Lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa
di Gabriella Bernardi
Sicuramente ai più Colombano Romean non dice nulla, anche se al giorno d’oggi per via della sua impresa sarebbe entrato nel libro dei guinnes dei primati, ma il Gran Bosco di Salbertrand è più che noto in Piemonte ed entrambi, in un certo senso, rappresentano due facce della stessa medaglia, ma procediamo con ordine.
In Alta Valle di Susa si trova il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, 700 ettari di foresta mista di abete bianco e di abete rosso. Unica nel panorama della vegetazione piemontese, ha in passato rivestito un interesse anche di tipo economico: per secoli la popolazione locale ne ha tratto il proprio sostentamento e nel 1700 gli alberi secolari hanno fornito il legname impiegato per le grandi travature a vena diritta delle importanti opere di ingegneria militare e civile di Casa Savoia come l’Arsenale di Torino, la Basilica di Superga e il Castello della Venaria Reale. I tempi sono cambiati ed oggi si pensa alla difesa dell’ambiente ed alla conservazione e la valorizzazione della cultura materiale ed immateriale della comunità. Per questo l’Ente Parco, nel 1987, ha acquisito in comodato gratuito dal Comune di Salbertrand il mulino idraulico del Martinet, l’ultimo dell’Alta Dora ancora dotato dei macchinari originari e nel 1994 ha comperato l’ottocentesca Ghiacciaia, una delle poche rimaste intatte in Piemonte. E proprio a partire da questo primo nucleo, ai sensi della Legge Regionale 31/1995 “Istituzione degli Ecomusei in Piemonte”, è stato creato l’Ecomuseo Colombano Romean – Lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa: un percorso-scoperta nel tempo e nello spazio che ha lo scopo di testimoniare e valorizzare il ricco patrimonio costituito dalle tracce che il lavoro dell’uomo ha lasciato sul territorio e nelle tradizioni.
L’ecomuseo rappresenta un progetto che di un luogo tende ad evidenziare in particolare le connessioni tra uomo e ambiente ed ha come riferimento un territorio dove particolari fattori ambientali e storici nel tempo hanno plasmato e condizionato il modo di vivere, l’economia, le tradizioni e la cultura della popolazione. L’Ecomuseo però non è un semplice museo: oggetti dell’ecomuseo sono non solo gli oggetti della vita quotidiana, ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione. E’ un’espressione della Comunità e con essa cresce e si arricchisce; è frutto del diretto coinvolgimento delle persone, che non solo mettono a disposizione i propri saperi, ma attraverso esso riacquistano consapevolezza della propria identità, in altre parole “L’ecomuseo non è un museo, è ovunque e può morire se la gente non ne ha più bisogno…” disse Hugues De Varine, teorizzatore degli ecomusei.
È significativo che l’Ecomuseo di Salbertrand sia stato dedicato a Colombano Romean, personaggio simbolo del duro lavoro in montagna. Minatore e cavatore, a partire dal 1526, in otto lunghi anni realizzò da solo un’opera quasi incredibile: il Pertus, una galleria a 2000 metri di quota lunga cinquecento metri con una sezione di circa un metro e ottanta per un metro, per portare le acque del Rio Touilles a vivificare l’intero versante sopra Chiomonte ed Exilles. Ma tornando all’ecomuseo, negli ultimi anni nuove sezioni si sono aggiunte al circuito e con una piacevole passeggiata che si snoda tra il bosco, i prati e le vie del centro abitato si viene condotti alla scoperta di antichi edifici, manufatti ed attrezzi un tempo in uso nella dura vita quotidiana di montagna e che oggi presentano esempi di un passato tutto da scoprire. Per facilitare le visite auto-guidate è stato ideato un percorso ad anello attrezzato con apposita segnaletica e pannelli descrittivi che porta verso la ghiacciaia ottocentesca, la carbonaia, la calcara, il sito dedicato alla Gloriouse Rentée del popolo valdese, il forno e gli affreschi cinquecenteschi della cappella dell’Annunciazione dell’Oulme, la Parrocchiale e i suoi tesori ed il mulino idraulico.
Tutti questi luoghi e oggetti raccontano secoli di storia e di sfruttamento delle risorse del territorio e costituiscono punti dimostrativi di attività produttive effettuate con tecniche tradizionali. Presso i nuovi spazi espositivi del mulino idraulico dall’estate 2011 è anche visitabile l’aula della scuola di un tempo e gli allestimenti relativi alla lavorazione della canapa, tipica di queste valli, fino ai mestieri del contadino, del boscaiolo, del falegname, del ciabattino. Anche se l’Ecomuseo è ovunque, la sede del Parco del Gran Bosco, in Via Fransuà Fontan n.1 a Salbertrand, costituisce il punto informazione e di accoglienza dell’Ecomuseo con orari reperibili dal sito internet. Al suo interno si trova il centro documentale “Spazio Escarton”, inaugurato nel 2008 per scoprire le origini di un’identità transfrontaliera della storia di un popolo con la stessa lingua e costumi, ma a cavallo dei confini politici e grazie al nuovo allestimento ed al plastico multimediale, si scopre una realtà quasi sconosciuta del territorio.
Ogni anno decine di scuole di ogni ordine e grado visitano le varie sezioni dell’Ecomuseo e svolgono laboratori didattici a carattere storico e culturale stimolando continui confronti tra le realtà di oggi e del passato, ma soprattutto, come sottolinea la dottoressa Simona Molino, molti progetti avviati in passato hanno visto il coinvolgimento diretto e la grande partecipazione della popolazione locale. Per esempio, grazie alla collaborazione di Oreste Rey, classe 1920, memoria storica di Salbertrand e dell’Ecomuseo, sono stati pubblicati sei Cahier (quaderni) dell’Ecomuseo: ël grō blëtun, ël chì blëtun (due storie per ragazzi illustrate con la collaborazione delle scuole di Salbertrand), l’istuārä du glà ‘d Sabëltran (la storia dei cavatori di ghiaccio di Salbertrand), ‘l chinebbu (coltivazione e lavorazione della canapa dal seme al capo confezionato), lu travou du bo a Sabëltränd (i lavori del bosco) , Lä fabriccä dlä marlücchä (i lavori integrativi e la lavorazione del merluzzo a Salbertrand).
Oltre a questi, ne sono stati realizzati recentemente altri due: uno sulle musiche e canti della tradizione occitana in alta Valle di Susa, l’altro sul mulino del Martinet e sull’azienda elettrica municipale di Salbertrand, una delle prime del Piemonte. Grazie ad un’iniziativa del Dipartimento di Antropologia Culturale della facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Torino, Salbertrand è uno dei pochi comuni italiani ad essere dotato di Mappe di Comunità:sistemi di ricerca e di studio finalizzati al recupero dei valori sociali e culturali di un determinato territorio. La mappa individua, attraverso l’uso di segni grafici facilmente comunicabili, ciò che si vuole raccontare di una determinata area geografica e dei suoi beni culturali ed ambientali più evidenti, legati quindi alla storia economica e politica del luogo, alle lingue e ai dialetti, ai modi di lavorare, di abitare e di vivere, alle abitudini alimentari e gastronomiche, alle feste ed alle tradizioni popolari. Contributo fondamentale per la loro concretizzazione è stato quello degli “informatori”, abitanti e villeggianti di Salbertrand di tutte le età, che sono stati intervistati ed hanno fornito tutti gli elementi ritenuti significativi per raccontare il passato ed il presente del loro territorio. Conservazione della memoria e rivitalizzazione dei mestieri tradizionali, questi sono gli obiettivi per individuare attività riproponibili ed attualizzabili in modo da trasformare così gli artigiani in attori dell’Ecomuseo e Colombano Roeman era già avanti con i tempi.