Il viaggio di Igor D’India
di Michela Damasco
Facile ricordare con mostre e incontri la spedizione dei Mille, da Quarto a Marsala, avvenuta nel maggio 1860, nell’anno in cui si celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. In fondo, normale, visto che lo sbarco di Garibaldi e delle sue Camicie rosse aprì le porte alla proclamazione dell’unità.
Più difficile, in molti sensi, e di certo originale, ricordarla ripercorrendo il Paese via terra al contrario: partendo da Marsala con destinazione Torino. Il tutto – 2.100 chilometri – in sella a una bici. Lo ha fatto Igor D’India, videomaker freelance palermitano di 27 anni, partito il 1° agosto e giunto a Torino nella serata del 21. “L’obiettivo del mio viaggio, racconta,g era prima di tutto personale: volevo conoscere meglio quella storia e raccogliere le opinioni degli Italiani. Allora mi son detto: già che ci siamo, ripercorriamo le tappe storiche; già che faccio il documentarista, racconto ciò vedo”.
Dopo appena due settimane di allenamento, parte il viaggio a bordo di una bici da corsa, “la prima che è capitata”, con tutte le disavventure che possono derivarne: “Non avendo molto tempo, ne ho presa una che non aveva ruote di qualità, mi son dovuto fermare a Perugia per ripararla e poi le strade italiane sono pericolose e spesso piene di buche… Il mio ingresso a Torino è stato tutto tranne che trionfale, mi è saltato anche il contachilometri poco prima”, dice Igor con l’atteggiamento di chi si è messo in strada con
tanti particolare un po’ lasciati al caso, aprendosi così a esperienze e incontri imprevisti. Come quello in Calabria, vicino a Vibo Valentia, con due metalmeccanici cassaintegrati di Bergamo alle prese anche loro con un viaggio in bici, toccando tutte le Province italiane: “Conoscevamo le reciproche storie perché ne avevamo sentito parlare in radio, ma non eravamo riusciti a metterci in contatto. Poi, un giorno, per caso, l’incontro: ci siamo riconosciuti subito. Io, col mio viaggio, volevo documentare in un certo senso l’Italia di oggi, mentre il loro intento era di mandare un messaggio di speranza”.
Un viaggio sicuramente impegnativo, dal punto di vista della fatica, ma “leggero” come attrezzature: zaino, bici e un I-phone con cui fotografare i luoghi attraversati dai Garibaldini (come Calatafimi, Teano e Quarto), registrare video, riportare gli i incontri avvenuti lungo il percorso su un blog aperto per l’occasione. Proprio nell’home page del proprio blog, presentandosi, se lo chiede: “Perché non me ne sto a casa?”. La risposta è semplice: “Mi piace”, ammette Igor, uno dei cui punti di riferimento è non a caso Walter Bonatti, recentemente scomparso. “A muoversi, soprattutto da solo, c’è sempre da imparare. Definirei il mio un film-making d’avventura autofilmato e, per l’attraversamento dell’Italia in bici, l’esperimento del cellulare ha funzionato: non avrei potuto caricarmi più di tanto, ma comunque preferisco un approccio onesto all’esperienza e una tecnologia troppo avanzata potrebbe contaminarlo”. Il gusto dell’avventura e la voglia di raccontarla, insomma, attraverso reportage in luoghi di guerra, qualche passaggio in Asia con una vecchia Y10, a cui hanno fatto seguito quelle che definisce “avventure domestiche”.
L’ultima, in bici, gli ha fatto capire che “L’Italia è governata male e la gente è stufa: soprattutto al Sud, c’è una forma di scontento dovuta a una sensazione di abbandono e gelosia nei confronti del Nord, ma in generale la gente che ho incontrato crede, a parte piccoli feudi, nell’unità, nonostante chi sta al potere riesca a governare talmente male da creare dubbi sulla dignità stessa di una bandiera. Credo che, da questo punto di vista, ci sia tanta manipolazione, per dividere e indebolire l’opinione pubblica”.
In questo viaggio fatto di chilometri e di vita, Igor è arrivato a Torino nell’ultima tappa del suo percorso, 160 km da Savona: “Ho attraversato il Piemonte in una giornata: le meravigliose campagne di Asti, Alba, e poi l’arrivo a Torino, in una domenica torrida, in una piazza Castello letteralmente vuota. Conoscevo già la città, mi è sempre piaciuta, ed è bello godersela quando c’è poca gente, esattamente come Palermo. Ci sono arrivato un po’ “stonato”, ho interagito con alcuni No Tav e con un controllore del treno calabrese (già, perché a Torino sono tanti, i non torinesi, ndr), che aveva sentito della mia impresa e mi ha parlato un po’ dell’unità e di quanto siam messi male, apprezzando progetti come il mio”.
Poi, il ritorno a casa via mare, da Genova a Palermo, l’occasione ideale per elaborare il tutto: “In qualunque mio viaggio, ho poi bisogno di un momento di raccoglimento, perché la vera riflessione arriva quando tutto è finito, prima sei concentrato su ciò che devi fare”. Obiettivo raggiunto? “Oltre a conoscere meglio sia la storia, sia gli Italiani, al di là del giudizio che si può avere dei Garibaldini, ho fatto questo viaggio anche per ricordare la motivazione di quella gioventù, per portare in evidenza l’entusiasmo di quelle persone”.
Il progetto ha funzionato, stando alla partecipazione sul blog: “La partecipazione è stata ottima, ho ricevuto commenti provenienti anche dall’estero, e poi ho creato un gruppo di fedelissimi, circa un migliaio, che hanno sempre commentato i miei post e hanno contribuito a darmi visibilità. Infatti, ho deciso di non chiudere il blog come inizialmente avevo in mente, perché ormai l’aspetto sociale di certe esperienze emerge nel momento in cui le condividi”.
Ora, infatti, Igor sta condividendo la sua ultima avventura domestica: la risalita del fiume Oreto, a Palermo, che, dopo il “Sacco di Palermo”, è diventato una sorta di canale, o meglio fogna, soffocata da un espansione urbana senza criterio. E continua a tenere incontri nelle scuole superiori, soprattutto in quartieri disagiati, per dirottare verso qualcosa di positivo quel bisogno di soddisfare la curiosità per l’ignoto e per il mondo, troppo spesso scaricato in illegalità e criminalità.
Non che ci sia da guadagnare, da certe avventure: “Ho la fortuna di aver trovato chi crede in me, quindi alcuni sponsor mi hanno aiutato, ma, su questo tipo di avventure, se non si va in perdita, si va in pari, non ci si guadagna. Ho però altre formule per mantenermi”, come servizi promozionali, oppure video e videoclip realizzati dall’Alcolica Agenzia Creativa, fondata nel settembre 2010 con “due miei amici d’infanzia”. Può suonare persino strano, in un Paese che ha un tasso di disoccupazione giovanile elevato e scarse, se non nulle, possibilità di trovare un lavoro decente, sentir dire, a un appena 27enne, “In realtà, mi sento un po’ indietro, rispetto ai miei punti di riferimento, che alla mia età avevano fatto ben altro(ovvio, se il riferimento è uno come Bonatti, ndr), ma credo che, in realtà, si tratti solo di trovare le strategie giuste e che molto dipenda dalle necessità di ognuno. Io e i miei amici, ad esempio, viviamo per conto nostro, perché sentiamo il bisogno d’indipendenza”. L’entusiasmo di certi giovani ancora resiste. Come l’entusiasmo di quei giovani che fecero l’Italia e sulle cui orme Igor d’India ha pedalato.
Per saperne di più
www.igordindia.it
http://everydayndia.wordpress.com