alle scuole piemontesi, databili tra la tra fine del Trecento e la metà del Cinquecento. In ultimo, non si può non fare riferimento all’esposizione temporanea che è stata inaugurata il 27 settembre di quest’anno, in occasione della riapertura della cappella del Guarini, dedicata al Santo Sudario e allestita nello scavo archeologico sotto il sagrato del Duomo, in cui tra i vari oggetti di grande pregio è possibile vedere anche una rara copia della Sindone di dimensioni uguali all’originale, che fu realizzata nel 1634 ed esposta in due occasioni a contatto con la vera Sindone –acquisendo così il valore di reliquia– nel 1931 e nel 1978.
Non dimenticate poi di visitare la città di Susa, centro di riferimento culturale, storico e artistico della valle omonima. Troverete un museo diocesano di arte sacra, che nasce come strumento di promozione culturale ed ecclesiale e che raccoglie gli oggetti d’arte più preziosi del Tesoro della cattedrale di San Giusto e della chiesa della Madonna del Ponte, le oreficerie e la statuaria lignea provenienti dalle varie aree della Val di Susa e un’importante collezione di paramenti liturgici. Tutti i beni esposti sono accompagnati da appositi inquadramenti didascalici che fanno riferimento non solo alla storia e all’arte, ma anche al loro precedente uso liturgico. L’ordinamento che dovete aspettarvi è di tipo cronologico e i parametri adottati per la scelta degli oggetti da esporre al pubblico tengono conto di questi tre diversi aspetti: beni di maggior pregio, beni a rischio di furto o comunque bisognosi di tutela e beni di particolare importanza di provenienza e fattura locale. La struttura museale incontra anche il pubblico sotto il profilo dell’interattività, fornita dai sistemi tecnologici che vengono adottati per una migliore fruibilità: è presente un centro di documentazione bibliografica informatizzato e collegato alla rete internet, che fornisce così ulteriori strumenti a ricercatori, studenti e interessati a questo sistema informativo. Il museo infine, cerca di proporre percorsi agevoli, pratici e propositivi per i visitatori, sempre in vista di un lavoro che punti a modalità di fruizione convincenti e all’avanguardia.
I due musei piemontesi, così impegnati nei loro progetti di valorizzazione, sono anche molto attivi nelle richieste di aiuti, di competenze ed energie: coinvolgere persone, raccogliere fondi, promuovere forme di pubblicità “passaparola”, possono essere strumenti molto utili per crescere, nell’obiettivo di educare le comunità cittadine all’importanza delle opere d’arte sacra, della loro conservazione e del loro valore evangelizzante. Susa e Torino sono la prova del fatto che per l’ennesima volta un museo veramente attivo è un museo che va alla gente e non che aspetta la gente!
Questo articolo ha vinto la XII edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura