Rinascita di un vino piemontese dimenticato
di Francesca Ferranti
In Piemonte, da sempre e tranne rare eccezioni, il vino rosso la fa da padrone sul mercato, sulle tavole e sulle riviste del settore. Alla fine degli anni Ottanta, molto prima che scoppiasse la moda del “chilometro zero”, con la riscoperta di un vitigno antico a bacca bianca denominato Timorasso Walter Massa e i suoi colleghi viticoltori del Tortonese volevano fare la rivoluzione, la rivoluzione del vino bianco piemontese di nicchia ma di qualità, all’insegna dell’autoctono e del tradizionale.
Walter Massa è un viticoltore della Val Curone, la cui famiglia di vignaioli ha storicamente prodotto vino rosso. Lui, personaggio anticonformista, brillante e visionario, ha deciso di fare un salto di qualità e investire nella riscoperta di un vino originario della sua zona, al tempo dimenticato ma molto rinomato nel passato. Basti pensare che Leonardo da Vinci, nel celebrare il matrimonio di Isabella di Aragona e Gian Galeazzo Sforza, donò agli sposi un vino in grado di esaltare i sapori dei formaggi in modo unico, il Timuràs.
I vignaioli che hanno deciso di seguire la visione di Walter e tuffarsi nella riscoperta del Timorasso hanno creduto nelle potenzialità di un vitigno quasi sconosciuto e si sono posti l’obiettivo di reintrodurlo sulle carte dei vini regionali e non solo. Hanno coinvolto ricercatori e docenti universitari, giornalisti, ristoratori ed enotecari e sono riusciti ad ottenere innegabili successi, dimostrati dalla crescita quasi esponenziale della superficie coltivata a Timorasso, che è passata da uno a centoventiettari nel giro di trent’anni. Nonostante rimanga un vino di nicchia per la produzione limitata, anche la quantità di bottiglie di Timorasso prodotta è aumentata incredibilmente in questi anni, lievitando da poche centinaia a oltre quattrocentomila.
Il Timorasso è originario della provincia di Alessandria, che in regione si distingue per la relativa abbondanza di vitigni bianchi. Si hanno notizie sul fatto che già nel Medioevo il Timorasso venisse coltivato nelle Valli Curone, Grue, Ossona e Borbera. Nei secoli, il Timorasso guadagnò il titolo di vitigno bianco piemontese più importante per quanto riguardava superfici e quantità prodotte. Inseguitoall’epidemia di fillossera che da fine ’800 al primo trentennio del ’900devastòivitigni europei e poi in conseguenza del boom economico postbellico e dello spopolamento delle campagne, il Timorasso vide però un declino delle superfici coltivate ed un progressivo abbandono. Walter Massa cita, tra le cause di questo abbandono, le preferenze del mercato che si era concentrato quasi esclusivamente sui vini rossi, “più viscerali rispetto ai cerimoniali vini bianchi e che quindi erano riusciti ad avere un maggior impatto in quegli anni in cui la gente voleva soprattutto scaldarsi e usava il vino come corroborante”.
Reintrodurre la coltivazione del vitigno Timorasso e diffonderne il vino sul mercato non è stato un gioco da ragazzi. In vigna, le difficoltà erano rappresentate dalla sua produttività limitata e dalle alte esigenze colturali dovute alla maturazione tardiva che si completa a fine settembre rendendo l’uva sensibile ai marciumi e alle muffe che la attaccano con il tuffarsi dell’estate nell’autunno. Le difficoltà per la commercializzazione consistevano nel fatto che negli anni Ottanta i viticoltori piemontesi stavano ancora tentando di spostare l’immaginario collettivo verso l’idea di una regione che è in grado di produrre non solo vini rossi, ma anche bianchi di qualità. Mentre questo da un lato giocava a favore del Timorasso, da un’altra prospettiva la competizione con vini come il Cortese, dalla coltivazione meno complessa e dalle maggiori rese di prodotto, rappresentava un problema. Inoltre, il Timorasso proveniva da un territorio marginale rispetto alle zone vitivinicole più rinomate come le Langhe e il Monferrato e questo era un punto a suo sfavore.
Nonostante le difficoltà, Walter Massa e i suoi colleghi hanno creduto nel Timorasso come in un’alternativa locale e con grande personalità per mercati ormai dominati da vini omologati.
La prima vendemmia di Timorasso risale al 1987 e, con un’alternanza di annate di successo e non, oggi si è arrivati alla produzione di un vino che è riuscito ad ottenere uno spazio nelle recensioni dei critici enologici e ha raggiunto alcuni dei ristoranti più ricercati d’Europa. Walter Massa commenta che, con la riscoperta del Timorasso, “si è partiti da target già alti, in quanto il grosso del vino non è destinato agli scaffali dei supermercati ma a quelli delle enoteche e alle cantine dei ristoranti”. Inoltre, nel 2017 e nel 2018 il Timorasso è stato presente anche a Vinitaly, la più grande manifestazione italiana dedicata al mondo del vino. Massa aggiunge che, grazie al Timorasso, il Tortonese “ha ricominciato a sorridere”e così hanno fatto le sue colline, che “in quanto cose vive devono poter vivere e potersi esprimere”.
Il Timorasso ha rivitalizzato il mercato dei prodotti locali e il turismo di queste zone. Manifestazioni come “Quatar pass per Timurass”, organizzate per combinare la degustazione del Timorasso con quella di formaggi ed altri prodotti del territorio e per godere dei suggestivi panorami della zona, sono l’occasione per visitare i luoghi che danno i natali a questo vino.
Il Timorasso ha destato interesse anche in ambiti scientifici e mediatici. Walter Massa dichiara che il ruolo dei ricercatori e dei professori universitari è stato fondamentale nella rinascita di questo vino, in quanto gli studi che questi hanno effettuato hanno dimostrato“l’onestà intellettuale, imprenditoriale e scientifica dei produttori di questo vino”e anche che essi hanno “qualcosa da dire e magari anche da dare”.
Anche il ruolo dei media è stato rilevante, perché ha permesso al Timorasso di finire sui quotidiani nazionali e internazionali e su molte reti televisive, con il risultato che aziende vitivinicole importanti hanno deciso di investire nei terreni del Tortonese ed impiantare nuovi vitigni di questa varietà.
Un successo riconosciuto anche in ambienti istituzionali: nel 2002 la Regione Piemonte ha emanato una delibera sulle classificazioni delle varietà di vite, in cui ha aggiunto il Timorasso tra quelle classificate per la provincia di Alessandria. Inoltre, nel 2011 questo vino ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata “Colli Tortonesi Timorasso”.
Se non fosse stato per i coraggiosi viticoltori del Tortonese, il Timorasso sarebbe scomparso dalla mappa ampelografica italiana e oggi non avremmo la possibilità di degustare un vino che ha fatto la storia dell’enogastronomia in Piemonte. L’avventura della riscoperta dimostra come le rivoluzioni che partono dal basso, dall’amore per la propria terra, dalle tradizioni, dalla voglia di reinventarsi e dalla caparbietà di personaggi radicati nel passato ma allo stesso tempo proiettati nel futuro, hanno il potere di raggiungere l’obiettivo agognato superando difficoltà di varia natura.
Per affermare prodotti di successo sul mercato non è indispensabile appellarsi a mode globalizzate come quella del biologico. Walter Massa e i suoi colleghi hanno avuto l’apertura mentale di coinvolgere le università e i media nella loro causa e questo asso nella manica ha rappresentato l’elemento vincente per riuscire ad affermare un prodotto “diverso” su un mercato esclusivo come quello enogastronomico italiano.
Questo articolo ha ricevuto il terzo premio alla XII edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia, Turismo, Ambiente