Un “luogo di delizia” riportato all’antico splendore
di Gloria Guerinoni
A Torino tra le colline, appena oltrepassato il centro dal ponte dalla Gran Madre, vi è un luogo particolarmente amato dai torinesi: è Villa della Regina, una residenza preziosa, polo di attrazione sia per il parco coi giardini all’italiana, i giochi d’acqua e i ninfei, tipici del gusto paesaggistico settecentesco in linea con gli esempi aulici delle corti europee (dal castello di Villandry a quello di Vaux Le Vicomte), sia per gli interni progettati da Juvarra e da Baroni di Tavigliano.
La Villa fu dimora delle sovrane sabaude, da cui il suo nome, e fu fatta costruire a inizio Seicento dal principe cardinale Maurizio di Savoia che commissionò il lavoroagli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte su modello delle ville romane. Si trattava di una residenza di campagna con annessi i vigneti.
Nel 1657 Ludovica di Savoia fece ampliare i fabbricati e i giardini e qualche anno più tardi, nel 1692, Anna d’Orleans commissionò ulteriori importanti interventi, grazie alla guida dell’architetto Filippo Juvarra, che si avvalse dei migliori pittori-decoratori del tempo tra cui Giovanni Battista Crosato. Juvarra arricchì i giardini con arredi e decorazioni quali grotte, giochi d’acqua, fontane e trasformò l’edificio nel luogo ottimale per l’intrattenimento e lo svago della corte.
Il declino cominciò nell’Ottocento, dapprima con l’occupazione napoleonica, poi con l’unità d’Italia, quando tappezzerie e arredi furono trasferiti in altre residenze sabaude, come accadde alla libreria di Piffetti trasportata al Quirinale. A metà dell’Ottocento la villa fu destinata a collegio per le Figlie dei Militari, le signorine di buona famiglia figlie di ufficiali che combatterono durante le guerre di indipendenza.
La villa patì pesanti danneggiamenti sia durante la prima guerra mondiale sia nella seconda, quando subì massicci bombardamenti.
Le opere di restauro ebbero inizio nel 1994 e riportarono in vita anchel’antica vigna, tanto che nel 2008 si poté realizzare la prima vendemmia di Freisa.
La residenza fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte e dal 1997 è iscritta alla Lista del Patrimonio dell’umanità come parte del sito seriale Unesco Residenze sabaude. La villa è stata anche set cinematografico: agli albori del cinema, per il cortometraggio Spergiura! del 1909; e poi nel 2014 come set della miniserie La bella e la bestia.
Guardando da vicino e aggirandosi in quello che nel 2016 fu premiato dal comitato scientifico del concorso “Parco più bello” come uno dei più bei parchi e giardini d’Italia, scopriamo un prezioso giardino all’italiana con un anfiteatro sul retro. La Villa conserva infatti quelli che erano i “luoghi di delizia e riposo” della corte settecentesca: il Gran Rondeau col Dio Nettuno e altre dodici statue, la vasca con la Sirena, la Grotta del Re Selvaggio, il Belvedere Superiore, la Fontana del Mascherone e la Cascatella della Naiade.
Gli interni mantengono, oltre ad affreschi e quadri di Giovanni Battista Crosato, Daniel Seiter e Corrado Giaquinto, quattro gabinetti cinesi in raffinato legno laccato e dorato con pareti decorate in seta, e poi poltrone, divani, sedie, consolle tipiche del gusto piemontese del XVII- XVIII secolo.
Il salone fu disegnato da Juvarra intorno al 1733 ed è un esempio della continua ricerca di simmetrie (vedasi per esempio le doppie gallerie) del gusto juvarriano. La decorazione, con delicati colori pastello, fu affidata a Giuseppe Dallamano (autore delle quadrature architettoniche notevoli per il loro gioco prospettico e i raffinati trompe l’oeil),Giuseppe Valeriani, Corrado Giaquinto e Giovanni Battista Crosato. Qui si radunavano Maurizio di Savoia, la moglie Ludovica, gli amici di corte e alcuni membri dell’Accademia dei Solinghi, fondata a Roma da Maurizio di Savoia, ed era il luogo deputato a discutere di letteratura, scienza, musica e filosofia.
La camera verso levante, detta “del Trucco”, prende il nome dalla presenza del Trucco, tavola da gioco simile al biliardo. Al tempo di Anna Maria d’Orleans risalgono la volta col Trionfo di Davide del pittore di corte Beaumont, mentre la particolare boisériecon motivi a grottesche e cineserie si deve all’intervento di Juvarra e Baroni.
LaStanza del re, con gli ampi specchi servivano ad accentuare l’effetto di ampiezza, conservail ritratto della regina Margherita, soprannominata “regina delle perle”, raffigurata mentre indossa una collana di perle a più fili; e divani in stile Luigi XV.
L’anticamera conserva le sovraporte con rovine architettoniche riferite a Giovanni Domenico Gambone, esempio di ruinismo,corrente pittorica settecentesca caratterizzata appunto dalla realizzazione di vedute o paesaggi con rovine di templi o edifici classici.
I quattro gabinetti cinesi sono frutto dell’ideazione di Filippo Juvarra con Baroni e della straordinaria abilità di Pietro Mossa “pittore alla chinese” attivo anche a Palazzo Reale. Alcune boiserie originali con pannelli simulanti carte cinesi sono state trasferite al Quirinale nel 1888, con la celebre libreria. Del supremo ebanista rimangono il soffitto affrescato e porzioni di pavimento in legno intarsiato.
Il “Gabinetto verso Mezzogiorno” ospita una consolle a due corpi con decorazioni in lacca povera, datata al 1740 circa. La sala, come descrivono gli inventari dell’epoca, conteneva tavolini, servizi da tè, caffè, cioccolata, porcellana e argenterie, emblema del gusto orientaleggiante del tempo. Sulla volta, entro una ricca cornice in stucco dorato, sono raffigurati personaggi esotici e scene all’orientale realizzati dall’atélier di Pietro Mossa. Il tutto è amplificato dalla meraviglia degli specchi montati tra le porte e nelle cornici da sovrapporta.
L’ultimo gabinetto, memorabile per le pareti rosse ele esotiche pagode, riporta alla scalinata del piano nobile della villa e al grande parco retrostante la residenza. Da qui è possibile ammirare l’applicazione della prospettiva juvarriana all’architettura dell’edificio, del parco e dei giardini, a creare un gioco di simmetrie impeccabili anche all’esterno della villa, conducendo lo sguardo degli osservatori verso la città ai piedi dei monti.
Orario:dal martedì alla domenica ore 10-18 (ultimo ingresso ore 17), lunedì chiuso
Biglietti:intero 5 euro, ridotto 2,50. Gratuito ogni prima domenica del mese. Visite guidate gratuite dal martedì al sabato ore 11 (festivi esclusi)
Info:www.polomusealepiemonte.it