GIUSEPPE PENONE DONA AL CASTELLO DI RIVOLI PIÙ DI DUECENTO OPERE
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è lieto di annunciare la donazione da parte dall’artista Giuseppe Penone (Garessio, 1947) di 219 opere su carta e preziosi materiali d’archivio, oltre che Svolgere la propria pelle – finestra, 1970-2019, versione dell’importante opera allestita dall’artista nel 1972 in occasione di documenta 5 a Kassel. Le opere donate rappresentano una fondamentale occasione di approfondimento della pratica artistica di Penone e saranno conservate presso il CRRI (Castello di Rivoli Research Institute).
La donazione al Castello di Rivoli integra e completa quelle effettuate nel giugno 2020 a due fra i più importanti musei internazionali: il Philadelphia Museum of Art (che ha ricevuto 309 opere su carta e 5 libri d’artista in edizione limitata) e il Centre Pompidou di Parigi (che ha ricevuto 350 opere su carta).
Nel 2022 i tre musei organizzeranno mostre dedicate ai materiali donati, perlopiù mai esposti. In tale occasione, il CRRI del Castello di Rivoli editerà un volume, concepito in stretta collaborazione con l’artista, che documenterà tutte le opere pubbliche collocate all’aperto, con particolare attenzione a quelle appena donate al Museo.
Relativamente alle opere su carta, la donazione da parte dell’artista al Castello di Rivoli comprende materiali su vari supporti – disegni, note di lavoro autografe, riflessioni manoscritte e schizzi progettuali, rendering architettonici, fotografie realizzate dall’artista, fotografie annotate, tutti materiali che documentano il processo creativo e di allestimento e la presentazione delle singole opere – che permettono di ricostruire la genesi e lo svolgersi del suo pensiero, di ripercorrere i processi ideativi delle sue opere, di rintracciarne i dettagli costruttivi, di contestualizzare, all’interno della sua pratica, la visione che sovrintende all’allestimento e lo scrupolo della documentazione e trasmissione finale.
Il rapporto fra scrittura e disegno, testo e immagine, in queste carte, è testimone della visione filosofica dell’artista, secondo la quale non vi è distinzione binaria tra concetto e percezione, bensì una continuità fluida tra mondo e pensiero,
capace di determinare una forma di conoscenza inseparabile dall’esperienza sensoriale. Come afferma l’artista stesso, “Attraverso il disegno si pensa, si associano forme, si accostano materiali… Il disegno nasce da una materia che al di fuori del foglio è solo sporco ma quando è organizzata in un insieme di gesti diventa un oggetto che ha la preziosità del pensiero e dell’evocazione”.
L’insieme delle carte donate al Museo si riferisce a tutte le principali opere d’arte concepite e realizzate da Penone per essere collocate nello spazio all’aperto del territorio dove risiede, lavora e in cui è nato, quello piemontese. Si tratta di quattro punti di una geografia personale che diventa un terrarium artistico e un piccolo ecosistema:
l’area del cuneese dove nel 1968 Penone compie i primi passi del suo percorso artistico realizzando interazioni con gli elementi naturali nei boschi intorno a Garessio (Alpi Marittime, 1968);
l’intervento nello spazio urbano di Torino al passante ferroviario (Albero giardino, 1998) e il successivo ritorno in città con l’intervento scultoreo di fronte alla GAM-Torino (In limine, 2008);
la grande opera-giardino nel Parco Basso della Venaria Reale (Il Giardino delle sculture fluide, 2003-2007 e la successiva Anafora, 2016, 2019) nello stesso luogo; e, infine, l’arrivo a Rivoli dell’imponente doppio albero in alluminio, bronzo e specchio “piantato” nel 2019 di fronte al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Identità, 2017).
Svolgere la propria pelle – finestra, 1970-2019
Oltre a queste opere su carta Penone ha donato al Museo l’opera Svolgere la propria pelle – finestra, 1970- 2019, composta da 19 impronte del proprio corpo riportate fotograficamente su pellicola sui pannelli di vetro del Fridericianum di Kassel nel 1972, che sarà allestita permanentemente presso la Manica Lunga, nella sala della Biblioteca prospicente l’ingresso del CRRI.
L’opera, realizzata in una prima versione nel 1970, e presentata in occasione della mostra documenta 5 (1972), ha acquisito la sua forma attuale proprio al Castello di Rivoli in occasione della mostra Harald Szeemann. Museum of Obsessions / Museo delle ossessioni (26 febbraio – 26 maggio 2019).
Ad accompagnare la donazione anche un’edizione del libro d’artista Rovesciare gli occhi (Einaudi, Torino, 1977).
Giuseppe Penone espone in numerose occasioni al Castello di Rivoli sin dalla sua inaugurazione nel 1984 ed è dal 2017 membro del Comitato consultivo del Museo. Dopo la mostra personale Giuseppe Penone nel 1991 al Castello di Rivoli, il Museo ha organizzato e curato una seconda mostra personale nel 2019 presso il Complesso Monumentale di San Francesco di Cuneo e al Castello di Rivoli, intitolata Giuseppe Penone: Incidenze del vuoto. Opere dell’artista sono state presentate anche in numerose mostre collettive. Il museo già conserva, nella sua Collezione Permanente, cinque fra le più rappresentative opere dell’artista, che coprono l’intero arco della sua produzione, dal 1969 al 2003, quattro delle quali in comodato dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
Giuseppe Penone nasce a Garessio (Cuneo) nel 1947. Tra gli scultori più importanti e riconosciuti al mondo, inizia l’attività espositiva nel 1968 ed entra a far parte del gruppo di artisti dell’Arte Povera. Nelle sue sculture e installazioni, datate a partire dal 1968, il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e sono le azioni compiute dall’artista, in rapporto dialettico con quelle naturali, che danno forma a una materia, di volta in volta diversa, svelandone l’aspetto fantastico. L’albero, che Penone considera “l’idea prima e più semplice di vitalità, di cultura, di scultura”, è un elemento centrale nel suo lavoro. Penone fa dello studio delle analogie tra forme culturali e naturali il fulcro della sua pratica artistica, esplorando la comune essenza che unisce essere umano e natura in un continuo stato di partecipazione e simbiosi reciproca. Riflettendo fin dall’inizio della sua ricerca sul concetto di fluidità e persuaso che tutti gli elementi – minerali, vegetali, animali e umani – siano in verità fluidi, Penone intreccia un discorso intenso e ininterrotto sull’analisi della realtà e della materia. Partendo da riflessioni personali che rispondono al contesto culturale in cui è cresciuto e al momento storico in cui ha esordito come scultore, l’artista da rappresentazione al legame con la terra e il paesaggio attraverso l’immagine dell’albero e del corpo, con l’intento di visualizzare e modificare i processi di crescita naturale degli elementi e la loro interconnessione. Le sue opere esaminano i meccanismi legati alla trasformazione e indagano la dimensione della materia, rivendicando l’intenzione di costruire una continuità evolutiva con gli aspetti linguistici della scultura classica.
Info: www.castellodirivoli.org